mercoledì 12 agosto 2020

Tanti piccoli fuochi di Celeste Ng: com'è difficile essere madri

 Celeste Ng non è una novità su questo blog: alcuni anni fa avevo parlato del suo romanzo d’esordio in questo post. In Everything I Never Told You, l’autrice americana di origine cinese raccontava con grande capacità di introspezione psicologica le vicende di una famiglia i cui membri, schiacciati dal peso di un’identità difficile da gestire, vivono nel silenzio e nella sofferenza. L’esplorazione del tema dell’identità personale ritorna in Tanti piccoli fuochi e ad essa si affianca la riflessione su un’altra tematica: la maternità, compiuta o mancata. Lo sfondo della storia è la cittadina (non immaginaria) di Shaker Heights, in Ohio, che l’autrice conosce bene, perché vi è cresciuta. Shaker Heights è stata fondata agli inizi del Novecento con una pianificazione urbana estremamente rigida e tutt’ora molti aspetti della vita della comunità sono regolati con grande precisione: per esempio, la spazzatura deve essere lasciata sul retro delle case e non di fronte, dove non sarebbe bella da vedere. 

Questo video racconta di bravi cittadini con valori solidi, ambiziosi, grandi lavoratori, impegnati nella vita della comunità: insomma, l’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Elena Richardson, una delle protagoniste del romanzo, incarna proprio questo spirito: ha progettato la propria vita senza lasciare nulla al caso. Prima gli studi, poi il lavoro come reporter nel giornale locale, in parallelo il matrimonio e l’arrivo dei quattro figli. È precisa, affidabile, non ha vizi, fa attività fisica regolarmente, tutto nelle sue giornate è pianificato con cura. E quindi, come mai all’inizio del romanzo la troviamo scarmigliata e in vestaglia, che assiste impotente e atterrita all’incendio della sua bella casa, causato dai tanti piccoli fuochi del titolo? E dov’è Izzy, la figlia minore, la pecora nera, quella che Elena non è mai riuscita a comprendere? Per rispondere a queste domande, bisogna riavvolgere il nastro fino all’arrivo a Shaker Heights di Mia, artista afroamericana dall’animo vagabondo, e di sua figlia, l’adolescente Pearl. Viaggiano sole, su una vecchia auto carica dei loro pochi averi. Hanno girovagato per gli Stati Uniti, e Mia ha promesso alla figlia che finalmente si fermeranno. Elena si interessa a quella donna dalla vita così diversa della sua, e decide di fare un’opera buona offrendole di abitare in un appartamento di sua proprietà in cambio di alcuni lavori domestici. Mia e Pearl entrano così di soppiatto nel ménage familiare dei Richardson, e la ragazza fa amicizia con i figli di Elena, affascinata dalla loro sicurezza in sé stessi. La tranquilla quotidianità di Elena deraglia bruscamente quando una sua amica di vecchia data e il marito, dopo anni di infruttuosi tentativi di avere figli, riescono a diventare genitori di una deliziosa bambina cinese, abbandonata davanti a una caserma dei pompieri in una fredda notte d’inverno. Veniamo a scoprire che Bebe Chow, la madre della piccola, è una conoscente di Mia. La giovane donna, clandestina, era stata lasciata dal fidanzato, e ritrovatasi sola e senza denaro in un paese straniero, in preda alla disperazione era arrivata alla dolorosa decisione di separarsi dalla bambina. Se ne era pentita però ben presto, e quando scopre che la sua May Ling, adesso rinominata Mirabelle, è stata adottata, decide di avviare una battaglia legale per riaverla. La maternità si declina in modi diversi in Elena, Mia, Bebe e Linda, la madre adottiva di May Ling/Mirabelle. Elena desiderava una famiglia numerosa e l’ha ottenuta, ma non riesce a stabilire un contatto con la ribelle Izzy, che forse le assomiglia più di quanto sia disposta ad ammettere; Mia, madre giovane e single, magari non aveva programmato di crescere una figlia, ma quando se l’è ritrovata fra le braccia si è resa conto di amarla moltissimo. Bebe ha tentato disperatamente di dare alla sua bambina l’opportunità di una vita migliore, ma si rende conto (troppo tardi?) che le cose avrebbero potuto andare diversamente, mentre Linda, esasperata dagli aborti spontanei, vede in Mirabelle l’unica chance di realizzare il proprio desiderio di diventare madre, costi quel che costi.

