lunedì 24 dicembre 2012

Ai piani bassi - Margaret Powell



Titolo: 'Ai piani bassi'

Autrice: Margaret Powell

Traduzione: Carla Palmieri e Anna Maria Martini

Casa editrice: Einaudi

Pagine: 192

Prezzo: 16.50 euro



(Edizione inglese: Below Stairs, ed. Pan Books, 288 pagine, 6.89 euro)



'Sono nata nel 1907 a Hove, seconda di sette figli. Il mio primo ricordo è che gli altri bambini sembravano tutti più ricchi di noi': nelle prime righe di 'Ai piani bassi' troviamo già alcuni degli elementi più importanti del romanzo: la povertà, la famiglia numerosa (che deve vivere in tre stanze) e, come ovvia conseguenza, la necessità di lavorare. Margaret frequenta la scuola fino a tredici anni e ottiene una borsa di studio, ma poi i genitori non sono più in grado di mantenerla e inizia a lavorare come domestica presso una signora anziana, paralizzata dalla vita in giù ed estremamente bisbetica. Dopo un po' lascia il posto e svolge altri mestieri, fra i quali la sguattera di cucina/tuttofare. Con 'tuttofare' si intende proprio 'tutto': si sveglia alle cinque e mezza ed entro le otto deve pulire le canne fumarie, accendere il fuoco, lustrare il focolare, lucidare gli ottoni della porta d'ingresso, pulire scarpe e stivali e servire la colazione al resto della servitù. Poi, naturalmente, ci sono tutti gli altri compiti. Hove è un'amena cittadina sulla costa meridionale dell'Inghilterra, non molto lontana da Brighton, non proprio una metropoli, infatti a sedici anni Margaret si trasferisce a Londra. Anche qui si impiega prima come sguattera e poi come cuoca. In questo periodo si delinea un altro elemento di grande rilievo: il conflitto di classe, lo scontro fra 'noi', la servitù, e 'Loro', i padroni. Alla nascita di Margaret, nel 1907, la regina Vittoria è morta da pochi anni e la mentalità inglese resterà ancora legata alla forte divisione fra classi sociali, al perbenismo di facciata, al conformismo e al compromesso vittoriano (anche se la Prima Guerra Mondiale, e soprattutto la Seconda, porteranno dei cambiamenti notevoli). Chi è nato in una famiglia povera inizia a lavorare appena possibile, fatica come un mulo per uno stipendio misero e dovrebbe anche essere grato ai ricchi e agli aristocratici che gli permettono di lavorare per loro. Per le ragazze l'unica via di fuga è il matrimonio, possibilmente con un brav'uomo; le giovani donne che rimangono incinte senza essere sposate sono marchiate a vita dal segno dell'infamia. Margaret lavora, per un certo periodo accetta incarichi temporanei in modo da poter fare esperienze diverse - entra quindi in contatto con persone molto differenti, non tutte sgradevoli - e dopo qualche anno sposa Albert Powell, un ex macellaio diventato lattaio. Scoprirà però che essere in grado di cucinare una cena di sette portate non è molto utile se il reddito familiare è piuttosto modesto...

L'ottima traduzione di Carla Palmieri e Anna Maria Martini restituisce una voce narrante schietta, ironica e talvolta aspra, ma mai volgare. Margaret non si piange addosso, anzi, riesce a descrivere le proprie vicissitudini con una vis comica non comune (sono scoppiata a ridere più volte durante la lettura). 'Ai piani bassi' è un ottimo documento storico e, al tempo stesso, un romanzo coinvolgente e pieno di brio (è stato anche di ispirazione per i creatori della serie televisiva Downtown Abbey). L'autrice ha pubblicato anche Climbing the Stairs, un altro romanzo incentrato sulla propria biografia, che però non mi risulta sia stato tradotto in italiano. 
 
 
 

2013 Women Challenge


Mi unisco alla sfida del 2013 Women Challenge lanciata da Peek-a-Book! e riproposta da La Leggivendola . Copio parte del post di Peek-a-Book! e le regole:

La sfida ci invoglierà a leggere più libri scritti da donne, di qualsiasi genere siano, scegliete pure quello che preferite e partecipate!

Decidete il vostro livello e, se vi va, lasciatemi un commento a questo articolo elencando le vostre 3 autrici preferite, in modo da suggerire nuovi nomi anche agli altri partecipanti.
 
Regole:
 
* chiunque può partecipare;
* non è necessario avere un blog per partecipare. Se non hai un blog lasciami cortesemente un commento con un link (se le pubblichi da qualche parte) alle tue recensioni o con la lista dei libri che leggerai man mano e il livello che hai scelto; (Ovviamente tale regola si riferisce al blog di Peek-a-Book!-1)
* è permessa la lettura di audiolibri, e-books, libri "normali" e riletture;
* per i blogger: crea un post di iscrizione (tipo questo che ho scritto io) e posta il link sul linky che trovi qui sotto; (Ovviamente tale regola si riferisce al blog di Peek-a-Book!-2)
* la sfida durerà dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2013.


Livelli:

Livello 1: BABY GIRL - leggi da 1 a 5 libri scritti da un'autrice donna
Livello 2: GIRLS POWER - leggi da 6 a 10 libri scritti da un'autrice donna
Livello 3: SUPER GIRL - leggi da 11 a 15 libri scritti da un'autrice donna
Livello 4: WONDER WOMAN - leggi più di 16 libri scritti da un'autrice donna.
 
