sabato 29 dicembre 2018

Il sorriso di Jackrabbit, ovvero, viaggio negli Stati Uniti di oggi



Il sorriso di Jackrabbit di Joe R. Lansdale fa parte della serie dedicata ad Hap e Leonard: bianco ed eterosessuale il primo, nero e omosessuale il secondo. Amici fraterni, entrambi con vite un po' sgangherate, colleghi in lavori improbabili, spesso coinvolti in risse e sparatorie. All'inizio di questo romanzo, le cose hanno cominciato a girare bene, almeno per Hap: si è sposato da poco con l'amata Brett, ex infermiera e ora proprietaria di un'agenzia investigativa nella quale lavorano i due amici. E proprio mentre Hap sta cucinando hamburger e salsicce sulla griglia per festeggiare le nozze, gli piombano in giardino, a bordo di un suv enorme, due ospiti che non potrebbero essere più indesiderati. Madre e figlio, lui coperto di tatuaggi e con una maglietta con scritto “Bianco è giusto”, lei con i capelli in “puro stile Pentecostale”, cioè raccolti in una crocchia enorme. Il problema di queste persone, riflette Hap, non è solo il loro modo di vedere le cose, ma il modo in cui influenza gli altri, e diffondono “odio, ignoranza e orgoglio di non sapere” come altri trasmettono il raffreddore. Chiaramente i due risultano subito antipatici a Brett e Hap, per non parlare di Leonard, ma decidono di ascoltarli lo stesso: madre e figlio spiegano che si sono rivolti all'agenzia di Brett perché cercano qualcuno che faccia luce sulla scomparsa di Jackie, la sorella del tizio con la maglietta razzista, detta Jackrabbit a causa dei denti sporgenti. In realtà, spiegano, la ragazza è andata via di casa alcuni anni prima, ma ogni tanto si era fatta viva, finché i contatti non si erano interrotti del tutto. Il fratello di Jackie, a dire il vero, non è proprio ansioso di riabbracciarla perché lei ha disonorato la famiglia facendo un figlio con un uomo di colore, ma insomma, vorrebbero sapere se sta bene. Nonostante l'antipatia malcelata verso questi potenziali clienti, Hap e  Leonard decidono di accettare il caso per scoprire che fine ha fatto Jackrabbit. Da qui parte un viaggio nella provincia oscura del Texas, in una cittadina popolata da fanatici religiosi e segregazionisti, cioè bianchi che accettano di lavorare e vivere vicino ai neri purché questi ultimi vivano per conto loro e non si facciano venire idee assurde tipo i matrimoni misti. Ma le persone di colore non sono le uniche a essere discriminate: lo stesso trattamento è riservato agli immigrati, che, fa notare Leonard, sono i neri di oggi. Sebbene Lansdale eviti i riferimenti diretti alla realtà contemporanea, leggendo questo romanzo è impossibile non pensare alle posizioni del presidente Trump e alla marea di sudamericani che preme al confine con gli Stati Uniti, o alla violenza contro le persone di colore spesso perpetrata da uomini di legge bianchi. Poi ci sono le armi, spesso in mano a coloro che sarebbero meno adatti ad usarle, i dialoghi brillanti, l'umorismo non raffinato ma sempre tagliente che contraddistingue tutta la saga di Hap e Leonard. Insomma, Il sorriso di Jackrabbit è un romanzo da leggere per capire un po' di più gli Stati Uniti di oggi. E sarebbe perfetto per diventare un film di Quentin Tarantino.


Einaudi, traduzione di Luca Briasco, 250 pagine, 17.50 euro, ebook disponibile. 






venerdì 31 agosto 2018

Libri letti ad agosto


Com’è andato il mese di agosto? Spero che vi siate rilassati e abbiate fatto delle buone letture! Io ho cominciato questo mese con un libro che volevo leggere da un po’ di tempo: In Cold Blood di Truman Capote (A sangue freddo, Garzanti, 17 euro, traduzione di M. Dèttore). Con questo libro, Capote inventa il genere letterario detto non-fiction novel, cioè la narrazione, più o meno romanzata, di fatti realmente accaduti. In una tranquilla notte del novembre del 1959, la vita della comunità di Holcomb, una  piccola città prospera e serena, viene sconvolta per sempre: due giovani balordi, Dick Hickock e Perry Smith, si introducono in casa del proprietario terriero Herb Clutter per rubare e lasciano dietro di sè i cadaveri di Herb, sua moglie Bonnie e i due figli adolescenti Kenyon e Nancy. La famiglia Clutter era rispettata e benvoluta a Holcomb e all’inizio la polizia non riesce a comprendere i moventi di un gesto così brutale, anche perché dalla casa sono stati portati via solo pochi spiccioli (chi conosceva Herb Clutter sapeva che preferiva usare gli assegni piuttosto che il denaro contante). In questo romanzo non c’è la caccia agli assassini che troviamo in un giallo stile Agatha Christie, perché il lettore conosce fin dall’inizio l’identità dei killer, il loro piano e i loro movimenti. Quello che non sappiamo, e che ci viene raccontato gradualmente dall’autore, è chi sono davvero Dick e Perry, che infanzia hanno avuto, da quali famiglie provengono, che cosa sognano, di cosa hanno paura, come sono arrivati ad uccidere a sangue freddo quattro persone inermi che non avevano mai visto prima di quella notte. Arriviamo piano piano a conoscerli, sembra quasi di sentire le loro voci - diverse fra loro, Dick ha un linguaggio semplice e ama fare battute, mentre Perry cerca di darsi un tono usando termini sofisticati - che ci raccontano episodi della loro vita, come se fossimo seduti a mangiare un hamburger con loro. È possibile che questi due ragazzi tutto sommato simpatici siano le stesse persone che hanno ucciso quattro innocenti senza motivo? Da dove nasce il male, ma soprattutto, possiamo davvero ritenerci immuni dalla violenza? Possiamo credere di essere diversi da Dick e Perry, migliori di loro, forse addirittura superiori? Capote racconta i fatti e non risponde alle nostre domande, lasciandoci il compito di riflettere e di trovare le nostre risposte. Truman Capote si documentò in modo approfondito per scrivere A sangue freddo: insieme all’amica Harper Lee (autrice di Il buio oltre la siepe) andò di persona a Holcomb per parlare con le persone che vivevano lì, si mise in contatto con i poliziotti che indagavano sul caso ed ebbe un fitto scambio epistolare con Dick e Perry. In realtà, non tutto quello che è raccontato nel romanzo è accaduto, o almeno non nel modo in cui ci viene descritto dall’autore, e per questo Capote ha ricevuto varie critiche. Aldilà di una puntigliosa ricostruzione filologica degli eventi, credo che l’autore abbia descritto in modo magistrale la psicologia dei due assassini e abbia costruito un romanzo che spinge il lettore a porsi degli interrogativi molto importanti.