Celeste Ng si conferma una narratrice di talento, abilissima nell’indagare la psicologia, i pregi e i difetti dei propri personaggi. Dal romanzo è stata tratta la serie omonima disponibile su Amazon Prime Video. L’ho iniziata e gli attori scelti mi sembrano perfetti, ma ho notato che alcuni elementi sono stati modificati rispetto al libro, quindi probabilmente non è una trasposizione del tutto fedele.

Traduzione di Manuela Faimali, Bollati Boringhieri, 374 pagine, 14 euro, ebook disponibile. 



giovedì 30 luglio 2020

Festival della Mente 2020

E' disponibile online il programma del Festival della Mente, che si terrà a Sarzana (SP) il 4, 5 e 6 settembre e avrà come filo conduttore il tema del sogno, declinato in ambito scientifico, artistico e umanistico. Quest'anno, nel rispetto delle norme di prevenzione del Covid-19, il Festival si svolgerà in un formato ridotto e rinnovato: sono previsti circa venti incontri in presenza con il pubblico, che verranno trasmessi contemporaneamente in live streaming sul sito del Festival e su Facebook e YouTube, e sei contributi video di ospiti internazionali, visibili online sul sito e sui canali social. Trovate tutte le informazioni e il programma completo qui.

sabato 6 giugno 2020

I Miserabili di Ladj Ly

Regia di Ladj Ly, sceneggiatura di Ladj Ly, Giordano Gederlini, Alexis Manenti
In Italia dal 18 maggio 2020, trailer

Non vado al cinema, come tutti, da un sacco di tempo. Non sono un’appassionata cinefila, ma se c’è un film che mi sembra promettente lo guardo volentieri, e poi, anche nell’epoca di Netflix, Amazon, serie e film on demand, per me il cinema mantiene un certo fascino. D’inverno entri verso le cinque, magari fuori c’è ancora un po’ di luce, ti sistemi nella poltroncina, intorno c’è odore di popcorn, guardi il film e quando torni alla tua vita di tutti i giorni si è fatto buio, però per quelle due ore con la testa sei stato da un’altra parte. È un’esperienza che un po’ mi manca, così, quando ho scoperto l’esistenza di Mio Cinema, ho pensato che potesse valere la pena di provare. Mio Cinema è una piattaforma che nasce dalla collaborazione fra Lucky Red, Circuito Cinema e My Movies e consente di vedere le pellicole in streaming. Il 40% dei guadagni va alle sale cinematografiche e potete scegliere la sala a voi più vicina, che mi sembra un modo concreto per sostenere i lavoratori del mondo dello spettacolo. La pellicola scelta per inaugurare Mio Cinema è I Miserabili di Ladj Ly, classe 1978, attore, regista e sceneggiatore francese, nato da genitori originari del Mali. Come ho già detto, non sono esperta di cinema e confesso che non conoscevo questo regista, ma ho letto che è nato e cresciuto a Montfermeil (resa famosa dal capolavoro di Victor Hugo) ed è molto interessato alle tematiche sociali. Infatti, all’inizio del film troviamo un gruppo di ragazzini che da Montfermeil prendono la metropolitana, muniti di bandiera francese, per andare in centro a vedere la finale dei Mondiali di calcio. Si canta tutti insieme la Marsigliese, la Francia vince e si fa festa, poi si torna tutti a casa, che per loro è una banlieue con vicoli e palazzoni che mi hanno ricordato Le Vele di Scampia che fanno da sfondo a Gomorra. Nel frattempo, nella Brigata Anti Criminalità del quartiere è arrivato un poliziotto nuovo, Stéphane, che viene assegnato alla squadra di Chris e Gwada. I due lavorano insieme da anni e fanno il gioco del poliziotto buono e poliziotto cattivo, portano Stéphane a visitare il loro piccolo regno, lo prendono un po’ in giro, come tocca ai nuovi arrivati. Ci rendiamo subito conto che il senso della misura non è fra le doti di Chris: perquisisce delle ragazze come se fossero una sua proprietà, vuole entrare in un appartamento anche se non ha un mandato, ma per fortuna Gwada riesce a mediare con gli abitanti di Montfermeil. I ragazzini sono allo sbando, fra criminali e famiglie che non sono in grado di occuparsi di loro, e l’unico punto di ritrovo è la moschea, dove gli imam offrono la merenda ai ragazzi e li indottrinano. La miccia che fa esplodere il fragilissimo equilibrio di Montfermeil è la scomparsa di un cucciolo di leone del circo appena arrivato nel quartiere. In uno scontro fra i poliziotti e i ragazzi, a Gwada parte un colpo e Issa, un ragazzino, cade a terra, sotto lo sguardo inorridito di Stéphane. Ma non sono solo i protagonisti a osservare la scena: dall’alto, l’accaduto viene ripreso da un drone, partito da uno dei palazzoni. Chris ci mette poco a capire che se il video arrivasse ai giornali, lui e i colleghi potrebbero dire addio al lavoro. Parte così una caccia frenetica, fra inseguimenti, trattative e tentativi di negoziazione, in un gioco delle parti in cui non si sa più chi sta dalla parte della legge e chi no. Cos’è, poi, la legge? Quella cosa che nel 2005 ha soffocato la collera degli abitanti delle banlieue? Hanno ragione i poliziotti o i ragazzini che non vedono un futuro davanti a sé? I Miserabili è un film asciutto, quasi un documentario, che come stile mi ha ricordato Sorry We Missed You di Ken Loach, del quale vi avevo parlato in questo post. Ci sono tanti chiaroscuri, perché la realtà che si racconta è complessa, e alla fine della giornata chi si guarda allo specchio rischia di non riconoscersi più. Non ci sono facili soluzioni, ma è palpabile il disagio di chi è costretto a vivere fra edifici fatiscenti, in mezzo alla criminalità e al degrado, sentendosi dimenticato dalle istituzioni. I Miserabili ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes del 2019 ed è stato scelto per rappresentare la Francia agli Oscar.