 
Le mie tre autrici preferite sono:

Margaret Atwood (per l'ironia, la cultura e l'acutezza nel descrivere i personaggi femminili);
J.K. Rowling (perché ho amato la cura con cui ha costruito l'universo di Harry Potter);
Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau (per l'atmosfera da sogno, ma anche un po' da incubo, dei romanzi che hanno come protagonista il commissario Adamsberg).

martedì 11 dicembre 2012

La profezia dell'armadillo - Zerocalcare



Titolo: La profezia dell'armadillo

Autore: Zerocalcare

Casa editrice: Bao Publishing

Pagine: 144

Prezzo: 16 euro



Zerocalcare, fumettista romano sui trent'anni, è diventato famoso grazie al sito in cui mette online le storie che produce. 'La profezia dell'armadillo' si ricollega, per stile e tematiche, ai racconti che compaiono sul blog, ma i vari episodi che formano il volume costituiscono un unico grande racconto. Protagonista è l'adolescenza di Zerocalcare, vissuta nel quartiere di Rebibbia, un posto che sicuramente ti insegna alcune cose su come si vive. Si intravedono i centri sociali, gli scontri fra estremisti di sinistra e di destra, che, come scrive l'autore, i giornalisti poi derubricano a 'risse fra balordi', spunta la gloria del quartiere, lo scheletro di un mammut rinvenuto durante alcuni lavori e chiuso in un edificio dove nessuno può vederlo. Filo conduttore della narrazione è l'amore inconfessato di Zerocalcare per un'amica, Camille, un'amica che se ne è andata, portata via da un demone contro cui non è riuscita a vincere, ritratto in una splendida tavola del libro. 'La profezia dell'armadillo' è anche il quadro di una generazione che fatica ad affermarsi, in cui la precarietà è un po' necessità e un po' scelta di vita, in cui il matrimonio e il lavoro fisso hanno lasciato il posto a relazioni meno definite e a impieghi traballanti che danno poche garanzie. La voce di Zerocalcare non lascia spazio al piagnucolio, tutto è descritto in modo diretto e asciutto, anzi, con un'ironia notevole. Si ride, insomma, leggendo questo volume, però ci si interroga anche, ci si chiede quale sarà il futuro per il protagonista e i suoi amici, che rappresentano molti dei giovani italiani. Lo consiglio a tutti, ma, a causa dei molti riferimenti a film, videogiochi e serie tv, è più probabile che sia più apprezzato dalle persone nate negli anni '80.
 
 
 

domenica 9 dicembre 2012

How to Marry a Millionaire Vampire - Kerrelyn Sparks



Titolo: How to Marry a Millionaire Vampire

Autrice: Kerrelyn Sparks

Casa editrice: Avon

Pagine: 384

Prezzo: 5.97 euro



(Edizione italiana: Come sposare un vampiro milionario, ed. Delos Books, traduzione di Sabrina Scalvinoni, 422 pagine, 14.90 euro)



Confesso di amare le storie con i vampiri, anche se non c'è dubbio che i vari Edward Cullen e compagnia non hanno niente a che spartire con Dracula o Lord Ruthven, ma neanche con Lestat de Lioncourt. Dopo il successo di Twilight, poi, le librerie abbondano di vampiri in tutte le salse. Tentata però dal prezzo basso di How to Marry a Millionaire Vampire, l'ho ordinato e tutto sommato non me ne sono pentita. Siamo chiari: è un Harmony Passion con i vampiri. Lo schema è classico: lui bellissimo incontra lei bellissima (ma per fortuna si evita l'equazione bellezza=taglia 38), l'attrazione è evidente, ci sono degli ostacoli ma alla fine l'amore trionfa. Quello che renderebbe perfetto questo libro per la collana Harmony Paranormal è il fatto che il protagonista maschile, Roman Draganesti, è un vampiro che ha cinquecento anni (portati benissimo, ovviamente) e un passato tormentato. Il mondo in cui la vicenda si svolge ricorda un po' quello del gioco di ruolo Vampiri: la Masquerade. I vampiri vivono al fianco dei mortali, ma cercano di non farsi scoprire. Hanno un canale televisivo, lavorano, si divertono nei bar. Un elemento che rende gradevole How to Marry a Millionaire Vampire è l'ironia, evidente fin dal titolo: ci sono alcuni personaggi con una funzione comica, non mancano gli scambi di battute e c'è una certa cura dei dettagli (per esempio, le Pagine Gialle dei vampiri sono le Black Pages). Anche i personaggi sono tratteggiati in modo plausibile, con i loro dubbi, desideri e piccoli tic. Ovviamente non si tratta di un capolavoro, ma ho avuto l'impressione che l'autrice sapesse perfettamente che tipo di prodotto voleva realizzare e si sia impegnata. Questo libro sta a Dracula come la Sachertorte di Vienna sta a quella della gastronomia del supermercato: è chiaro che la prima è molto più raffinata, ma si può mangiare e apprezzare anche la seconda, naturalmente con la consapevolezza che l'originale è ad un altro livello.

Due parole sulle copertine.
 
 
 
 
Credo che quella americana sia molto più fedele allo spirito del testo rispetto a quella italiana. La sposa sottolinea che si tratta di una storia d'amore, non di una botta e via (anche se il sesso ha una certa rilevanza) e il colore rosso ha una sua funzione nel libro.





La copertina italiana, sangue a parte, a me sembra quella di una rivista che in edicola potreste trovare accanto a 'Corna vissute'. Non per fare del moralismo inutile, ma la trovo fuorviante e un po' volgare. A questo punto, dato che la maggioranza dei lettori di romanzi rosa è costituita da donne, forse avrebbe avuto più senso l'immagine di un bel giovanotto.

sabato 8 dicembre 2012

Sui traduttori


Segnalo molto volentieri un articolo di Giramenti sui traduttori e l'articolo di Paolo Antonio Livorati sull'invisibilità dei traduttori. Credo che i traduttori facciano un mestiere molto difficile e poco riconosciuto in Italia... pensateci la prossima volta che acquistate un libro tradotto! E se scrivete un post...

mercoledì 5 dicembre 2012

Book Depository 24 hours of offers


Segnalo che domani Book Depository fa un 24 hours of offers: ogni ora alcune centinaia di copie di un libro vengono messe in vendita ad un prezzo molto basso (volumi nuovi e spedizione gratis ovunque come sempre). Maggiori informazioni qui .

martedì 4 dicembre 2012

Una riflessione veloce sul prezzo dei libri in Italia


Mi è venuto in mente di scrivere questo post dopo l'ottima recensione de 'La ragazza gigante della contea di Aberdeen' della Leggivendola. Nel post si menziona il prezzo del volume, non proprio alla portata di tutti: 18.90 euro. Vado a dare un'occhiata su Book Depository: ci sono varie edizioni, quella più economica costa 8.24 euro, cioè meno della metà. La copertina è identica:





Perché tanta differenza di prezzo per lo stesso libro? Magari l'edizione italiana costa di più perché c'è di mezzo la traduzione, direte voi. Ho i miei dubbi, perché, da quello che mi hanno detto vari traduttori e da articoli reperibili nel web (questo, per esempio), mi risulta che i traduttori italiani non guadagnino granché.

