domenica 30 giugno 2013

In lettura - 'L'amore in un clima freddo', Nancy Mitford



Fra le due guerre, nobili (o più o meno) inglesi ricchi che non hanno bisogno di lavorare e passano il tempo spettegolando e tessendo intrighi. Molto divertente, un po' una versione moderna dei romanzi di Georgette Heyer. La signora ritratta in copertina è l'autrice.



 
 
 
 
 
 

mercoledì 19 giugno 2013

100booksoffer at Book Depository - 25 hours


Domani su Book Depository, ogni quindici minuti, verrà messo in vendita un libro in offerta speciale. Volumi nuovi e spedizione gratis in tutto il mondo, come sempre. Maggiori informazioni qui.

domenica 16 giugno 2013

lunedì 10 giugno 2013

Quanto sono pagati i traduttori italiani? Poco


Avete mai pensato che spesso dietro ai buoni libri ci sono dei bravi traduttori? Un bravo traduttore è, secondo me, colui o colei che riesce a restituire la voce dell'autore e le sue sfumature, senza trasformarla, ma anche senza limitarsi a una resa pedissequa dell'originale (se fosse così, tutti potrebbero tradurre). Non è assolutamente facile e richiede moltissime capacità, ma spesso questo lavoro è pagato ben poco. Credo che non se ne parli abbastanza, quindi vi segnalo questo post sulle tariffe dei traduttori e in generale vi consiglio di seguire il blog Diario di una traduttrice editoriale, è pieno di spunti interessanti.

domenica 9 giugno 2013

Suggerimenti al volo


Dunque, poche righe per consigliare qualche libro che ho letto di recente.

1) 'Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare' di Paola Mastrocola (Guanda, 12 euro, 280 pagine). La Mastrocola, classe 1956, è docente di lettere in un liceo scientifico di Torino, quindi conosce bene la realtà dell'insegnamento. Il libro è rivolto ai professori, ai genitori e soprattutto ai ragazzi: in particolar modo ai molti che frequentano il liceo perché la famiglia ha deciso così ma che non hanno voglia di studiare. Non che sia tutta colpa loro: alle elementari e alle medie non si studia quasi più, si cerca di divertire i bambini, come se far capire loro che lo studio è fatto anche di sacrificio fosse un crimine immondo. Non c'è quindi da stupirsi se molti adolescenti sono svogliati, anche perché sanno che i genitori possono permettersi di mandarli a lezione (fra il corso di karatè e quello di pittura). Insomma, pensano di potersela cavare in qualche modo. Se però poi si iscrivono all'università, nessuno è più in grado di proteggerli e le lacune diventano evidenti. Perché, dunque, sprecare tanti anni?, si chiede giustamente la Mastrocola. Non sarebbe meglio se questi ragazzi potessero scegliere una scuola più adatta a loro, dove possano imparare un mestiere? A prima vista può sembrare una riflessione un po' classista, ma io credo che l'autrice sia nel giusto. In Italia è ancora diffuso il luogo comune secondo il quale gli istituti tecnici sono inferiori ai licei. Un bravo cuoco (o cameriere, idraulico, parrucchiere...), però, ha molte più opportunità lavorative di un qualsiasi diplomato di liceo o laureato in Giurisprudenza, tanto per citare una delle facoltà che vanno per la maggiore. Saper fare bene il proprio lavoro viene sempre riconosciuto, mentre ritrovarsi con un diploma strappato con il minimo dei voti di solito è di scarsa utilità. Nel libro la Mastrocola parla anche di molte altre cose, se volete farvi un'idea della scuola italiana attuale ve lo consiglio caldamente.

2) 'Calore e polvere' di Ruth Prawer Jhabvala (titolo originale: Heat and Dust, traduzione di Anna Lopez Nunes, Neri Pozza, 15.50 euro, 192 pagine). Il romanzo alterna alcuni capitoli ambientati nel 1923 ad altri che si svolgono negli anni Settanta. Siamo in India, che nel '23 faceva ancora parte dell'Impero Britannico, mentre negli anni Settanta era diventata un luogo di culto per i giovani occidentali, che si recavano là per studiare le filosofie orientali, meditare e allontanarsi dal consumismo. Nel 1923, la giovane inglese Olivia, frivola e un po' petulante, si trasferisce in India per seguire il marito Douglas, funzionario dell'Impero. Frequentano altri inglesi, ma presto Olivia si rende conto che la routine quotidiana è noiosissima: il marito esce al mattino presto e torna stanco la sera tardi e a lei non resta - in una casa piena di servitori - che suonare il piano e fare visite di cortesia alle altre signore, con le quali non ha molto in comune. C'è solo una persona che la attira: il Nawab, un principe indiano dalla condotta ambigua, affascinante e misterioso al tempo stesso, o forse affascinante proprio perché misterioso. Sebbene il marito e gli amici non approvino questa frequentazione, il rapporto che lega Olivia al Nawab si farà sempre più intenso... Cinquant'anni dopo, una nipote di Olivia ripercorrerà le sue tracce cercando di comprendere la storia dell'antenata e rivivrà in prima persona le medesime esperienze. 'Calore e polvere' parla d'amore, ma secondo me questo è in parte un pretesto per porre al lettore l'interrogativo che fa da filo rosso del romanzo: è davvero possibile comprendere una cultura radicalmente diversa dalla propria? Può esistere una comunicazione autentica fra persone provenienti da paesi molto differenti?