lunedì 11 maggio 2020

Rolli Days Digital Week

Vi segnalo che dal 16 al 23 maggio sarà possibile visitare online i Palazzi dei Rolli di Genova, dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco nel 2006. Verranno infatti messi online dei video tramite i quali si potranno fare dei tour virtuali accompagnati da divulgatori scientifici. Per partecipare non è necessario iscriversi né essere sui social e trovate tutte le informazioni qui.

giovedì 7 maggio 2020

Il Salone del libro ai tempi del Coronavirus

Come vi avevo accennato un po' di tempo fa in questo post, per ovvi motivi quest'anno non sarà possibile andare fisicamente al Salone del libro di Torino. Ricordo lunghe file agli ingressi, spettatori uno accanto all'altro alle conferenze, tante persone che curiosavano fra gli espositori dei libri. Ma il Salone non ci abbandona: ho scoperto che si svolgerà online dal 14 al 17 maggio (potete trovare il programma, in via di aggiornamento, qui). In attesa di poter tornare ad affollare il Salone, gustiamocelo da casa.

sabato 2 maggio 2020

Anche la bellezza ci salverà: il Museo degli azulejos di Lisbona

Avete mai visitato il Museo degli azulejos di Lisbona? Io no, e confesso che di queste piccole opere d’arte sapevo solo che si trattava di piastrelle di ceramica smaltata originarie del Portogallo. In questi giorni, però, mi sono imbattuta nel sito del Museu Nacional do Azulejo, che ha reso disponibile online la propria collezione tramite una collaborazione con Google Arts & Culture. Ho scoperto che in una piccola formella possono essere racchiusi dei capolavori, e l’unione di tante piastrelle può dare vita a un’enorme veduta panoramica di Lisbona prima della distruzione causata dal terremoto del 1755, a scene a tema religioso, decorazioni policrome, rappresentazioni figurative ricche di dettagli tutti da scoprire, fino a opere astratte del ventesimo secolo. Vi invito a curiosare in questa esposizione e spero che, come me, rimarrete affascinati dalla brillantezza dei colori e dalla varietà delle scene ritratte negli azulejos conservati a Lisbona.

venerdì 24 aprile 2020

Anche la bellezza ci salverà: Andy Warhol a Palazzo Blu

Nel 2013, Palazzo Blu (Pisa) ha dedicato una mostra a Andy Warhol, ricostruendo il suo percorso artistico dalle famose lattine di zuppa Campbell e gli iconici ritratti di Marilyn Monroe, Mao e tanti altri personaggi famosi, passando per una riflessione sul lato più oscuro della società americana con la serie incentrata sulla sedia elettrica, fino alle monumentali tele che raffigurano l'eruzione del Vesuvio. Se non avevate avuto l'occasione di visitare la mostra, o se volete ripercorrerla, cliccate qui. Già che ci siete, potete curiosare nei saloni del palazzo, in origine dimora nobiliare di un'importante famiglia dell'Ottocento, e scoprire gli arredi e le opere d'arte dell'epoca. Buona visita!

mercoledì 22 aprile 2020

Anche una risata ci salverà: la Signora delle camelie secondo Proietti

Come state? Oggi vi propongo un'edizione speciale della rubrica Anche la bellezza ci salverà, in veste comica, e vi invito a scoprire una versione inedita della Signora delle camelie, il romanzo di Alexandre Dumas al quale Verdi si ispirò per il libretto della Traviata. Gigi Proietti ha il ruolo di un attore di teatro bisognoso di denaro, un po’ smemorato e con qualche piccolo problema di udito, che per caso si trova a interpretare l’innamorato di Margherita, ridotta in fin di vita dalla tisi. Sembrerebbe tutto pronto per il finale tragico, ma non è ancora detta l’ultima parola.