In generale, ho notato un aumento nei prezzi dei libri tradotti, soprattutto quelli di autori contemporanei. Dato che a me piace l'inglese, acquisto molti libri in questa lingua e risparmio, ma non posso fare lo stesso con opere scritte in lingue che non conosco. Inoltre credo che sia un diritto di tutti i lettori trovare i volumi nella propria lingua ad un prezzo accessibile. 20 euro purtroppo possono rappresentare una cifra considerevole per uno studente, un disoccupato o una persona con dei figli a carico. Già gli italiani leggono poco: l'Istat ci ricorda che 'nel 2011 poco meno di 26 milioni di italiani di sei anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei dodici mesi precedenti l'intervista, per motivi non strettamente scolastici e/o professionali' (qui). Aumentare i prezzi dei libri non mi sembra proprio un'idea geniale per incentivare le persone a leggere. Insomma, l'editoria è in crisi, gli ebook in Italia spesso costano come i cartacei, quei pochi che puntano al ribasso (tipo la Newton Compton) propongono romanzi rosa che sembrano tutti uguali... cambierà qualcosa?










domenica 2 dicembre 2012

Simon and Hiroko - Marius Hancu / Review and interview with the author



Title: Simon and Hiroko

Author: Marius Hancu
Pages: 375
Price: $ 3.48
Available here:
Simon and Hiroko is an absorbing love story set in Tokyo at the beginning of '90s. The city becomes a character: it is carefully described through many details, like the crowded metro, the small flats, Japanese food... The cultural alterity of Japanese people, their kindness and self-restraint immediately attract the reader's interest.

               Simon is a young American professional photographer who moved to Japan to seize an interesting job opportunity. Simon is in bad terms with his father who wanted him to become a businessman; his mother is a self-centred and aloof woman. For him, Tokyo represents freedom. Just arrived at Narita airport, he meets a girl some years younger than him, Hiroko, who helps him with the train ticket. She is tall to be a Japanese, slender and kind, but she avoids politely to tell Simon her name - he reads it on a label attached to her shoulder bag. He is immediately fascinated by this mysterious girl and tries to meet her again. He doesn't know that Hiroko belongs to a strange family: her parents don't live together, her sister is a disagreeable girl, and, especially, her father is a Yakuza boss: Yakuza is a mighty criminal organization similar to Mafia. Simon succeeds in meeting again Hiroko and she seems interested in him. Their love is as delicate as cherry blossoms: it is made of walks, dinners, trips. It is also a passionate love, but the author avoids unnecessary descriptions. But Hiroko's father, Kazuhiro Yuasa, finds out that his daughter has a relationship with an American boy and will do everything in his power to interfere with Simon and Hiroko's plans.

                Kazuhiro is a negative but fascinating character: he spends most of his time in an underground bunker, he has no friends (except for a faithful German shepherd called Tora Tora), he tries to control his daughters' lives and, above all, he lives in the past: 'he … is surrounded by ghosts past', says Hiroko's mother. For him, World War II has never ended: American people are the villains and everything that regards their culture and life-style must be rejected. He has a difficult relationship with Hiroko: he accuses her of being too modern and of having forgotten ancient Japanese traditions. Hiroko is a dancer, she knows the traditional dances but she prefers the modern ones. She knows what being a geisha means and she doesn't want to become one. It is obvious that Kazuhiro cannot accept Simon and Hiroko's love. But also Simon's father has some old scars: Simon's grandfather died in 1945 during a kamikaze attack against the cruiser where he worked as an officer.
Simon and Hiroko is the story of an opposed love, set in a Japan that is modern but at the same time bound to its origins. It is also the portrait of a young woman who struggles to assert her individuality is a society still dominated by men who would deny her right to choose the person she loves.

Interview



Amaranta: Why did you decide to write a love story?

Marius Hancu: Let me first of all thank you for your hosting this interview at your blog. I like Gabriel García Márquez and his One Hundred Years of Solitude very much, to the extent of trying to woo young ladies once by reading them passages from it over the phone. Thus it is with an eerie, but very pleasant feeling of surprise, that I am discovering myself interviewed by someone with the name Amaranta.

Coming back to your question, I am tempted to reply: Why not write about love? Do we have something more worthwhile in our lives? Perhaps, first of all, as it takes us out of our own limited individual existence. It is exhilarating even if when it is unrequited, but when it is shared, there is nothing better, to my mind. It is also something so fundamentally ingrained in our being that we cannot take it from the conversation without things seeming suddenly dry.


Amaranta: There are reminders of Shakespeare in Simon and Hiroko.

Marius Hancu: There is a bit of Shakespeare in all of us


Amaranta: Why did you choose Japan as the setting for your novel?

Marius Hancu: May I say: because I really felt like doing it? Now, joking aside, I lived in Japan for two years, in Tokyo even, the center of the story. The natural beauty of the country, the contrast between old and new, are omnipresent and strong enough to become fascinating and to inhabit one for ever. I still see in my imagination the bamboo trees I had in the back garden of my house, the shrines peppering Tokyo, the old capitals of Nara – the deer on the alleys in front of the shrines — Kamakura , and Kyoto, which I visited. And, most of all, because I am still impressed with the people of Japan, who so many times go differently about living life from us in the West, with more patience and more respect for the past. Least but not last, because I was fascinated by the ways, dress, and the beauty of the local ladies.