Truman Capote e Harper Lee (fonte: Time)



Il secondo romanzo che ho letto ad agosto è La bibliotecaria di Marina Di Domenico (Elliot, 16 euro, ebook disponibile). La protagonista, Roberta, è una giovane bibliotecaria che da Novara si trasferisce in uno sperduto paesino dell'Abruzzo per mettere quanta più distanza possibile fra sé e il fidanzato violento che l'ha quasi uccisa. La ragazza fa subito la conoscenza della segretaria del sindaco, dei notabili del paese, che come da copione appartengono alla stessa famiglia, di Nicola, un uomo anziano che per tutta la vita si è occupato della vasta biblioteca, frutto di una donazione fatta da un collegio di suore chiuso da molti anni. In paese sono in molti a scommettere che Roberta non riuscirà a sopportare la vita in mezzo alle montagne, ma la ragazza trova nel paesino la pace di cui ha bisogno per cercare di dimenticare l'ex fidanzato. Ad un certo punto, però, iniziano ad accadere dei fatti strani riconducibili alla scomparsa di Angela, una bambina del paese, sparita nel nulla alla metà degli anni Cinquanta. Roberta capisce che qualcuno le sta lasciando degli indizi affinché lei faccia luce su un mistero che turba ancora le coscienze di molti cittadini e indaga, raccogliendo i pettegolezzi e i ricordi degli anziani, con l'aiuto di un giovane giornalista. Al clima di suspence -c'è perfino l'inspiegabile apparizione di una ragazzina incredibilmente simile ad Angela- si aggiunge la tensione per un possibile ritorno dell'ex di Roberta, che nel frattempo è uscito dal carcere. Il punto di partenza di questo romanzo è molto interessante e lo sviluppo della vicenda, anche se forse un po' contorto in alcuni punti, è comunque plausibile. L'unica pecca che ho riscontrato in questo libro è la brevità: 154 pagine sono un po' poche per spiegare nel dettaglio tutti gli elementi della storia e per approfondire la psicologia dei personaggi. Resta una lettura gradevole e avvincente, ma credo che la narrazione avrebbe meritato qualche pagina in più.






L'ultimo libro di questo mese è Un delitto fatto in casa di Gianni Farinetti (Marsilio, 12,50 euro, ebook disponibile). La casa del titolo è quella della famiglia alto borghese dei Guarienti, anzi, le case che compaiono nel romanzo sono tre: la villa padronale di Bra, nel cuneese, la cosiddetta “villa piccola” a poca distanza e la casa in Costa Azzurra. Si capisce quindi che i Guarienti sono molto agiati: la loro fortuna deriva da una solidissima impresa di costruzioni della quale tiene saldamente le redini Cesare Guarienti, aiutato dal nipote Edoardo, un giovanotto ambizioso che non esita a fare affari con personaggi discutibili pur di raggiungere i propri obiettivi. Cesare è un uomo inflessibile, che ama il potere ed esercita la propria autorità su familiari e collaboratori. Quindi, come ogni Natale, secondo le sue disposizioni tutta la famiglia si riunisce in Costa Azzurra per festeggiare, mentre a Nizza un amico (anzi, qualcosa di più di un amico) di Sebastiano, il figlio di Cesare, è testimone casuale dello strano suicidio di una donna anziana con la passione per il gioco d'azzardo. Va bene, mi direte voi, ma cosa c'entra la famiglia Guarienti? C'entra, ma per arrivare a capire il legame non bisogna avere fretta. Questo romanzo mi ha ricordato un po' Enigma in luogo di mare (ne ho parlato qui): il delitto è soprattutto il pretesto per descrivere un ambiente, certi personaggi, ciò che li unisce e ciò che li divide. Cosa lega Cesare a sua moglie Anna e qual è invece il suo rapporto con la cognata Adriana, vedova da anni di Gioacchino, archeologo scomparso in Iraq? Cosa ha visto tanti anni prima la domestica Maddalena, ormai cieca ma con ancora un'ottima memoria? Non fatevi scoraggiare dalle quattro pagine che elencano i personaggi del romanzo: una volta entrati nella storia, riuscirete a distinguerli con facilità. Se amate le ricostruzioni di certi ambienti e certe atmosfere e le descrizioni psicologiche, sapete cogliere i dettagli e non avete fretta di scoprire chi è l'assassino, Un delitto fatto in casa è il romanzo giusto per voi.










domenica 26 agosto 2018

Il libro della settimana


Per questa settimana di fine estate ho scelto di parlarvi di un giallo un po' particolare: Enigma in luogo di mare di Fruttero e Lucentini (Mondadori, 7,50 euro). La vicenda si svolge in un complesso di villette eleganti semi nascoste nell'immaginaria pineta della Gualdana (non lontano da Grosseto), ispirata alla pineta di Roccamare, nella quale possedeva una casa estiva Carlo Fruttero. Non si tratta di un giallo tradizionale perché l'omicidio avviene diverse pagine dopo l'inizio del romanzo e nella prima parte del libro il lettore fa la conoscenza dei variopinti personaggi che vivono stabilmente alla Gualdana (molte persone si recano alla pineta solo per le vacanze). Incontriamo così il signor Monforti, depresso e timidamente innamorato della bella signora Neri, Max e Fortini, due comici in cerca di ispirazione (nei quali è facile vedere l'auto parodia degli autori), due attempate amiche svizzere dedite alla cartomanzia, i coniugi Zeme, il signor Lotti con i suoi cani da caccia e tanti altri. Questo romanzo ha un ritmo lento che può disorientare chi si aspetta un giallo in stile Agatha Christie, ma, come in altre opere di questi autori -penso soprattutto a La donna della domenica e A che punto è la notte-, il focus è concentrato sulla descrizione minuziosa dei personaggi e delle loro abitudini, con un linguaggio di ottimo livello e un'ironia lieve. I vari pezzi del mosaico si uniscono gradualmente e alla fine davanti ai nostri occhi prende forma il disegno dell'omicidio. Enigma in luogo di mare è un romanzo da gustare con calma e magari da rileggere.