Se invece preferite rimanere fedeli all’opera di Verdi, gustatevi il brindisi Libiamo ne’ lieti calici. 



giovedì 16 aprile 2020

Anche la bellezza ci salverà: Music For Hope di Andrea Bocelli


Prendete la voce di Andrea Bocelli, unitela a uno scenario d'eccezione come il Duomo di Milano deserto e godetevela gratuitamente  dal divano di casa: tutto questo è Music For Hope, il concerto che il tenore toscano ha tenuto in diretta YouTube il giorno di Pasqua. Se l'avete perso, niente paura: potete rivederlo con calma da qui. Tutto il concerto è molto bello, ma ho trovato particolarmente suggestivo il brano finale, Amazing Grace, che Bocelli ha eseguito sul sagrato del Duomo. Buon ascolto!

martedì 7 aprile 2020

Anche la bellezza ci salverà: un giro al Met


Il Metropolitan Museum of Art di New York, o più semplicemente detto Met, permette di esplorare le sue collezioni rimanendo comodamente seduti in poltrona o sdraiati sul divano di casa vostra. Per immergervi ancora di più nell'atmosfera della Grande Mela, sarebbero perfetti un hot dog o un donut, ma se non li avete anche un panino al prosciutto o una fetta di torta andranno benissimo. Potete partire con un tour virtuale degli spazi del museo, passare alla collezione delle armi e armature, curiosare nelle stanze di un tempo, esplorare l'arte dei nativi americani, scoprire il restauro digitale di un dipinto del Settecento, analizzare la storia della moda e molto altro. Divertitevi e mi raccomando, state a casa!

venerdì 3 aprile 2020

Anche la bellezza ci salverà: la casa di Monet

Come va? In questa puntata della rubrica vorrei portarvi a visitare la casa di Monet a Giverny, in Normandia, dove il pittore ha vissuto 43 anni. Sarà che adoro l'Impressionismo, ma vi confesso che mi è piaciuto moltissimo esplorare le stanze luminose e colorate di questa abitazione, perdermi nell'osservare i dettagli, contemplare i tantissimi quadri che fanno bella mostra di sé nello studio del maestro e vedere il celebre ponticello raffigurato in molte opere. Forse in questo momento particolare ho apprezzato ancora di più la luce, i colori e l'atmosfera di serenità che si percepisce percorrendo, seppure virtualmente, queste stanze. Buona visita!



Lo stagno delle ninfee, 1899, Metropolitan Museum of Art


lunedì 30 marzo 2020

Anche la bellezza ci salverà: il busto di Nefertiti


Oggi andiamo al Neues Museum di Berlino e in particolare nella stanza 19 della sezione dedicata all'antico Egitto, dove si può ammirare il busto della regina Nefertiti. Mi ha sempre affascinato la solennità di questa scultura, che attraverso i millenni ci consegna un volto calmo, quasi ieratico, con i tratti regolari, permeati da una bellezza attualissima anche ai giorni nostri. A essere un po' frivoli, vogliamo parlare del trucco perfettamente applicato? Credo che tante makeup artist potrebbero imparare molto da quest'opera. Il nome Nefertiti, peraltro, significa “La bella è arrivata” e la regina viene definita come “signora di gioia, dispensatrice di grazia, che dona felicità a chi ode la sua voce”. 




A voi quale impressione suscita?

venerdì 27 marzo 2020

Anche la bellezza ci salverà: l'Infinito di Leopardi


Ormai forse si sarà capito che con questa rubrica del blog mi piace vincere facile, come diceva una pubblicità di qualche anno fa. Infatti, cosa c'è di più bello della poesia e a tale proposito come non citare l'Infinito di Giacomo Leopardi? È difficile non rimanere affascinati dalla descrizione dei sovrumani silenzi e della profondissima quiete che il poeta tratteggia con poche pennellate essenziali ed estremamente suggestive. Il testo è arricchito dalla stupenda interpretazione di Vittorio Gassman.