Amaranta: Hiroko has a difficult relationship with her father. Do you think that contemporary Japanese society is still dominated by men?

Marius Hancu: Hiroko has difficulties with her father first and foremost because they are so different from each other. You see, the good and the bad are spread unevenly in that family, as in many families. Kazuhiro is an idealist turned bad. In his adolescence, he wants to save the honor of his family, tainted by their role in a three-hundred-years-old famous story, only to realize he cannot do too much about it, which turns him into a Yakuza, a gangster. Hiroko is still the idealist.

In terms of the Japanese society, let’s not forget the story takes place in the ‘90s. Things were changing even then, the previous decade witnessing for example the first generation of women working as professional engineers in large companies. Not anymore were they entering the workforce anymore simply to find eligible bachelors to marry, as it had happened previously. And things have continued to change since then.

Also, and this has been forever, in the home, the Japanese women know, most of the time, how to prevail. So, there is compensation in the cards in this tug-of-war.

Amaranta: Hiroko tries to fight for her right to love the man she has chosen. Hiroko's sister seems to accept the female role imposed by her father. Would you like to explain how did you create her character?

Marius Hancu: I wanted to create an ally for Kazuhiro inside the Yuasa family, someone less principled than Hiroko, someone who would better understand him, at least in part. I like variety in characters – this helps foster conflict and allows the writer to look from different angles at a situation. And it seemed fun, just as in life, to show that the same couple of parents can beget children so radically different from each other.


Amaranta: Simon's father doesn't like his son's job - he seems to think that creativity is useless. Do you think that such attitude is widespread in contemporary America?

Marius Hancu: Simon’s father is just a sharp moneymaker – what he knows and he understands, what he excels at, is to create wealth on the stock exchange. Thus, yes, he doesn’t care much for Simon’s artistic bend. This being said, I tend not to generalize in anything. This is the way he is, these are his own exaggerations – many other North American fathers would, on the contrary, help their sons to achieve independence and to be creative, I think.

Amaranta: What do you think about the contrasts between children and parents in our society?

Marius Hancu: For one thing, such contrasts might be sharper than with previous generations, as the children, different from previously, have many reference models so remote in manners, style and principles from their parents, models culled from the TV, movies, the social media. It is more difficult now for parents, I assume, as on any given day you may be confronted with something discussed in a chat room and taken as Moses’ tables. This may lead to earlier estrangement, and then you might get even Colombine.

Amaranta: Who are your favourite novelists (both contemporary and from the past)?

Marius Hancu: Again, perhaps not surprisingly for someone with your pen name, Gabriel García Márquez, to whom I would add in no specific order William Faulkner, Thomas Pynchon, Don DeLillo, Toni Morrison, John Fowles, Marcel Proust, George Eliot, Haruki Murakami, Julian Barnes, Anthony Burgess, Robert Penn-Warren, James Dickey, Evelyn Waugh, Ian McEwan, Virginia Woolf.


Amaranta: While writing Simon and Hiroko, did you draw inspiration from some specific contemporary author?

Marius Hancu: I’d only say that seeing Haruki Murakami talk about Tokyo, which is probably unavoidable for a Japanese writer these days, encouraged me to use myself that particular metropolis as the setting of my novel. Still, the Tokyo and the Japan of my novel are my own castings, and in major respects imaginary, even though real events, from three hundred years ago to the ‘90s, are reflected somehow.


Amaranta: You decided to sell your book on Amazon only for Kindle. Do you think that the Internet is changing the readers' habits?

Marius Hancu: Definitely. Not only the Internet, but also the various e-readers available, such as the Kindle or the iPad. I, as someone who annotates his readings with hundreds of notes, prefer to read a lot on my laptop, in order to directly cut-and-paste in footnotes various critical or language commentary on one passage or another, from Google Books or other places.

Now, this being said, I still hope to find a favorable deal for the print versions. I love printed books and I know many people do too.
                                                                        Deers at Nara
                                                                          
                                                                      Tokyo City



Simon and Hiroko - Marius Hancu / Recensione e intervista con l'autore


Trovate questo post sia in italiano che in inglese. Ho scritto la recensione e ho realizzato sorta di intervista con l'autore. Buona lettura!

 
Titolo: Simon and Hiroko

Autore: Marius Hancu
(http://mariushancu.blogspot.ca/2012_11_01_archive.html)
Pagine: 375

Prezzo: 2.68 euro
 
 
 
Simon and Hiroko è una coinvolgente storia d'amore ambientata a Tokio all'inizio degli anni Novanta. La città stessa diventa uno dei personaggi del romanzo: è descritta accuratamente attraverso molti dettagli: la metropolitana affollata, i parchi, gli appartamenti piccoli, il cibo giapponese... L'alterità culturale dei giapponesi, con la loro cortesia e gentilezza, si impone subito agli occhi del lettore. Simon è un giovane fotografo americano che si è trasferito in Giappone per lavoro. In rotta con il padre che sognava per lui un futuro nella finanza, con una madre egocentrica e distaccata, per Simon Tokio rappresenta la libertà. Appena arrivato all'aeroporto di Narita, incontra una ragazza di pochi anni più giovane di lui, Hiroko, che lo aiuta a fare il biglietto del treno. Alta per essere giapponese, snella e gentile, ma anche molto schiva, Hiroko evita cortesemente di dire il proprio nome a Simon - lui lo legge in una targhetta attaccata alla borsa di lei. Simon è subito affascinato dalla ragazza misteriosa e cerca di ritrovarla. Non sa che Hiroko proviene da una famiglia complessa: i genitori non vivono insieme, ha una sorella un po' sgradevole e, soprattutto, suo padre fa parte della Yakuza, la potente organizzazione criminale giapponese simile alla mafia. I tentativi di Simon vanno a buon fine: riesce a rivedere Hiroko ed è chiaro che lei ricambia il suo interesse. E' un amore delicato come i fiori di ciliegio: passeggiate, cene, piccole gite. La passione non manca, ma l'autore non si dilunga in descrizioni inutili. Il padre di Hiroko, Kazuhiro Yuasa, però, ha scoperto che lei frequenta un americano ed è deciso a ostacolare i giovani in tutti i modi. Kazuhiro è un personaggio negativo ma interessante: trascorre la maggior parte del suo tempo in una sorta di bunker sotterraneo, non ha amici (ma ha un fedele pastore tedesco che ha chiamato Tora Tora), cerca di controllare la vita delle figlie e, soprattutto, vive nel passato ('he … is surrounded by ghosts past', dice la madre di Hiroko). E' come se per lui la Seconda Guerra Mondiale non fosse mai finita: gli americani sono il male e tutto ciò che riguarda la loro cultura e il loro stile di vita deve essere rifiutato. Ha una relazione conflittuale con la figlia e le rimprovera di essere troppo moderna e di aver dimenticato le antiche tradizioni giapponesi. Hiroko fa la danzatrice, conosce i balli tradizionali ma preferisce quelli più moderni. Sa cosa significa essere una geisha e non vuole diventarlo. E' chiaro che Kazuhiro non può approvare il rapporto fra Hiroko e Simon. Anche il padre del ragazzo, però, ha delle vecchie ferite non guarite: il nonno di Simon era morto nel 1945, quando un kamikaze aveva attaccato la nave su cui lavorava come ufficiale.
Simon and Hiroko è la storia di un amore contrastato, sullo sfondo di un Giappone moderno ma al tempo stesso fortemente legato alle proprie radici. E' anche il ritratto di una giovane donna che lotta per affermare la propria individualità in una società ancora dominata dagli uomini che vorrebbero negarle il diritto di scegliere chi amare.
 