La pineta di Roccamare (fonte: Hotel Residence Roccamare)

lunedì 20 agosto 2018

Il libro della settimana


Cercando nella libreria un romanzo da proporvi, mi è tornato fra le mani Uomini nudi di Alicia Giménez-Bartlett (Sellerio, 16 euro, traduzione di Maria Nicola, ebook disponibile). Fin dalle prime righe ci arriva la voce di Irene, la protagonista: “Me ne importa assai poco, non lo amo più. Anzi, in questo momento mi domando addirittura se sono mai stata innamorata di lui. Quindici anni di matrimonio, ecco la cosa peggiore, la sensazione di avere perso il mio tempo”. Una voce diretta, impietosa, che non si piange addosso. Irene dirige l'azienda che le ha lasciato il padre, nella quale il marito è entrato grazie alla loro unione, e lei non si nasconde che per entrambi è stato un matrimonio di convenienza. Ma cosa fare quando tuo marito, come nel più trito dei cliché, ti lascia per una donna più giovane e più bella di te? Innanzitutto, Irene lo licenzia, poi torna ad occuparsi della ditta e a frequentare la sua amica Genoveva, una ricca divorziata che passa da un fidanzato all'altro, “sempre truccata come un sarcofago egizio” ma tutto sommato felice perché non si preoccupa del giudizio altrui. Le loro vite si intrecciano con quelle di Javier, un professore di scuola privata licenziato a causa della crisi, e Iván, che si è inventato una professione come spogliarellista e riesce a portare l'ex professore sulla strada degli spettacoli per sole donne. Lo sguardo impietoso dell'autrice, nota anche per i romanzi gialli dell'ispettrice Petra Delicado, con Uomini nudi ci racconta una vicenda in cui si mescolano convenienza, amore, sesso, violenza e lotta di classe.





martedì 14 agosto 2018

Il libro della settimana


Oggi vi parlo di un romanzo storico di Oliver Pötzsch, La figlia del boia (Beat, 9 euro, traduzione di Alessandra Petrelli, ebook disponibile). La vicenda è ambientata in Baviera nel 1659 e il boia del titolo è Jakob Kuisl (del quale l'autore è un discendente), un omone barbuto, che incute timore nella comunità, in parte emarginato a causa del lavoro che svolge, ma in un certo senso anche rispettato in quanto noto come uomo giusto. La levatrice Martha è stata accusata del crimine più orribile che si possa immaginare, l'assassinio di due bambini, e in breve tempo, anche a causa degli infusi a base di erbe medicinali che prepara per alleviare i dolori delle partorienti, si diffonde la voce che la donna sia una strega. Jakob però non crede alla colpevolezza di Martha e, con l'aiuto di sua figlia Magdalena e di Simon, il figlio del medico della città, si mette alla ricerca della verità. La figlia del boia è un romanzo storico ricco di dettagli (se non sopportate le scene di violenza vi consiglio di saltare le descrizioni delle torture), imperniato su Jakob, un personaggio non privo di lati oscuri, ma che non esita a mettersi al servizio dei più deboli per scavare a fondo in un sistema di potere corrotto.





domenica 5 agosto 2018

Il libro della settimana



Il libro che ho scelto per questa settimana è Colpa d'amore di Elizabeth von Arnim (Bollati Boringhieri, 12,50 euro, traduzione di Simona Garavelli, ebook disponibile). Milly si ritrova improvvisamente vedova e alla lettura del testamento tutti i parenti del defunto - un clan familiare molto unito - hanno una sgradevole sorpresa: Ernest ha diseredato la moglie. Di quale terribile colpa può essersi mai macchiata la dolce e timida Milly per indurre il marito ad un gesto così grave? E come dovranno comportarsi con lei i familiari di Ernest? Milly è consapevole che il marito ha voluto punirla per una lunga relazione extraconiugale con uno studioso di Oxford e pensa che adesso, povera ma libera dal vincolo matrimoniale, potrà finalmente costruire una vita con l'uomo che ama, ma le cose andranno in modo molto diverso. Elizabeth von Arnim, profonda conoscitrice dei meccanismi e dell'ipocrisia della società del proprio tempo (meccanismi che, in forme diverse, possiamo rintracciare anche nel mondo attuale), esplora la psicologia dei propri personaggi e ci restiuisce il ritratto vivido e attualissimo di una donna alle prese con un conflitto personale e sociale.



Elizabeth von Arnim



lunedì 30 luglio 2018

Libri letti a luglio


Ho cominciato il mese di luglio in compagnia del Centenario che saltò dalla finestra e scomparve (Jonas Jonasson, Bompiani, 8,50 euro, traduzione di Margherita Podestà Heir, ebook disponibile). Il centenario in questione è lo svedese Allan Karlsson, un signore piuttosto pimpante per la sua età, che vive in una casa di riposo. Quando inizia il romanzo, siamo al culmine dei preparativi per il compleanno di Allan, che compie appunto cent'anni, ma non ha nessuna intenzione di festeggiare il traguardo insieme alla severa direttrice della casa di riposo e ai giornalisti invitati per l'occasione. Senza starci tanto a pensare su, ancora con le pantofole ai piedi, Allan approfitta di una finestra aperta al piano terra e se la squaglia. Lemme lemme (in fin dei conti, non è più un ragazzino) arriva alla stazione degli autobus e lì fa la conoscenza di un giovanotto piuttosto minaccioso con una valigia grande e molto pesante. Da qui si snoda una serie di eventi imprevedibili, che coinvolgono un'organizzazione criminale di mezza tacca, la polizia, tanta acquavite e persino un elefante. La narrazione è intervallata da flashback che raccontano la vita di Allan, un'esistenza avventurosa che ha portato il protagonista in giro per il mondo e gli ha fatto conoscere tanti personaggi importanti - nel bene e nel male - del Novecento. La trama non è sempre plausibile, ma la simpatia di Allan, un uomo che prende la vita come viene e cerca sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, rende la lettura scorrevole e divertente.




Il secondo libro che mi ha fatto compagnia è stato I garbati maneggi delle signorine Devoto di Renzo Bistolfi (Tea, 14 euro, ebook disponibile). Questo romanzo mi ha trasportato negli anni Cinquanta, a Sestri Ponente, che prima di diventare un quartiere di Genova era una località balneare  elegante e alla moda. L'industrializzazione ha poi cambiato la fisionomia di questa zona, ma nel romanzo di Bistolfi vediamo ancora le tracce di una vita di altri tempi, quando non si andava a fare la spesa al supermercato ma nei piccoli negozi, il telefono e la televisione erano rari e la messa della domenica era un appuntamento imperdibile per molte persone. È in questo micrococosmo che le anziane sorelle Devoto sono nate e cresciute, senza mai lasciare la palazzina costruita dal padre nella Via Privata Vassallo, e di questa realtà padroneggiano le regole e i codici non scritti. Sebbene si siano molto impoverite dopo la guerra, si sforzano di mantenere un tenore di vita decoroso con mille economie: il loro motto in fatto di alimentazione è “Mangiate poco e starete bene, mangiate meno e starete anche meglio”. Quando l'amministratore del condominio propone loro di vendere l'appartamento per trasferirsi in uno più piccolo, le tre zitelle rifiutano sdegnate. Il lettore però si rende conto che qualcuno sta tramando per mettere le mani a prezzi stracciati sugli immobili della Via Privata Vassallo e quando Isolina, un'amica delle signorine Devoto ricca e senza parenti, sparisce in modo misterioso, le tre sorelle capiscono che sta succedendo qualcosa di grave. Mettono in moto la loro rete di informatori più o meno ufficiali (amiche, negozianti, artigiani), ma riusciranno a dipanare la matassa senza finire nei guai? L'atmosfera di questo libro mi ha ricordato quella dei romanzi di Andrea Vitali: l'autore tratteggia, con sguardo affettuoso e divertito, i personaggi e le abitudini di un mondo ormai scomparso.