Cosa state leggendo in questo periodo? Io ho iniziato Guerra e pace, che volevo leggere da un po' ma continuavo a rimandare per motivi di tempo.
Informazione di servizio: il Salone del Libro di Torino, che avrebbe dovuto svolgersi a maggio, è stato rimandato a data da destinarsi (maggiori informazioni qui).

lunedì 23 marzo 2020

Anche la bellezza ci salverà: la Primavera di Botticelli

Come state? Oggi vorrei portarvi in una visita virtuale agli Uffizi e precisamente a vedere la Primavera di Sandro Botticelli. Ho scelto quest'opera un po' perché, ovviamente, si collega alla stagione nella quale siamo appena entrati, ma anche perché trovo che la sua celebrazione dell'amore e dell'armonia possano darci speranza e ottimismo verso il futuro in questo momento non felice. Qui trovate la scheda degli Uffizi, nella quale potete osservare vari dettagli del quadro. Da qua invece potete partire per un vero e proprio giro del museo, di palazzo Pitti e del Giardino di Boboli senza muovervi da casa vostra. 



venerdì 20 marzo 2020

L'albero della vergogna di Ramiro Pinilla





Se è vero che, come dicono gli inglesi, non bisogna giudicare un libro dalla copertina, è anche vero che la bellissima copertina de L'albero della vergogna ci introduce subito nella storia raccontata nel romanzo. In primo piano, infatti, troviamo un uomo di spalle, perso nella contemplazione di un albero maestoso. Siamo nel 1966 e a Gexto, piccola comunità nei Paesi Baschi, l'uomo è conosciuto semplicemente come “il pover'uomo della baracca”. Da circa trent'anni, infatti, vive in una misera casupola di assi e lamiera, senza luce né acqua corrente, e trascorre il tempo curando un albero di fichi (o forse fioroni?). Lo annaffia con attenzione, allontana gli animali di passaggio e respinge le offerte di acquisto del terreno del vicino, convinto che sotto al fico ci sia chissà quale tesoro. Nel tempo, si è sparsa la voce che l'uomo sia una specie di santone e arrivano frotte di pellegrini, ma l'uomo sembra quasi non accorgersi della loro presenza. Ogni tanto riceve la visita di un piccolo gruppo di uomini e di una ragazza, e proprio questo ci porta all'immagine che intravediamo vicino all'albero: alcuni adulti e, in mezzo a loro, un bambino. Nella lunga narrazione (o confessione?) fatta in prima persona dall'uomo scopriamo che il suo nome è Rogelio Cerón e trent'anni prima, poco più che ventenne, faceva parte di un gruppo di falangisti, la milizia che, durante la guerra civile precedente alla dittatura di Francisco Franco, eliminava gli oppositori del Caudillo e in particolare i comunisti. In un clima di terrore, nel quale le delazioni servivano spesso a sanare vecchi rancori o a ottenere piccoli vantaggi, moltissime persone venivano prelevate dalle loro case nel cuore della notte e non facevano più ritorno. È proprio in una di queste notti che Rogelio e i suoi compagni portano via un maestro di scuola e uno dei suoi figli, fra le grida delle donne di casa e sotto gli occhi del piccolo Gabino, il figlio minore. Gabino non pronuncia una parola, ma il suo sguardo è talmente carico di odio che Rogelio vi legge una promessa di vendetta. Notte dopo notte, questo pensiero si impossessa della sua mente e il senso di colpa pervade la sua vita, insieme al desiderio di espiazione. L'albero della vergogna è un racconto magistrale di dolore e vendetta, una riflessione sulle motivazioni che spingono le persone ad agire in un certo modo - Rogelio non è molto convinto dai proclami della Falange, eppure ha deciso di farne parte -, ma anche una richiesta struggente di comprensione e di perdono. Con una scrittura semplice e asciutta, l'autore ci consegna il ritratto di un uomo nel quale i ruoli di carnefice e di vittima, all'inizio ben distinti, finiscono per sovrapporsi. È una narrazione ipnotica, a tratti quasi intrisa di magia, profondamente toccante. Credo che sia uno dei romanzi più belli che ho letto negli ultimi mesi e spero che vengano pubblicate in Italia anche le altre opere di Ramiro Pinilla.
Traduzione di Raul Schenardi, Fazi, 279 pagine, 18 euro, ebook disponibile. 

mercoledì 18 marzo 2020

Anche la bellezza ci salverà: Habanera cantata da Maria Callas


Oggi vorrei ascoltare insieme a voi, seppure in modo virtuale, l'aria Habanera (L'amour est un oiseau rebelle) della Carmen, interpretata da Maria Callas. Trovo che questo brano esprima molto bene una concezione dell'amore della quale probabilmente più o meno tutti noi abbiamo fatto esperienza, almeno una volta nella vita: qualcosa di sfuggente, inafferrabile, capriccioso. Quando lo cerchiamo non si fa vedere e nel momento in cui meno ci pensiamo si presenta. Va e viene come vuole, è sordo a minacce e preghiere e non conosce leggi. La superba interpretazione di Maria Callas aggiunge profondità e sfumature al testo.