Intervista
 

Amaranta: Perché hai deciso di scrivere una storia d'amore?

Marius Hancu: Innanzitutto vorrei ringraziarti per l'intervista. Mi piace molto Gabriel García Márquez e adoro 'Cent'anni di solitudine', pensa che in passato cercavo di corteggiare le ragazze leggendo al telefono dei brani di quel romanzo. Quindi sono piacevolmente sorpreso nell'essere intervistato da una persona che si fa chiamare Amaranta.

Per tornare alla domanda, potrei rispondere: perché non scrivere una storia d'amore? C'è qualcosa di più importante dell'amore? Innanzitutto, ci trascina fuori dalla nostra vita banale. E' stimolante perfino quando non è corrisposto, ma quando è corrisposto secondo me non esiste nulla di meglio. E' così profondamente inserito nel nostro essere che se cercassimo di farne a meno tutto sembrerebbe morto.

A: In Simon and Hiroko ci sono degli elementi che ricordano Shakespeare.

MH: C'è un po' di Shakespeare in tutti noi :-)

A: Perché hai scelto di ambientare il romanzo in Giappone?

MH: Potrei rispondere 'Perché mi andava'. Scherzi a parte, ho vissuto in Giappone per due anni, proprio a Tokyo, che è al centro della storia. La bellezza naturale del paese e il contrasto fra vecchio e nuovo sono onnipresenti, affascinanti e potentissimi, non li dimentichi più. Vedo ancora gli alberi di bambù che si trovavano nel giardino di casa mia, i templi che a Tokyo sono dappertutto, Nara, l'antica capitale - i cervi nei vialetti davanti ai templi - Kamakura e Kyoto, che ho visitato. Soprattutto ho scelto di ambientare il romanzo in Giappone perché sono rimasto molto colpito dai giapponesi, che vivono in modo estremamente diverso dagli occidentali, hanno più pazienza e rispettano di più il passato. Infine, sono stato affascinato dai modi di fare, dagli abiti e dalla bellezza delle donne giapponesi.

A: Hiroko ha un rapporto difficile con il padre. Credi che nella società giapponese contemporanea gli uomini abbiano ancora un ruolo dominante?

MH: Hiroko ha problemi con il padre soprattutto perché sono molto diversi. Nella loro famiglia bontà e cattiveria sono distribuite in modo irregolare, come accade in molte famiglie. Kazuhiro è un idealista che è diventato malvagio. Quando era un ragazzo, voleva salvare l'onore della sua famiglia, macchiato trecento anni prima, ma quando si rende conto che non può farci molto entra nella Yakuza. Hiroko è ancora un'idealista.

Per quanto riguarda la società giapponese, è bene tenere presente che la storia si svolge negli anni Novanta. Le cose stavano cambiando, negli anni Ottanta era arrivata la prima generazione di donne che lavoravano come ingegneri in grandi aziende: non andavano a lavorare semplicemente per trovare degli scapoli da sposare, come avveniva in passato. E la situazione ha continuato ad evolversi.

Inoltre, da sempre le donne giapponesi sanno come imporsi in casa, quindi questa è una sorta di compensazione nel braccio di ferro fra i sessi.

A: Hiroko cerca di lottare per il proprio diritto di amare l'uomo che ha scelto. Sua sorella, invece, sembra accettare il ruolo che le viene imposto dal padre. In che modo hai creato il suo personaggio?

MH: Volevo creare un alleato per Kazuhiro nella famiglia Yuasa, una persona con meno principi di Hiroko, qualcuno che potesse capirlo un po' di più. Mi piace inserire personaggi diversi, promuove il conflitto e permette allo scrittore di esaminare le situazioni da vari punti di vista. E mi sembrava interessante mostrare che, proprio come nella vita reale, gli stessi genitori possono avere figli tanto diversi l'uno dall'altro.

A: Il padre di Simon non apprezza il lavoro del figlio, sembra che ritenga inutile la creatività. Credi che questo modo di pensare sia diffuso nell'America contemporanea?

MH: Il padre di Simon è bravissimo a fare soldi. Arricchirsi speculando in Borsa è tutto quello che conosce e che capisce, è l'unica cosa che sa fare (ed è un maestro). Quindi non si interessa alla predisposizione per l'arte del figlio. Però non vorrei generalizzare. Il padre di Simon è fatto così, ha i suoi difetti, ma credo che, al contrario, molti altri padri americani aiuterebbero i figli a raggiungere l'indipendenza e ad esprimere la propria creatività.