Cambiamo genere con Il club delle lettrici di Renate Dorrestein (Guanda, 16,50 euro, traduzione di Laura Pignatti, ebook disponibile). Sette amiche olandesi di mezza età, socie di un club di lettura, colgono al volo l'occasione di partecipare a una crociera letteraria in Scozia organizzata dal loro idolo, lo scrittore Gideon de Wit. Leonie, la più precisa del gruppo, si prepara acquistando una guida (le cui note costituiscono un divertentissimo arricchimento al romanzo), Johanna porta i suoi inseparabili vestiti grigio topo, Tillie provvede al rifornimento di alcolici, Barbara mette in valigia una misteriosa pistola dorata di cui fiera… L'incontro con il loro mito, però, si rivela un po' al di sotto delle aspettative delle nostre eroine, visto che Gideon de Wit è invecchiato piuttosto male rispetto alle foto nella quarta di copertina dei suoi romanzi e non è proprio simpaticissimo, anche se questo si era già capito dalle interviste che Martha ha collezionato in modo maniacale. La crociera non parte sotto i migliori auspici, data l'imperizia di Gideon come capitano e l'inspiegabile assenza a bordo di personale qualificato. Il club delle lettrici è un romanzo divertentissimo (e credo che una parte del merito vada riconosciuta alla traduttrice) in cui la crociera letteraria diventa per questo gruppo di donne un'occasione per raccontarsi, per riflettere sul loro amore per la lettura e su cosa significhi invecchiare in una società che insegue la gioventù e la bellezza a tutti i costi. Le protagoniste sono donne comuni, che si barcamenano nei piccoli e grandi problemi quotidiani senza lamentarsi, con pazienza e tanta ironia. Da non perdere per chi crede che leggere migliori la vita.



Passiamo a La fattoria dei gelsomini di Elizabeth von Arnim (Fazi, 15 euro, traduzione di Sabina Terziani, ebook disponibile). Lady Daisy è una nobile e facoltosa vedova, con un'amatissima figlia, Terry, ed entrambe le donne hanno fatto della virtù e della purezza i cardini della propria esistenza. Lady Daisy ama coltivare l'amicizia di persone perbene quanto lei, salvo poi ripudiare i disgraziati conoscenti che osano manifestare comportamenti non adeguati all'altissimo standard che la nobildonna si aspetta da loro e da sé stessa. Il romanzo inizia durante un fine settimana nella dimora di campagna di lady Daisy. Il clima insolitamente caldo mette a dura prova l'umore degli ospiti, e come se non bastasse, il menu, di solito raffinato ed impeccabile, non è adeguato a ciò che gli amici di Daisy si aspettano di trovare. Aleggia un'educata curiosità nei confronti di Rosie Leigh, giovane e bella moglie di Andrew, amico di vecchia data della padrona di casa. Rosie è una donnina deliziosa ma incapace di sostenere una conversazione e molti si chiedono come mai Daisy l'abbia invitata, visto che peraltro non l'aveva mai fatto prima. Nel pomeriggio, Andrew e l'anziano signor Topham iniziano una partita a scacchi che si protrae fino al mattino seguente. Durante la notte tutti dormono, quindi come è possibile che l'innocente e adorabile Terry, il mattino dopo, sappia chi ha vinto? Rosie sospetta che la ragazza non sia candida come vuole far credere e chiede aiuto a sua madre, Mrs de Lacy, una donna piena di risorse ed ex mariti e amanti, che architetta un piano molto semplice, forse quasi ingenuo, ma efficace, per cambiare in meglio la propria vita e quella di Rosie a spese di lady Daisy. Elizabeth von Arnim si dimostra ancora una volta maestra nel mettere a nudo con ironia la profonda ipocrisia della società vittoriana e nel delineare dei personaggi complessi e pieni di sfaccettature e proprio per questo molto vicini a noi.



Ho infine letto Non dirlo ad Alfred di Nancy Mitford (Adelphi, 12 euro, traduzione di Silvia Pareschi). L'Alfred del titolo è il marito di Fanny, già personaggio di L'amore in un clima freddo, al quale avevo accennato qui. Fanny ha una vita tranquilla ad Oxford, dove il marito insegna all'università, anche se, ormai giunta alla mezza età e con i figli grandi, si annoia un po'. All'improvviso, Alfred viene nominato ambasciatore inglese a Parigi e la coppia si ritrova catapultata in un mondo scintillante, fatto di personaggi eccentrici, cene, giornalisti pettegoli e crisi diplomatiche da scongiurare. Oltre ai figli di Fanny e Alfred, per niente interessati agli studi e al lavoro rispettabile che i genitori sognano per loro, all'ambasciata troviamo anche Northey, adorabile segretaria personale di Fanny, che invece di aiutare con le varie incombenze preferisce andarsene in giro per Parigi con una schiera infinita di corteggiatori. Ho trovato questo romanzo un po' meno coinvolgente rispetto a L'amore in un clima freddo, ma è comunque una lettura gradevole e divertente.





Anche per questo mese è tutto! Voi cosa state leggendo?








domenica 29 luglio 2018

Il libro della settimana


Oggi vorrei parlarvi di un romanzo di Margaret Atwood che ho letto alcuni anni fa e che, nella vasta produzione della scrittrice canadese, mi ha particolarmente colpito: L'altra Grace (Ponte alle Grazie,  17 euro, traduzione di Margherita Giacobino). Chi è appassionato di Netflix forse conoscerà già la storia perché l'anno scorso è stata trasmessa una miniserie, per tutti gli altri il romanzo racconta la vicenda realmente avvenuta della giovane e bella Grace Marks, arrivata in Canada dall'Irlanda alla metà dell'Ottocento e coinvolta nel brutale omicidio del suo datore di lavoro e della sua amante. In prigione, Grace ha finalmente la possibilità di raccontare la propria versione dei fatti a un medico, ma il lettore capisce presto che Grace è un narratore inaffidabile, anche se estremamente affascinante. In un gioco di specchi in cui vittime e carnefici si confondono di continuo, la Atwood ci porta a interrogarci sulla condizione della donna e sull'esistenza di una verità oggettiva.