Una curiosità: se vi fa venire in mente dei gatti, forse è perché avete sentito il motivetto nel più famoso cartone animato della Disney dedicato ai piccoli felini.



lunedì 16 marzo 2020

La ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier: l'imprevedibilità dei fili che compongono le nostre vite


Nel 1932, Violet Speedwell ha trentotto anni, ha perso l'uomo che amava nella Grande Guerra e sembra rassegnata a far parte della schiera di quelle che i giornali definiscono “donne in eccedenza”, cioè donne non più giovanissime senza possibilità di sposarsi. Anche suo fratello George non ha fatto ritorno dalla guerra, il padre è morto e l'altro fratello, Tom, si è fatto una famiglia, quindi ci si aspetta che Violet rimanga a casa per accudire la madre, anziana e incattivita dai lutti. Violet, però, non riesce più a sopportare la soffocante atmosfera familiare e quando nella ditta di assicurazioni in cui lavora arriva la possibilità di un trasferimento a Winchester coglie l'occasione al volo. In realtà si allontanerà solo di pochi chilometri, ma potrà vivere per conto proprio, anche se a costo di grandi sacrifici economici. 







A Winchester scopre un'associazione di ricamatrici che realizzano cuscini per la cattedrale e, sebbene non sia esperta di ago e filo, decide di entrare nel gruppo. L'idea di creare qualcosa che resista agli assalti del tempo la attira e fa presto amicizia con la spigliata Gilda, sulla quale però fra le ricamatrici girano dei pettegolezzi. A Winchester il suo destino si intreccia anche con quello del campanaro Arthur, più anziano di lei e sposato con una donna distrutta dalla perdita del figlio, ma irresistibile. Violet scopre così di essere molto più coraggiosa di quello che pensava, accetta le sfide che incontra sul proprio cammino e prende delle decisioni in cui crede davvero, anche se sono inconcepibili per la mentalità dell'epoca in cui vive. Tracy Chevalier ci regala ancora una volta il riuscitissimo ritratto di una protagonista estremamente umana e ci mostra come a volte i fili che compongono le nostre vite possano combinarsi in modi imprevedibili e portarci verso strade inaspettate.

Traduzione di Massimo Ortelio, ed. Neri Pozza, 287 pagine, 18 euro, ebook disponibile.




sabato 14 marzo 2020

Anche la bellezza ci salverà: I limoni di Montale


Ho deciso di inaugurare una rubrica del blog per parlare, in questo momento storico non semplice, di bellezza. Bellezza in senso ampio: poesia, pittura, scultura, musica, tutti elementi forse non necessari per sopravvivere, ma che migliorano la nostra vita. Creazioni che ci aiutano a superare un periodo negativo, ci aiutano a vedere la luce in fondo al tunnel e ci rendono persone un po' migliori di quello che siamo. Oggi quindi vi propongo la poesia I limoni di Eugenio Montale, con la voce di Nando Gazzolo e accompagnata da bellissime immagini. Ho scelto questo testo perché mi sembra particolarmente adatto a regalare qualche istante di felicità nei momenti grigi, seppure attraverso una porta semi chiusa, dalla quale possiamo intravedere l'oro dei limoni.



mercoledì 11 marzo 2020

Serie


Si era detto di parlare di serie da vedere in questo periodo? Ecco qui. La prima di cui vi racconto è in realtà un documentario in quattro puntate, disponibile su Netflix, intitolato Trump: un sogno americano. A partire dal 1975, questa miniserie ricostruisce il percorso professionale e personale dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Il documentario, grazie a interviste con amici e stretti collaboratori di The Donald e filmati di Trump stesso, delinea un ritratto complesso e non proprio lusinghiero del miliardario di New York, che viene descritto come un uomo profondamente insicuro, che ha sofferto il rapporto con un padre con pretese troppo elevate e non si è mai sentito davvero accettato dall’establishment. Di qui lo sfoggio a volte francamente pacchiano della propria ricchezza (sembra che Trump faccia mettere ovunque lavandini rivestiti d’oro), l’esigenza di apporre il proprio cognome su tutto ciò che possiede, l’uso continuo di iperboli e superlativi nel parlare. Emerge anche la psicologia di un uomo competitivo in modo malsano, che vuole affermarsi anche a costo di schiacciare chiunque sia in disaccordo con lui, e non esita a ricorrere a intimidazioni e minacce per raggiungere i propri scopi. Trump: un sogno americano è un’ottima miniserie per conoscere meglio il passato del presidente degli Stati Uniti. Sapevate che un suo sostenitore cercò di convincerlo a candidarsi alle presidenziali già nel 1987?