A: Cosa ne pensi del contrasto fra genitori e figli nella nostra società?

MH: Innanzitutto, il contrasto può essere molto più acuto di quanto avveniva in passato, perché ora i figli hanno dei modelli di riferimento lontanissimi da quelli dei genitori, modelli che provengono dalla tv, dai film e dai social media. Suppongo che oggi i genitori incontrino molte più difficoltà che in passato. In qualsiasi momento può capitare che tuo figlio prenda per oro colato qualcosa che è stato detto in una chat. I figli tendono ad allontanarsi molto presto, ma questo può portare a conseguenze estreme, come il massacro della Columbine High School.

A: Chi sono i tuoi romanzieri preferiti (sia contemporanei che del passato)?

MH: Ovviamente Gabriel García Márquez, a cui aggiungo, in ordine sparso, William Faulkner, Thomas Pynchon, Don DeLillo, Toni Morrison, John Fowles, Marcel Proust, George Eliot, Haruki Murakami, Julian Barnes, Anthony Burgess, Robert Penn-Warren, James Dickey, Evelyn Waugh, Ian McEwan, Virginia Woolf.

A: Mentre scrivevi Simon and Hiroko, ti sei ispirato a qualche scrittore contemporaneo?

MH: Vedere Haruki Murakami che parlava di Tokyo (al giorno d'oggi è una cosa probabilmente inevitabile per uno scrittore giapponese) mi ha incoraggiato a usare questa metropoli come sfondo per il mio romanzo. Però la Tokyo e il Giappone del mio romanzo sono farina del mio sacco e per molti versi sono immaginari, anche se si può trovare un riflesso di alcuni eventi reali, accaduti trecento anni fa e negli anni Novanta.

A: Hai deciso di vendere il romanzo su Amazon solo per il Kindle. Ritieni che internet stia cambiando le abitudini dei lettori?

MH: Assolutamente sì. E non solo internet, ma anche i vari lettori di e-book, come il Kindle o l'Ipad. Io scrivo moltissime note a quello che leggo, quindi preferisco leggere al computer, così posso copiare e incollare da Google Books o altri siti commenti di critica testuale o linguistica ai vari brani. Resto però favorevole ai libri stampati: li amo e so che molte persone la pensano come me.
 
 
 
                                                                       Cervi a Nara
 
 
 
 

                                                                                  Tokyo



sabato 17 novembre 2012

The Guild


Se siete un po' nerd...

Se avete degli amici che giocano a WoW e quando uscite parlano di 'killare' e 'lootare' e voi non capite una parola...

Se vostro figlio ha più amici virtuali che reali...

... non perdetevi The Guild, un telefilm su un gruppo di nerd appassionati di giochi di ruolo online. Lo trovate sul sito ufficiale: http://www.watchtheguild.com/  e su Youtube sottotitolato in italiano (per la prima serie la traduzione è di Francesco Spreafico, per la seconda e terza serie di Spreafico e Luca Franceschini. Supervisione di subsfactory).

domenica 4 novembre 2012

Pisa Book Festival


Segnalo che il 23/24/25 novembre 2012 si svolgerà il Pisa Book Festival (http://www.pisabookfestival.com/index.asp), manifestazione che da dieci anni ha come protagonista l'editoria indipendente. Saranno presenti più di cento case editrici e si terranno dibattiti e convegni. Il programma completo non è ancora disponibile, ma intanto, se vi interessate di traduzione, potete dare un'occhiata alle attività del Centre for Translation: http://www.pisabookfestival.com/edizione2012/Programma%202012%20pbf_centre_for_translation.asp .
Qui trovate l'elenco degli editori: http://www.pisabookfestival.com/edizione2012/editori.asp?sede=congressi .

mercoledì 31 ottobre 2012

Halloween tutto da ridere - Due film e un libro


Ovvero, tre suggerimenti veloci se volete evitare i classici vampiri melensi, fantasmi vendicativi, ragazzine indemoniate etc.



Il primo film è Zombie Strippers, uscito nel 2008 per la regia di Jay Lee. Il governo americano crea un virus che dovrebbe far risorgere i soldati morti sotto forma di zombie, cosa che potrebbe tornare molto utile vista la propensione bellica degli yankee. Ovviamente, come sempre accade in questi film, qualcosa non va per il verso giusto e va a finire che a diventare zombie sono le spogliarelliste di un night club. La più amata dagli avventori e chiaramente detestata dalle colleghe, interpretata dall'ottima Jenna Jameson, è la prima a trasformarsi in non morta. C'è un però: la mutazione l'ha resa ancora più sexy e le altre ragazze si dividono fra chi vuole farsi trasformare e chi invece dichiara guerra ai mostri... Sangue come se piovesse, arti e carne che volano dappertutto, humour non proprio inglese, ma nel complesso il film è molto più divertente di quello che ci si potrebbe aspettare.



'Finché ti morde un lupo, pazienza. Quel che ti secca è quando ti morde una pecora' (Arthur Bloch).

La seconda pellicola, sempre abbastanza trash, è Black Sheep (2006, diretto e sceneggiato da Jonathan King). Siamo in Nuova Zelanda, che, se non ricordo male, una volta è stata descritta come 'Un paese di tre milioni di persone e sei milioni di pecore'. Prati a perdita d'occhio, case a chilometri di distanza l'una dall'altra, un'economia in cui l'allevamento degli ovini è fondamentale. Ovvio che si cerchi di rendere le pecore sempre migliori e più forti, e anche qui c'è il classico esperimento che sfugge di mano e crea una razza di terrificanti pecore assassine. Secondo me è un'idea geniale: le pecore, da sempre simbolo della mitezza, trasformate in belve assetate di sangue (letteralmente). Se amate questo tipo di umorismo, è il film che fa per voi. Questo è il trailer italiano:



Per finire, un romanzo:

Diary of a Wimpy Vampire di Tim Collins, casa editrice Michael O'Mara Books, 222 pagine, 7.64 euro (titolo italiano 'Diario di un vampiro schiappa', Sonzogno, 192 pagine, 13 euro, traduzione di Giulio Lupieri). Come Edward Cullen, Nigel Mullet è diventato vampiro durante l'adolescenza, ma, a differenza del fascinoso e sbrilluccicante protagonista di Twilight, Nigel è impacciato con le ragazze, ha i brufoli e dei genitori imbarazzanti: insomma, è quasi un adolescente normale. Va in giro con il gruppo degli emo (ah ah ah!) e vorrebbe conquistare una compagna di scuola arrivata da poco, ma non è facile... Pensato per un pubblico giovane, questo romanzo è molto gradevole anche per gli adulti.