Margaret Atwood

lunedì 23 luglio 2018

Il libro della settimana



Una delle mie scoperte letterarie dell'anno scorso è stata Catherine Dunne e oggi vi parlo del suo Se stasera siamo qui (Tea, 11 euro, traduzione di Paola Mazzarelli, ebook disponibile). Come spesso accade nei romanzi di questa scrittrice, protagoniste sono le donne, in questo caso Maggie, Nora, Georgie e Claire, quattro amiche che si frequentano da venticinque anni. Hanno deciso di festeggiare il traguardo con una serata insieme, ma la cena diventa l'occasione per riflettere sul loro rapporto, su sé stesse, per svelare tratti della propria personalità che fino a quel momento avevano tenuto nascosti perfino alle amiche più care. Catherine Dunne costruisce così un puzzle di voci femminili, ognuna diversa e affascinante a modo proprio, e ci porta a un epilogo sorprendente. Della stessa autrice mi erano piaciuti molto anche La metà di niente e L'amore o quasi.





domenica 15 luglio 2018

Il libro della settimana





Il romanzo che ho scelto per questa settimana è Diario di una lady di provincia di E. M. Delafield (Beat, 9 euro, traduzione di Monica Pareschi, ebook disponibile). Dall'incipit: “7 novembre. Oggi piantatura dei bulbi. Nel bel mezzo della quale arriva Lady Boxe. Le dico, mentendo spudoratamente, che è un piacere vederla, si accomodi, la prego, finisco con i bulbi e sono da lei. Lady B. punta dritta verso la poltrona dove ho già sistemato due vasi e il sacco del carbone, ma riesco a pilotarla appena in tempo verso il divano”. La protagonista e voce narrante è una signora di campagna alle prese con le incombenze della vita quotidiana, con un marito quasi trasparente, due figli, la casa da gestire e i conti che spesso non tornano. 



E. M. Delafield


Non aspettatevi una trama complessa, ma lo stile dell'autrice, apparentemente semplice, ma in realtà ironico, e le sue domande (come “È possibile coltivare l'arte della conversazione vivendo tutto l'anno in campagna?”) renderanno piacevolissima la lettura. E. M. Delafield scrisse tre seguiti del Diario, ma credo che non siano stati tradotti in italiano. Voi cosa state leggendo?



sabato 14 luglio 2018

Festival della Mente 2018


Dal 31 agosto al 2 settembre si svolgerà a Sarzana (SP) la quindicesima edizione del Festival della Mente, il primo festival europeo dedicato alla creatività e alla nascita delle idee. Il filo conduttore di quest'anno è l'idea di comunità e saranno protagonisti, fra gli altri, Alessandro Barbero, Serena Dandini, Michela Murgia, Diego De Silva. Trovate il programma completo e tutte le informazioni utili qui.

lunedì 9 luglio 2018

Il libro della settimana






Non so se si è capito dalle tante recensioni che ho fatto dei romanzi di Ian McEwan, ma ho sviluppato una venerazione per questo autore. L'unico libro suo che non mi ha entusiasmato è Solar, ma ho letto solo una piccola parte della sua produzione (trovate le recensioni che ho fatto quiqui e qui). Anche The Children Act (La ballata di Adam Henry, Einaudi, 17 euro, traduzione di Susanna Basso) non mi ha deluso: protagonisti sono Fiona Maye, giudice dell'Alta Corte che sta attraversando una crisi coniugale, e Adam, un ragazzo quasi maggiorenne, Testimone di Geova e affetto da leucemia. Potrebbe essere curato con delle trasfusioni di sangue, ma le rifiuta perché i precetti della sua religione le vietano e Fiona decide di fargli visita personalmente per capire la situazione. In un romanzo piuttosto breve (circa duecento pagine), ma molto intenso, McEwan ci spinge a interrogarci sui confini fra la legge, la libertà personale e le convinzioni religiose. Buone letture e buona settimana!



domenica 1 luglio 2018

Il libro della settimana



Ho deciso di inaugurare una nuova rubrica del blog, nella quale ogni lunedì vi consiglierò un libro. Più che recensioni vere e proprie, saranno dei brevi suggerimenti di lettura e sceglierò i libri fra quelli che ho letto in passato e mi sono piaciuti, ma dei quali non ho mai parlato qui. Bando alle ciance, partiamo subito con il primo libro, che è Il figlio maschio di Giuseppina Torregrossa (Rizzoli, 14 euro, ebook disponibile). 




Racconta la storia vera dei Cavallotto, una famiglia siciliana i cui figli, partiti come piccoli proprietari terrieri, diventeranno editori e librai. Una grande storia di famiglia dal 1924 agli anni Novanta, in cui dominano la passione in tutte le sue forme e il coraggio delle donne. Trovate queste tematiche anche in altri libri di Giuseppina Torregrossa, per esempio a me sono piaciuti La miscela segreta di casa Olivares e Manna e miele. 



sabato 30 giugno 2018

Libri letti a giugno




Nel mese di giugno ho finalmente letto Gli anni della leggerezza di Elizabeth Jane Howard (Fazi editore, 18,50 euro, traduzione di Manuela Francescon, ebook disponibile), il primo dei cinque volumi della saga dei Cazalet, che avevo acquistato tempo fa e non avevo ancora trovato il momento giusto per iniziare. I Cazalet sono una di quelle famiglie inglesi ormai quasi scomparse: la loro ricchezza è data da una solida impresa commerciale guidata dal capofamiglia ormai anziano con l'aiuto dei figli. Sia Edward che Hugh Cazalet hanno prestato servizio durante la Grande Guerra ed entrambi ne portano ancora i segni, seppure in modi molto diversi. Rupert, vedovo e aspirante pittore, si è risposato con la giovane e bella Zoë, che fatica a inserirsi nella nuova famiglia e a fare amicizia con le cognate. Del vecchio Cazalet, detto il Generale, e di sua moglie Kitty, soprannominata la Duchessa per le opinioni squisitamente vittoriane, si prende cura la figlia nubile Rachel; completano la famiglia vari nipoti e la servitù. Il romanzo inizia nel 1937, un periodo sereno nel quale però cominciano già ad avvertirsi dei segnali di pericolo riguardo a un nuovo conflitto mondiale, avvisaglie che diventeranno gradualmente più concrete durante la narrazione. Sono stata conquistata dall'acuta descrizione psicologica dei vari personaggi, ognuno con le proprie passioni e idiosincrasie. Da non perdere se amate le grandi saghe familiari e, se conoscete l'inglese, c'è anche una serie in sei puntate realizzata dalla BBC nel 2001.




