lunedì 2 maggio 2016


Chesil Beach - Ian McEwan
Traduzione: Susanna Basso
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 136

Prezzo:  11 euro


Inghilterra, 1962. Florence e Edward, poco più che ventenni e innamoratissimi, si sono sposati poche ore fa e stanno cenando da soli nella località di mare che hanno scelto per la luna di miele. In realtà, non hanno molta fame, ma si sforzano di mangiare le vivande portate dai camerieri dell’albergo, mentre si guardano negli occhi, si ripetono a vicenda che si amano ed entrambi pensano ad altro. Alla stessa cosa, a dire il vero, ma da due punti di vista diversi. Florence, violinista di buona famiglia, immagina con terrore il momento in cui il suo sposo vorrà spogliarla. Edward, studioso di storia e figlio di un maestro di paese, teme di non riuscire a contenersi e di non essere in grado di decifrare i segnali che gli manderà il corpo della moglie, corpo, che, a essere onesti, lui conosce ben poco. All’epoca parlare di questioni sessuali era, come scrive McEwan, “semplicemente impossibile. Anche se facile non lo è mai”. La narrazione alterna capitoli ambientati nel presente ad altri in flashback nei quali il lettore scopre come è nata e si è sviluppata la relazione fra Edward e Florence: le passeggiate in campagna, i soggiorni di lui a casa di lei, durante i quali vivono sotto lo stesso tetto ma dormono in camere separate, le lunghe ore in cui Edward la guarda suonare e aspetta paziente che Florence si avvicini, mentre fuori il mondo si sta preparando a cambiare per sempre.

Chesil Beach è, ovviamente, un romanzo sul dialogo amoroso e sulla capacità di adattarsi ai ritmi dell’altro, al suo respiro ora lento e ora affannoso. Ma ci racconta anche come i giovani innamorati sono capaci di parlare di tutto senza dirsi ciò che è davvero importante e come possano amarsi senza sospettare dell’esistenza di parti in ombra nel cuore della persona amata. L’autore ci fa entrare nella relazione di questi neosposi quasi in punta di piedi: come guardoni, li spiamo dalla finestra dell’albergo e anche noi percepiamo la tensione fra di loro. Ma la scrittura di McEwan è sempre misurata e serena: è un mosaico di pezzi dai colori chiari in perfetta armonia (e direi che è d’obbligo ringraziare Susanna Basso, la sua voce italiana). Niente stride, come nelle sinfonie di musica classica tanto amate da Florence, fino al momento in cui marito e moglie dovranno parlarsi in totale sincerità.