Buon Halloween!





lunedì 22 ottobre 2012

Segnalazioni - Frankie se ne va a Hollywood e Badass Bastards


Siccome mi stanno piacendo molto, segnalo due romanzi a puntate del blogger de L'Antro Atomico del Dr. Manhattan: Badass Bastards: The Lost Platoon 2 (http://docmanhattan.blogspot.it/search/label/Badass%20Bastards) e Frankie se ne va a Hollywood (http://docmanhattan.blogspot.it/search/label/Frankie%20se%20ne%20va%20a%20Hollywood). Mi affascinano le storie e i personaggi (sebbene siano molto diversi), apprezzo lo stile e mi intriga l'idea della pubblicazione a puntate. E già che siamo qui, vi segnalo pure le sue riletture delle avventure di Barbie e Ken: http://docmanhattan.blogspot.it/search/label/Imperatrice%20del%20regno

domenica 21 ottobre 2012

Non solo libri - Il boia di Parigi


Titolo: Il boia di Parigi

Genere: fumetto

Soggetto: Paola Barbato

Disegni: Giampiero Casertano

Casa editrice: Bonelli Editore

Collana: Le Storie

Pagine: 114

Prezzo: 3.50 euro

'Il boia di Parigi' è la prima uscita di una nuova collana a cadenza mensile della casa editrice fondata da Sergio Bonelli.  La serie è dichiaratamente ispirata a una uscita nel 1976 e intitolata 'Un Uomo Un'Avventura': ambientazioni esotiche, lontane nel tempo, genere piuttosto vario (per le prossime uscite si parla di western, horror, gangster story...).

Ammetto di intedermi poco di stili del disegno. Lo stile di questo fumetto a me è piaciuto, per un'analisi più approfondita vi suggerisco il post di un esperto: http://prontoallaresa.blogspot.it/2012/10/le-storie-il-boia-di-parigi-la.html

Parliamo della storia. Il protagonista è Charles-Henri Sanson, una figura storicamente esistita: discendente di una nota famiglia di boia, visse fra il 1739 e il 1806 e operò durante la Rivoluzione Francese. Nel 1829 esce un resoconto della Rivoluzione firmato da lui, ma si scoprirà che è un falso. Non ci sono molte notizie certe sulla sua vita ed è circolata addirittura la leggenda che fosse un Templare (qualcuno avvisi Roberto Giacobbo). In questo fumetto Sanson è una figura affascinante: fedele servitore della famiglia reale, teme di essere giustiziato quando la monarchia viene rovesciata e apprende con stupore che Robespierre e Danton hanno scelto di nominarlo 'Boia del Popolo'. Sembra non avere fiducia nella Rivoluzione, il suo unico interesse è svolgere il suo lavoro con dignità e dedizione. Proprio quel popolo che prima lo temeva e lo odiava, adesso, in veste di uccisore del re e dei nobili, lo ama. E Sanson sembra capire le aspirazioni e i desideri della gente comune molto più di Robespierre e Saint-Just, che finiranno per essere travolti dalla macchina del Terrore che hanno creato.

La narrazione è coinvolgente e il ritmo è veloce. In complesso mi sembra un buon fumetto, aspetto la prossima uscita (La redenzione del samurai, Roberto Recchioni e Andrea Accardi, in edicola dal 13 novembre).

martedì 16 ottobre 2012

Scheletri nell'armadio


Ispirata dalla Leggivendola (http://laleggivendola.blogspot.it/) che parla di Halloween, vi chiedo: avete degli scheletri nell'armadio in fatto di libri? Quei libri di cui vi vergognereste a parlare a chiunque ma che amate alla follia? Quelli che aspettate con trepidazione, leggete tutto d'un fiato e nascondete in fondo a un cassetto, magari con la sovracopertina di 'Anna Karenina'?

Confessate :-) Anche perché, diciamolo, i romanzi russi sono capolavori, ma a leggere solo quelli dopo un po' viene voglia di buttarsi dalla finestra :-)


mercoledì 10 ottobre 2012

Citazioni


'L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali...'

Jorge Luis Borges. E grazie a Francesco Orlando, che non potrà mai leggere queste righe ma è stato un grandissimo insegnante.


domenica 7 ottobre 2012

The Second Coming - John Niven



Titolo: The Second Coming

Autore: John Niven

Casa editrice: Vintage

Pagine: 376

Prezzo: 9 euro


(Edizione italiana: A volte ritorno, ed. Einaudi, 400 pagine, 19 euro)



'GOD'S COMING – LOOK BUSY!'

So says the tattered sticker on the metal filing cabinet by the water cooler. But today it's no joke: God really is coming and people really are trying to look busy.