Passiamo poi a L'altra Grace, sempre su Netflix, miniserie tratta dal romanzo di Margaret Atwood del quale vi avevo parlato qui. L'autrice ha collaborato alla produzione della serie, infatti la trasposizione filmica riproduce fedelmente il testo narrativo. Come nel libro, anche qui l'enfasi è sulla difficoltà di raggiungere una verità definitiva, se poi esiste davvero. Grace è un'ottima narratrice, come Sheherazade, ma lo spettatore si rende conto che è lei la prima a modificare i fatti: si contraddice, fornisce versioni diverse degli eventi, indugia su alcuni particolari e ne tralascia altri. Racconta selezionando ciò che pensa possa interessare a chi la ascolta e afferma di non avere memoria di fatti cruciali. Spiega di aver detto alcune cose dietro consiglio del suo avvocato e accusa i giornalisti di aver stravolto le sue parole. Il dottor Jordan, che sta tentando di ricostruire come funziona la mente di Grace, si trova più volte spiazzato, di fronte a trabocchetti e false piste. Vaga fra incubi, desideri, voci che potrebbero essere quella di Grace o l'espressione di un'altra persona. Forse l'unico momento in cui Grace ha la possibilità di raccontare la propria verità è quando cuce la propria trapunta con la tecnica del patchwork, cioè l'unione di diversi pezzi di stoffa. Sceglie con cura quali ritagli inserire e come posizionarli e il risultato finale rappresenta la sua testimonianza definitiva. Questa miniserie è affascinante quanto il romanzo da cui è tratta: un'immersione totale nella mente oscura e complessa di una giovane donna che potrebbe essere un'assassina o potrebbe non esserlo. 





Un'altra serie che ho seguito con interesse è McMafia, visibile su Amazon Prime Video e ispirata a questo libro. Il protagonista, Alex Godman, è il giovane rampollo di una famiglia russa, residente da anni a Londra. In patria, il padre di Alex è stato un pericoloso criminale caduto in disgrazia ed esiliato in Inghilterra. Alex ha frequentato le scuole più prestigiose, ha studiato economia a Harvard e ha creato una piccola impresa di gestione di fondi di investimento. Vive serenamente con la sua fidanzata e vorrebbe condurre un'esistenza tranquilla nel rispetto della legge, ma sfuggire all'ingombrante passato familiare si rivela più complesso del previsto e Alex si ritrova invischiato in una rete di traffici illeciti, riciclaggio di denaro e boss criminali senza scrupoli. L'aspetto che ho trovato più affascinante è il ritratto della mafia moderna, ormai lontana da sicari e teste di cavallo, formata invece da criminali con abiti dal taglio impeccabile, perfettamente a loro agio in mezzo a avvocati e banchieri. Come tutta la realtà che ci circonda, inoltre, la mafia ormai è globale: un uomo che dà indicazioni tramite computer a Mumbai può muovere partite di droga in Lettonia. McMafia non è una serie piena di adrenalina e scene di azione, tuttavia la psicologia dai personaggi e la loro evoluzione sono tratteggiate con cura. Al momento è disponibile solo la prima stagione, ho letto che la seconda dovrebbe essere in lavorazione ma non ho trovato altre informazioni.




Mi è piaciuta anche Homecoming (Amazon Prime Video), nella quale Julia Roberts interpreta Heidi Bergman, un'assistente sociale scrupolosa e appassionata, che lavora presso l'Homecoming Transitional Support Centre, una struttura governativa che fornisce supporto agli ex soldati che cercano di reinserirsi nella vita civile. La donna si interessa in modo particolare a un giovane di nome Walter, ma capiamo subito che qualcosa non è andato come previsto perché si alternano scene in flashback ad altre nel presente, nelle quali troviamo Heidi che lavora come cameriera. La donna viene contattata da un funzionario del Dipartimento della Difesa che sta cercando informazioni proprio su Walter e questo apre una serie di interrogativi sul perché Heidi non lavori più all'Homecoming Centre e cosa davvero avvenisse in quel luogo. La seconda stagione è confermata, ma il ruolo di protagonista sarà affidato alla cantautrice a attrice americana Janelle Monáe.




