Nei
primi giorni di maggio ho letto molto velocemente il nuovo romanzo di
Enrico Brizzi, Contento te contenti tutti (Theoria, 16 euro). Di
questo autore avevo amato molto, ormai alcuni anni fa, Jack
Frusciante è uscito dal gruppo, poi ammetto che l'avevo perso di
vista. Sono molto contenta di averlo ritrovato, perché questo
romanzo mi è davvero piaciuto. Il protagonista, Umberto Ripamonti -
per la madre Bubi - è il classico rampollo di una famiglia ricca che
non sa cosa fare con la propria vita. Un tizio un po' alla Lapo
Elkann, per capirci, che sotto sotto ti fa quasi simpatia ma che non
vorresti mai in casa tua. Rimasto presto orfano di padre, cresciuto
da una madre arrivista che fa di tutto per ostacolare la sua
indipendenza, dopo una gioventù in provincia, spesa male insieme ad
amici debosciati, Umberto commette un grave errore che lo rende
moralmente schiavo della madre tirannica. Nell'ennesimo tentativo di
dare una svolta alla propria esistenza, decide di partire per
percorrere il Cammino di Santiago, e, confortato dall'aiuto e
dall'amicizia ricevuti da pellegrini di tutto il mondo, ha
un'illuminazione. Al
rientro in patria, diventerà un imprenditore nel settore alberghiero
nel percorso italiano paragonabile a quello dell'apostolo Giacomo,
cioè la via Francigena. Fra l'altro, si dà il caso che il nuovo
compagno della signora Ripamonti, il conte Guelfo Bruni Vallarini
(che vanta un avo nominato nella Divina Commedia), ricco produttore
di vini della Val d'Orcia, abbia giusto un albergo chiuso da tempo
che sarebbe perfetto per il piano di Umberto. Non mi sarei mai
aspettata che tu decidessi di fare l'albergatore, ma “contento te
contenti tutti”, approva la madre di Umberto, e in breve tempo
l'albergo viene restaurato e arrivano i primi clienti. Il nostro eroe
sembra davvero aver trovato la propria strada, ma senza rendersene
conto finirà per cacciarsi in una trama più grande di lui che lo
travolgerà in modo inesorabile.
Cambiamo genere con Orfani bianchi di Antonio Manzini (Chiarelettere, 12,50 euro, ebook disponibile). Non so se vi è mai capitato di avere bisogno di una badante per un familiare. Una delle mie nonne è stata accompagnata negli ultimi anni della sua vita da due donne originarie della Romania, una ragazza con una bambina piccola e una signora matura con una figlia adulta, rimasta in patria e madre a sua volta. Queste donne si sono occupate di mia nonna con pazienza e attenzione e mi hanno raccontato del paese da cui provenivano, del comunismo, quando nessuno era ricco ma tutti avevano il necessario per vivere, della famiglia che avevano lasciato. Mirta, la protagonista di questo romanzo, potrebbe essere una conoscente delle donne che hanno accudito mia nonna: ha trentaquattro anni, è una badante moldava trapiantata a Roma e a casa ha lasciato Ilie, il figlio dodicenne, l'unica gioia della sua vita. Ilie vive con la nonna materna, ma quando la nonna muore Mirta non ha altra scelta che portarlo in un internat, cioè un orfanotrofio. In realtà, come spiega la direttrice dell'istituto, solo la metà dei ragazzi che vivono lì ha perso i genitori: gli altri, come Ilie, sono orfani bianchi, cioè figli di persone andate a cercare lavoro all'estero. Nell'internat ci sono stanzone fredde e spoglie e poco da mangiare, ma Mirta promette a Ilie che entro pochi mesi tornerà a prenderlo per portarlo in Italia con sé. Infatti, dopo essere stata licenziata dalla famiglia in cui lavorava e aver fatto le pulizie per quattro euro l'ora, ha trovato un impiego come badante con un ottimo stipendio. È vero, la signora di cui si occupa ha un carattere difficile e sua nuora fa di tutto per complicarle la vita, ma Mirta ha deciso di mettere da parte un po' di denaro e poi andare a vivere con Pavel, un brav'uomo che lavora e vuole bene a lei e a suo figlio. Finalmente ha l'occasione di migliorare la sua vita, ma Ilie si chiude in sé stesso e dall'Italia Mirta non riesce a capire cosa gli sta succedendo. Con questo romanzo, Antonio Manzini delinea il ritratto di una delle tante donne che lasciano i propri cari per prendersi cura dei nostri anziani.
L'ultimo
libro di cui vi racconto è Tanti baci dalla Mesmenia di Fabienne
Betting (Feltrinelli,
16 euro, traduzione di Elena Cappellini, ebook disponibile). Il
ventisettenne parigino Thomas tira a campare lavorando in un fast-food e
convive con Sandrine, una ragazza che lo sopporta fino
all'abnegazione e lo esorta continuamente a cercarsi un impiego più
stabile. Un giorno, Thomas legge su un giornale un annuncio scarno ma
più che sufficiente ad attirare la sua attenzione: “Urgente:
cercasi traduttore per un romanzo della Mesmenia. Molto buona
retribuzione.” L'immaginaria nazione della Mesmenia è un posto
poverissimo e dimenticato da Dio fra Russia ed Estonia e Thomas ha
studiato la lingua all'università solo
perché aveva
una cotta per la giovane e bella docente Malislovna. La cotta non era
assolutamente ricambiata e dopo la delusione d'amore il protagonista
ha abbandonato gli studi, ma l'annuncio lo incuriosisce e Thomas
decide di scoprire di cosa si tratta. In realtà, i suoi ricordi di
mesmeno sono piuttosto vaghi e non può ripassarlo su internet o con
un manuale perché praticamente
nessuno, a parte gli abitanti della Mesmenia, parla questa lingua. Il
nostro eroe si presenta al colloquio e un tizio piuttosto losco gli
propone duemila euro per tradurre il romanzo in tre settimane.
Nonostante la contrarietà di Sandrine, che teme che l'impresa
rinverdisca nel fidanzato i ricordi mai del tutto sopiti
dell'affascinante
Malislovna, Thomas si butta a capofitto nella traduzione e, già che
c'è, ci mette del suo nei punti che non capisce o che non gli
sembrano funzionali alla narrazione. Alla scadenza prevista, Thomas
consegna il romanzo, supponendo di essere ricontattato per una
revisione prima della pubblicazione, ma dopo un paio di mesi scopre
che La vita rurale in Mesmenia - questo il titolo dell'opera - è
uscito senza modifiche e che lui viene citato come autore. Poco dopo,
la Mesmenia conquista gli onori della cronaca per la scoperta di
alcuni giacimenti di terre rare. Tutti vogliono intervistare Thomas,
ritenendolo esperto conoscitore della Mesmenia, e per lui inizia
un'avventura imprevedibile. In teoria, questo romanzo avrebbe tutte
le carte in regola per essere una brillante
commedia degli equivoci, e in questi termini viene presentato nella
quarta di copertina. Personalmente, in verità, non mi ha coinvolto
più di tanto: ho trovato quasi tutti i personaggi piuttosto
irritanti e le situazioni mi sono sembrate poco plausibili, anche
volendo lasciare spazio alla fantasia. Non si può dire che sia
scritto male, forse non ha evocato in me sensazioni particolari,
fatto sta che anche vista l'ottimistica scritta “Questo romanzo ti
farà felice” che campeggia sulla copertina mi aspettavo qualcosa
di meglio.
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