3) 'Ragazze di campagna' di Edna O'Brien (titolo originale: The Country Girls, traduzione di Vincenzo Mantovani, Feltrinelli, 288 pagine, 7.23 euro. Al momento non è disponibile, io l'ho comprato usato). In questo romanzo - il primo di una trilogia - si raccontano l'infanzia e l'adolescenza di Caithleen e Baba (diminutivo di Bridget), cresciute nella campagna irlandese e educate da suore severissime - solo per tre anni, perché poi riescono a farsi espellere dal collegio e a fuggire da una vita fatta di preghiere, freddo e cavoli bolliti. Caithleen è figlia di un proprietario terriero alcolizzato e violento, mentre il padre di Baba è un mite veterinario e sua madre è una bella donna 'molto libera'. Caithleen è tranquilla e romantica, mentre Baba è impertinente e sfacciata fino al limite della maleducazione. Pur essendo così diverse, le due ragazzine stringono un'amicizia che durerà nel tempo. Sono rimasta particolarmente colpita dal tono della narrazione: è semplice e schietto anche nel descrivere i momenti più difficili, ma non risulta mai lamentoso. È la voce di una donna che sa che la vita non è facile e cerca di migliorare la situazione come può. Forse è la voce dell'Irlanda, un paese che per molto tempo ha vissuto all'ombra di grandi potenze, che è stato attraversato da conflitti sanguinosi ma non si arrende e vuole mostrare la propria forza e la propria bellezza.
Qui potete trovare un'intervista realizzata dal Guardian a Edna O'Brien, nella quale si può anche vedere che la signora porta benissimo i suoi ottanta e passa anni.


 





domenica 2 giugno 2013

Un suggerimento al volo - Guilty pleasure: 'Al servizio della mia regina' (Paul Burrell)



Confesso: seguo con interesse il gossip sulle famiglie reali e in particolare quello sui Windsor. Credo che i nobili siano sostanzialmente dei parassiti, ma i pettegolezzi sulla loro vita mi appassionano, quindi non ho potuto resistere quando mi sono trovata davanti questo:




(Traduzione di Renata Moro, 495 pagine, 12 euro. A mia discolpa posso dire che l'ho acquistato in un negozio di libri usati e l'ho pagato due euro)

Paul Burrell, originario di un piccolo centro del Derbyshire infestato dall'odore di zolfo e catrame proveniente dalle miniere, poco dopo gli studi superiori viene assunto a Buckingham Palace come valletto e dopo un anno diventa valletto personale della regina Elisabetta. Dopo dieci anni, nel 1987, viene trasferito a Highgrove, la residenza di campagna di Diana e Carlo, e dopo la separazione della coppia segue Diana a Kensington Palace e lavora come maggiordomo della Principessa di Galles fino alla sua morte. Durante gli anni trascorsi al servizio di Diana ha stabilito con lei un legame che va ben oltre il rapporto tradizionale che intercorre fra un datore di lavoro e un dipendente (soprattutto a Buckingham Palace): la principessa prende l'abitudine di confidarsi con lui, gli fa avere delle copie di documenti importanti, chiede il suo consiglio su molte questioni pubbliche e private. Lui la accompagna nei viaggi e nelle missioni umanitarie ed è sempre pronto ad offrirle conforto nei momenti peggiori. In effetti, il ritratto che emerge di Diana - nonostante gli evidenti sforzi agiografici di Burrell - è quello di una donna piuttosto insicura di sè e fragile, a disagio nei palazzi reali e sempre bisognosa dell'approvazione altrui. Mi ha ricordato un po' la principessa Sissi, un'altra figura tormentata e spesso in fuga dal rigido cerimoniale di corte (non dai lussi che la vita imperiale offriva, ovviamente, e chi visita Schönbrunn rimane colpito dallo sfarzo della vita chi vi si conduceva). Diana è interessante dal punto di vista sociologico per il suo rapporto con i media e probabilmente ha cambiato alcune delle norme che regolavano l'interazione fra la casa reale e la stampa e la televisione. Se volete leggere qualcosa di specifico su questo argomento, vi suggerisco 'La principessa nel paese dei mass media' di Paolo Mancini, di cui trovate due estratti qui.
'Al servizio della mia regina' è molto dettagliato, forse anche un po' troppo: quasi cinquecento pagine su lady Diana sono parecchie, quindi lo consiglio solo ai veri appassionati. Gli ultimi capitoli sono dedicati al racconto dei problemi personali di Burrell, che dopo la morte di Diana fu accusato di aver rubato vari oggetti che la principessa gli aveva regalato (almeno, questo è quello che lui sostiene).




(Vi serve qualche suggerimento per il giardino? Seguite i consigli del principe Carlo!)