Ho poi letto Pinocchio, del quale conoscevo l'adattamento della Disney ma di cui non avevo mai letto la versione originale integrale. Le peripezie del burattino scapestrato sono note a tutti, quindi non mi dilungo, ma vi consiglio l'edizione critica della Feltrinelli a cura di Fernando Tempesti (8 euro), ricca di note sul lessico e di spunti di riflessione. Pinocchio è un libro per tutte le età: i bambini rimarranno affascinati dalle avventure fantastiche dei personaggi, gli adulti invece coglieranno analisi attualissime.





Dopo essermi imbattuta nel bellissimo Ted Talk Dovremmo essere tutti femministi” di Chimamanda Ngozi Adichie, ho deciso di conoscere l'opera di questa scrittrice nigeriana di nascita e statunitense di adozione. Ho pensato di iniziare con L'ibisco viola, il suo primo romanzo (Einaudi, 12 euro, traduzione di Maria Giuseppina Cavallo, ebook disponibile). La storia è raccontata dal punto di vista di Kambili, un'adolescente timida e riservata che vive in Nigeria con i genitori e il fratello Jaja. Eugene, il loro padre, è un uomo molto stimato nella comunità: è un imprenditore di successo, fervente cattolico e editore di un giornale indipendente. Nel privato, però, Eugene sfoga il proprio fanatismo religioso sulla moglie e i figli, pretendendo standard altissimi del comportamento che lui ritiene adeguato e ricorrendo alla violenza fisica quando qualcosa non va come si aspetta. Durante un soggiorno a casa della zia materna Ifeoma, vedova, insegnante universitaria che cresce i propri figli incoraggiandoli ad esprimersi e a pensare in modo critico, Kambili e Jaja conoscono un mondo nuovo, fatto di amore e libertà. Zia Ifeoma sostiene il pensiero libero e gli esperimenti, come la pianta di ibisco viola che ha creato e cresce rigogliosa nel suo giardino. L'intelligenza e l'allegria di Ifeoma cambieranno per sempre il modo di vivere di Kambili e Jaja.



Infine ho cominciato a leggere Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, del quale avevo scaricato l'ebook chissà quanto tempo fa e mi ero poi completamente dimenticata di averlo. Per ora è divertente, poi scriverò una recensione più dettagliata.

Andrete in vacanza? Che andiate in giro o rimaniate a casa, ricordatevi che un buon libro è un ottimo compagno! Se volete, qui qui trovate i miei suggerimenti per l'estate di qualche anno fa.



giovedì 31 maggio 2018

Libri letti a maggio



Nei primi giorni di maggio ho letto molto velocemente il nuovo romanzo di Enrico Brizzi, Contento te contenti tutti (Theoria, 16 euro). Di questo autore avevo amato molto, ormai alcuni anni fa, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, poi ammetto che l'avevo perso di vista. Sono molto contenta di averlo ritrovato, perché questo romanzo mi è davvero piaciuto. Il protagonista, Umberto Ripamonti - per la madre Bubi - è il classico rampollo di una famiglia ricca che non sa cosa fare con la propria vita. Un tizio un po' alla Lapo Elkann, per capirci, che sotto sotto ti fa quasi simpatia ma che non vorresti mai in casa tua. Rimasto presto orfano di padre, cresciuto da una madre arrivista che fa di tutto per ostacolare la sua indipendenza, dopo una gioventù in provincia, spesa male insieme ad amici debosciati, Umberto commette un grave errore che lo rende moralmente schiavo della madre tirannica. Nell'ennesimo tentativo di dare una svolta alla propria esistenza, decide di partire per percorrere il Cammino di Santiago, e, confortato dall'aiuto e dall'amicizia ricevuti da pellegrini di tutto il mondo, ha un'illuminazione. Al rientro in patria, diventerà un imprenditore nel settore alberghiero nel percorso italiano paragonabile a quello dell'apostolo Giacomo, cioè la via Francigena. Fra l'altro, si dà il caso che il nuovo compagno della signora Ripamonti, il conte Guelfo Bruni Vallarini (che vanta un avo nominato nella Divina Commedia), ricco produttore di vini della Val d'Orcia, abbia giusto un albergo chiuso da tempo che sarebbe perfetto per il piano di Umberto. Non mi sarei mai aspettata che tu decidessi di fare l'albergatore, ma “contento te contenti tutti”, approva la madre di Umberto, e in breve tempo l'albergo viene restaurato e arrivano i primi clienti. Il nostro eroe sembra davvero aver trovato la propria strada, ma senza rendersene conto finirà per cacciarsi in una trama più grande di lui che lo travolgerà in modo inesorabile.





Cambiamo genere con Orfani bianchi di Antonio Manzini (Chiarelettere, 12,50 euro, ebook disponibile). Non so se vi è mai capitato di avere bisogno di una badante per un familiare. Una delle mie nonne è stata accompagnata negli ultimi anni della sua vita da due donne originarie della Romania, una ragazza con una bambina piccola e una signora matura con una figlia adulta, rimasta in patria e madre a sua volta. Queste donne si sono occupate di mia nonna con pazienza e attenzione e mi hanno raccontato del paese da cui provenivano, del comunismo, quando nessuno era ricco ma tutti avevano il necessario per vivere, della famiglia che avevano lasciato. Mirta, la protagonista di questo romanzo, potrebbe essere una conoscente delle donne che hanno accudito mia nonna: ha trentaquattro anni, è una badante moldava trapiantata a Roma e a casa ha lasciato Ilie, il figlio dodicenne, l'unica gioia della sua vita. Ilie vive con la nonna materna, ma quando la nonna muore Mirta non ha altra scelta che portarlo in un internat, cioè un orfanotrofio. In realtà, come spiega la direttrice dell'istituto, solo la metà dei ragazzi che vivono lì ha perso i genitori: gli altri, come Ilie, sono orfani bianchi, cioè figli di persone andate a cercare lavoro all'estero. Nell'internat ci sono stanzone fredde e spoglie e poco da mangiare, ma Mirta promette a Ilie che entro pochi mesi tornerà a prenderlo per portarlo in Italia con sé. Infatti, dopo essere stata licenziata dalla famiglia in cui lavorava e aver fatto le pulizie per quattro euro l'ora, ha trovato un impiego come badante con un ottimo stipendio. È vero, la signora di cui si occupa ha un carattere difficile e sua nuora fa di tutto per complicarle la vita, ma Mirta ha deciso di mettere da parte un po' di denaro e poi andare a vivere con Pavel, un brav'uomo che lavora e vuole bene a lei e a suo figlio. Finalmente ha l'occasione di migliorare la sua vita, ma Ilie si chiude in sé stesso e dall'Italia Mirta non riesce a capire cosa gli sta succedendo. Con questo romanzo, Antonio Manzini delinea il ritratto di una delle tante donne che lasciano i propri cari per prendersi cura dei nostri anziani.