Verso il 1500 Dio ha deciso di prendersi una breve vacanza. Una settimana di riposo, per rilassarsi un po', andare a pescare, godersi la vita. Tanto a gestire la baracca resta JC (Jesus Christ), il ragazzo. Un piano perfetto, se non fosse che una settimana in Paradiso dura come cinquecento anni sulla Terra e che JC non è un amministratore proprio affidabile. Ha un cuore d'oro, è un tipo peace and love, ma forse la gestione non è il suo forte. Insomma, Dio (che per inciso è bello come un divo del cinema) ritorna dalla vacanza e trova guerre, malattie, genocidi, carestie, razzisti, movimenti pro-life e cristiani. Cristiani ovunque, una miriade di sette cristiane che hanno interpretato a modo loro i Dieci Comandamenti. Per esempio, dove sta scritto che io odio i gay?, si domanda un Dio molto, molto arrabbiato. JC, che ha trascorso molto tempo a farsi le canne con Jimi Hendrix - in Paradiso la marijuana è legale e di ottima qualità -, non sa cosa dire. Ad un certo punto, la situazione dev'essergli sfuggita di mano. Spera di cavarsela con una lavata di capo, ma suo padre la pensa diversamente: deve tornare sulla Terra per sistemare tutto. Di nuovo? Ma l'altra volta non è stata sufficiente?, chiede uno sbigottito JC. E invece gli tocca. Ma siamo nel 2009, non è più il caso di tirare in ballo Erode e i Re Magi. Adesso Gesù nascerà negli Stati Uniti e dovrà diventare famoso partecipando ad American Pop Star, un programma per aspiranti musicisti tipo X-Factor (si dà il caso che il ragazzo suoni molto bene la chitarra elettrica, l'amicizia con Jimi Hendrix ha dato i suoi frutti). Dovrà scontrarsi con il produttore più bastardo che sia mai esistito, Steven Stelfox (ispirato a Simon Philip Cowell), e dovrà sfidare una società che non capisce il suo approccio verso i poveri e gli emarginati. Il suo unico Comandamento è Be Nice, che più o meno significa 'Rispetta il tuo prossimo, aiuta chi ne ha bisogno' e i suoi nuovi apostoli saranno scelti fra gli ultimi della terra. Fra un viaggio con pochi dollari in tasca, il successo, la fama, le critiche, l'amore si dipana la vita terrena di Cristo nel 2009. The Second Coming è un romanzo molto divertente, ma l'autore lo usa anche per attaccare l'ipocrisia e i mali che dominano nel nostro mondo. Lo consiglio a tutti, ma è più probabile che vi piaccia se avete amato il film Dogma e Lamb (Il Vangelo secondo Biff) di Christopher Moore.


giovedì 4 ottobre 2012

Citazioni


'Una dittatura è quel regime in cui tutto ciò che non è proibito è obbligatorio'.

(George Orwell)

lunedì 1 ottobre 2012

The Paris Wife - Paula McLain



Titolo: The Paris Wife

Autrice: Paula McLain

Casa editrice: Virago Press

Pagine: 400

Prezzo: 7 euro



(Edizione italiana: Una moglie a Parigi, ed. Neri Pozza, 352 pagine, 17 euro)

[Pare che ci stiano anche girando un film, ma per ora non ho trovato molte informazioni]



Hadley Richardson, ventottenne timida e un po' malinconica, incontra l'affascinante Ernest, di sette anni più giovane di lei, esuberante, ambizioso e pieno di vita, ma anche un po' misterioso. Dopo un corteggiamento romantico, condotto in gran parte per lettera, decidono di sposarsi e di trasferirsi a Parigi. Ernest non è il fratello di Jack Worthing, ma colui che diventerà Ernest Hemingway. Per ora scrive articoli di giornale e tenta di farsi strada nel mondo della letteratura.
 


A Parigi la coppia frequenta gli intellettuali più importanti del tempo, fra i quali spicca Gertrude Stein, che, proprio durante una conversazione con Hemingway, inventò la definizione di lost generation, la generazione perduta, per riferirsi ai giovani che avevano vissuto l'esperienza straziante della Grande Guerra. Sono gli anni Venti, il periodo che Francis Scott Fitzgerald definì the jazz age, l'era del jazz, e che descrisse ne Il grande Gatsby.




Un'epoca in cui era facile arricchirsi, in cui le ragazze cominciavano a liberarsi dalle convenzioni sociali, lo champagne correva a fiumi e le feste duravano fino all'alba. Ma questo splendore nascondeva un grande vuoto e non sarebbe durato a lungo: il crollo di Wall Street del '29 avrebbe posto fine per sempre al lusso sfrenato di quel periodo. Ma negli anni in cui è ambientato questo romanzo Parigi è ancora la capitale degli intellettuali e il matrimonio fra Hadley e Ernest sembra funzionare. Presto, però, Hadley si rende conto che il marito è più debole di quello che vuole far credere: ferito sul fronte italiano durante la prima guerra mondiale, venne mandato in un ospedale e si innamorò di un'infermiera americana che non volle sposarlo. Memorie della guerra e ricordi di questo amore infelice lo perseguitano e talvolta gli impediscono di dormire per lunghi periodi. Ernest cerca di reagire e si interessa alla vita nei suoi aspetti più intensi e talvolta violenti: le feste, la boxe, la corrida (nel 1926 scriverà The Sun Also Rises, ambientato durante la festa di San Fermín a Pamplona), le donne. Infatti, pur essendo innamorato della moglie, non è indifferente al fascino delle ragazze belle e spregiudicate.



Hadley tenta di sopportare e di fingere che vada tutto bene, come canta Nora Bayes in una canzone intitolata appunto Make Believe. Anche la nascita di un figlio amatissimo non migliorerà la situazione e Hadley dovrà fare delle scelte...

Ho apprezzato questo romanzo per vari motivi. Innanzitutto, descrive molto bene gli anni Venti e l'atmosfera che vi si respirava e mi ha fatto scoprire alcuni lati di Hemingway che conoscevo poco. E' anche l'impietosa e acuta analisi di una storia d'amore, il che in generale è interessante, però vi avviso che è abbastanza triste, quindi non ve lo consiglio se state passando un brutto periodo, potrebbe darvi la mazzata finale. Detto questo, è molto coinvolgente e ben scritto, se ve la sentite è una buona lettura.


There are times when you feel sad and blue
Something's wrong, you don't know what to do
When you feel that way, stop and think awhile
Just make believe and smile...

Nora Bayes, Make Believe. Se vi va di ascoltarla la trovate qui: http://www.dailymotion.com/video/x8e6ng_nora-bayes-make-believe_music (purtroppo l'audio non è dei migliori).