L'ultimo libro di cui vi racconto è Tanti baci dalla Mesmenia di Fabienne Betting (Feltrinelli, 16 euro, traduzione di Elena Cappellini, ebook disponibile). Il ventisettenne parigino Thomas tira a campare lavorando in un fast-food e convive con Sandrine, una ragazza che lo sopporta fino all'abnegazione e lo esorta continuamente a cercarsi un impiego più stabile. Un giorno, Thomas legge su un giornale un annuncio scarno ma più che sufficiente ad attirare la sua attenzione: “Urgente: cercasi traduttore per un romanzo della Mesmenia. Molto buona retribuzione.” L'immaginaria nazione della Mesmenia è un posto poverissimo e dimenticato da Dio fra Russia ed Estonia e Thomas ha studiato la lingua all'università solo perché aveva una cotta per la giovane e bella docente Malislovna. La cotta non era assolutamente ricambiata e dopo la delusione d'amore il protagonista ha abbandonato gli studi, ma l'annuncio lo incuriosisce e Thomas decide di scoprire di cosa si tratta. In realtà, i suoi ricordi di mesmeno sono piuttosto vaghi e non può ripassarlo su internet o con un manuale perché praticamente nessuno, a parte gli abitanti della Mesmenia, parla questa lingua. Il nostro eroe si presenta al colloquio e un tizio piuttosto losco gli propone duemila euro per tradurre il romanzo in tre settimane. Nonostante la contrarietà di Sandrine, che teme che l'impresa rinverdisca nel fidanzato i ricordi mai del tutto sopiti dell'affascinante Malislovna, Thomas si butta a capofitto nella traduzione e, già che c'è, ci mette del suo nei punti che non capisce o che non gli sembrano funzionali alla narrazione. Alla scadenza prevista, Thomas consegna il romanzo, supponendo di essere ricontattato per una revisione prima della pubblicazione, ma dopo un paio di mesi scopre che La vita rurale in Mesmenia - questo il titolo dell'opera - è uscito senza modifiche e che lui viene citato come autore. Poco dopo, la Mesmenia conquista gli onori della cronaca per la scoperta di alcuni giacimenti di terre rare. Tutti vogliono intervistare Thomas, ritenendolo esperto conoscitore della Mesmenia, e per lui inizia un'avventura imprevedibile. In teoria, questo romanzo avrebbe tutte le carte in regola per essere una brillante commedia degli equivoci, e in questi termini viene presentato nella quarta di copertina. Personalmente, in verità, non mi ha coinvolto più di tanto: ho trovato quasi tutti i personaggi piuttosto irritanti e le situazioni mi sono sembrate poco plausibili, anche volendo lasciare spazio alla fantasia. Non si può dire che sia scritto male, forse non ha evocato in me sensazioni particolari, fatto sta che anche vista l'ottimistica scritta “Questo romanzo ti farà felice” che campeggia sulla copertina mi aspettavo qualcosa di meglio.




lunedì 7 maggio 2018

SalTo18


Dal 10 al 14 maggio a Torino si svolgerà la trentunesima edizione del Salone Internazionale del Libro. Quest'anno il tema è l'idea di futuro e il paese ospite è la Francia. Potete trovare tutte le informazioni qui.



lunedì 30 aprile 2018

Libri letti ad aprile



Ho inaugurato il quarto mese dell'anno con Le regole dell'impegno di Anita Brookner (Beat, 10 euro, traduzione di Elena Dal Pra, ebook disponibile). Le protagoniste, Elizabeth e Betsy, sono nate entrambe a Londra nel 1948 e si frequentano dai tempi della scuola. Betsy, orfana di entrambi i genitori e cresciuta da una zia poco affettuosa, venera la famiglia di Elizabeth, senza sapere che i genitori dell'amica in realtà si detestano. Finito il liceo, Betsy riceve in eredità dalla zia del denaro e va a Parigi, dove incontra un ragazzo bello e animato da ideali rivoluzionari -siamo nel Sessantotto-, mentre Elizabeth sposa un uomo molto più anziano di lei, con la prospettiva di una vita familiare prevedibile e tranquilla. Invece intreccia ben presto una relazione clandestina con un uomo passionale e senza scrupoli, mentre Betsy cerca in tutti i modi di costruirsi la famiglia che le è mancata da bambina. Le vite di Elizabeth e Betsy si incrociano senza che le due amiche riescano mai a svelarsi davvero l'una all'altra. Questo romanzo mi ha ricordato un po' le opere di Elizabeth Strout: la trama è piuttosto semplice e domina invece l'analisi psicologica dei personaggi e dei motivi che li spingono ad agire in un certo modo o in un altro. Le regole dell'impegno non è un romanzo leggero: l'autrice indaga nell'animo delle protagoniste in modo impietoso e non risparmia nessun dettaglio al lettore.



Capirete che dopo averlo terminato sentivo la necessità di un libro un po' più lieve e ho scelto Nome d'arte Doris Brilli di Andrea Vitali (Garzanti, 15,81 euro, ebook disponibile). Siamo nel 1928 e il maresciallo Maccadò, di origini calabresi, è appena arrivato alla caserma di Bellano insieme alla fresca sposa Maristella. Il maresciallo è preoccupato per la moglie, che fatica ad adattarsi al clima ostile e mutevole del paesino sulle rive del lago di Como, ma ad occupare i suoi pensieri arriva un caso molto delicato. Doris Brilli, bella e promettente cantante, nativa del paese, è stata arrestata a Milano a seguito di un diverbio con un giovanotto che vanta amicizie potenti. La Brilli, invece, non può contare sull'aiuto di nessuno, non ha documenti e i carabinieri non trovano di meglio da fare che spedirla per un po' al paesello, in attesa che si calmino le acque. La vicenda di Doris, che si era allontanata da Bellano in seguito ad eventi poco chiari, scorre in parallelo a quella di Giannetta, figlia di Delmerio Passanò, aspirante vicedirettore del cotonificio locale, agitato dal progetto di trovare un buon partito a cui appioppare in modo permanente la ragazza, timida e sofferente di misteriose crisi di asma. Ad ingarbugliare la matassa poi ci si mette anche una tabacchiera appartenuta alla defunta moglie di Passanò, che scompare e ricompare in modo imprevedibile. Questo è il terzo romanzo di Vitali che leggo (dopo La modista e La figlia del podestà) e ha confermato la mia impressione su questo autore: descrive bene la provincia italiana e i personaggi che la animano, ognuno con le proprie fissazioni e idiosincrasie, e personalmente trovo i suoi romanzi gradevoli e divertenti. 

Anche per questo mese è tutto! Voi cosa avete letto?



sabato 31 marzo 2018

Libri letti a marzo





Ultimamente mi capita sempre più spesso di sentire persone entusiaste di diete quantomeno strampalate, rimedi naturali misteriosi, pozioni miracolose e chi più ne ha, più ne metta. Capirete dunque che quando mi è capitato fra le mani Le mie amiche streghe di Silvia Bencivelli (Einaudi, 17 euro, ebook disponibile) non potevo certo lasciarmelo sfuggire: la protagonista, Alice, è un medico e giornalista scientifica le cui amiche, giovani donne assolutamente razionali, ad un certo punto cominciano a credere ai piani astrali e alla medicina orientale e si interrogano sull'utilità dei vaccini. Valeria, per esempio, è incinta di un figlio molto desiderato e quando, in prossimità del parto, scopre che il bambino è podalico, prova tutti - ma proprio tutti - i rimedi che riesce a scovare su internet per far girare il nascituro, nonostante le perplessità crescenti dell'amica. Arianna invece è un'anestesista che a volte dà ai figli delle cure omeopatiche, anche se Alice si incaponisce a spiegarle che un preparato omeopatico è talmente diluito da essere quasi esclusivamente acqua fresca. Alice non riesce più a capire le amiche di una vita e più si ostina a spiegare l'infondatezza delle loro nuove panacee, con ricerche e dati alla mano, meno loro le danno retta. Eppure, dopo un semplice intervento chirurgico, Alice comincerà a guardare con occhi nuovi la virata irrazionale delle persone a lei più care. Dobbiamo affidarci solo alla medicina tradizionale o forse, con cautela, possiamo cercare di capire perché a volte troviamo conforto in rimedi da sciamani? Alice non ha una risposta definitiva, ma ci invita a non smettere mai di porci domande.




Girando in libreria mi sono imbattuta in Scrivere è un mestiere pericoloso di Alice Basso (Garzanti, 9,90 euro, ebook disponibile), che in realtà è il secondo di una serie. Sarebbe stato più logico leggere anzi il volume precedente, ma non c'era, per cui ho preso questo e devo dire che non è stato un problema, perché ci sono alcuni riferimenti a ciò che è stato raccontato prima, ma niente che possa compromettere la lettura di questo romanzo. Vani è una dark antisociale simpaticissima (soprattutto se apprezzate l'humor nero) che di lavoro fa la ghostwriter per una casa editrice torinese: in pratica, dai racconti sgangherati di personaggi vari tira fuori dei libri assolutamente rispettabili. È ovvio che il suo nome non compare mai e il suo capo, per renderla ancora più invisibile, la fa passare dalle scale di servizio. Grazie all'empatia che le permette di entrare in sintonia con gli aspiranti scrittori, però, Vani si è guadagnata anche un altro lavoro, quello di consulente per il commissario Berganza, una specie di Philip Marlowe taciturno e amante della buona cucina. Quando le viene commissionato di scrivere un ricettario-libro di memorie basato sui racconti dell'anziana cuoca di una ricca famiglia di Torino, Vani non è proprio entusiasta, dato che non ha la benché minima confidenza con pentole, torte e soffritti. Per fortuna può farsi aiutare da Berganza, e a rendere tutto più interessante ci sono la simpatia di Irma, la cuoca, che è un po' svanita ma racconta in modo brillante, e il fatto che ad un certo punto la vispa vecchietta si autoaccusa di un assassinio il cui colpevole ufficiale si trova già in galera. Vani chiede l'aiuto del commissario e insieme cercano di capire se ci sono degli elementi concreti per riaprire il caso. La trama del giallo secondo me non è proprio solidissima, ma ho letto con piacere questo romanzo grazie alle interazioni fra i personaggi, ognuno con le proprie peculiarità caratteriali e la propria storia da raccontare.




L'ultimo libro di questo mese è Una vita da libraio di Shaun Bythell (Einaudi, 19 euro, traduzione di Carla Palmieri, ebook disponibile). Credo che sia uno dei libri che ho comprato più velocemente: ero appena entrata in libreria, l'ho visto sullo scaffale delle novità a meno di un metro dalla porta, l'ho sfogliato e ho deciso di prenderlo. E non me ne sono pentita. Una vita da libraio è il diario di Shaun, che a trentun anni senza grandi aspettative diventa proprietario di una libreria dell'usato e tredici anni dopo continua a tenere aperto il negozio, nonostante i clienti bizzarri, l'aiuto di una dipendente piuttosto strampalata e la guerra continua con Amazon. Ma se qualcuno gli chiedesse cosa vorrebbe cambiare, la risposta sarebbe “Niente”. Shaun vive nel Galloway, una località piuttosto remota della Scozia, a Wigtown, una piccola comunità i cui residenti si conoscono tutti fra loro e se necessario sono pronti a darsi una mano. Shaun racconta tanti aspetti che non conoscevo della vita quotidiana in una libreria e introduce ogni mese con una citazione da “Ricordi di libreria” di Orwell (l'autore di “1984” lavorò part time in una libreria di Londra fra il 1934 e il 1936 e dalle citazioni non sembra che avesse apprezzato granché l'esperienza). Confesso che non ero consapevole di tanti aspetti della lotta dei piccoli commercianti contro i colossi del mercato e in particolare contro Amazon. Mi sono sentita un po' in colpa per tutte le volte in cui ho comprato libri online, senza riflettere sul fatto che dietro al mio acquisto poteva esserci una persona costretta a vendere a un prezzo troppo basso per guadagnare qualcosa. Spesso mi sono lasciata ammaliare dalla comodità di Amazon: cerchi su internet comodamente dal divano di casa, in due clic ordini e paghi e il giorno dopo il corriere suona al campanello con il tuo pacco. Non è facile abbandonare questa modalità di acquisto, però vorrei provare a utilizzarla un po' meno.



Shaun Bythell e la sua libreria

Riflessione random a chiusura del post: vi risulta che esistano uova di Pasqua con i libri come sorpresa? Non sarebbero una bella idea per chi ama leggere? Certo, c'è il rischio di trovarsi in mano un volume già letto, ma secondo me sarebbe comunque meglio dei classici portachiavi.