A Carnival Row avevo dedicato qualche tempo fa un post che potete trovare qui.

Bonus: ho iniziato anche Hunters, mi sembra intrigante (in sintesi: cacciatori di nazisti negli anni Settanta in America), però ho visto solo due puntate, quindi per ora non vi so dire altro. Se invece anche voi alla fine degli anni Novanta seguivate le avventure della Tata su Italia1 e sentite un po' di nostalgia per le sue battute, i capelli cotonati e gli sguardi d'intesa con il maggiordomo Niles, sappiate che su Amazon Prime Video sono disponibili tutte le stagioni (in lingua originale). Buona visione a tutti!  



martedì 10 marzo 2020

Stiamo a casa


Credo che in questo momento sia veramente importante condividere e mettere in pratica il più possibile quello che ci viene richiesto dallo Stato: stiamo a casa. So che molte persone devono comunque uscire per recarsi al lavoro, ma oltre a questo cerchiamo di essere tutti responsabili e evitiamo di mettere a rischio la nostra salute e quella degli altri. Il Coronavirus non è un'influenza e può avere conseguenze gravi per tutti: il paziente 1 di Codogno è un uomo giovane, dinamico e sportivo, che comunque ha dovuto trascorrere due settimane in terapia intensiva. Se non adottiamo tutti misure di prevenzione del contagio, presto potrebbero non esserci posti in terapia intensiva per i pazienti che ne hanno bisogno. Chi va a sciare o in crociera, alle feste, all'aperitivo etc non è furbo, è irresponsabile. Le prossime settimane saranno cruciali per monitorare l'andamento dei contagi, quindi non facciamoci prendere dal panico, non diffondiamo fake news e seguiamo le indicazioni delle autorità. Sfruttiamo questo periodo come un'opportunità per fare una telefonata a un amico che non sentiamo da tempo, cucinare insieme ai nostri familiari, giocare a Monopoli (o Risiko, Battaglia Navale, quello che preferite), leggere un libro, fare una full immersion di serie su Sky, Netflix o Amazon Prime Video. Nei prossimi giorni vorrei pubblicare un post su alcune serie da consigliarvi e ho dei romanzi da recensire, quindi spero di tenervi compagnia. Uniti ce la possiamo fare!

mercoledì 19 febbraio 2020

Parasite


Pubblico questo post al volo dieci giorni dopo la cerimonia degli Oscar, quindi sicuramente non avete bisogno del mio parere per decidere di recuperare Parasite, prima pellicola non in lingua inglese a vincere il riconoscimento dell'Academy come miglior film. A ogni modo, se ve l'eravate perso (io sono andata a vederlo solo pochi giorni fa), cercate di rimediare. È un'interessante riflessione sulle ingiustizie sociali e la lotta di classe in un mix esplosivo di Tarantino e Ken Loach, con una spruzzata di Shakespeare. Vi farà ridere e vi spaventerà, mentre rifletterete sulla gentilezza dei ricchi, il capitalismo dal volto umano (o è solo una maschera?) e le finzioni che portiamo avanti per tentare di sopravvivere in un mondo sempre più spietato (qui il link al trailer italiano).




domenica 9 febbraio 2020

Il treno dei bambini di Viola Ardone


Napoli, 1946: Amerigo, sette anni e lo sguardo furbetto di chi sa già che deve ingegnarsi per mettere insieme due pasti al giorno, vive con la madre Antonietta in un quartiere poverissimo. Non ha mai conosciuto il padre, che gli ha dato il nome ed è partito per l'America in cerca di fortuna, senza fare ritorno. Ha frequentato la scuola per qualche giorno, ma dopo aver ricevuto dieci scoppole sulla testa dalla maestra ha deciso di non andarci più e sua madre lo ha mandato a fare le pezze, cioè a raccogliere gli stracci vecchi in giro. All'inizio sembrava divertente, ma dopo pochi giorni la stanchezza gli ha fatto rimpiangere le scoppole della maestra. Ad un certo punto, una notizia rimbalza da un capo all'altro del quartiere nel quale vive Amerigo: il Partito Comunista organizza dei viaggi in treno per far trascorrere l'inverno al nord ai bambini poveri, ospiti di famiglie che hanno deciso di accoglierli nelle loro case. Avranno cibo a volontà, potranno andare a scuola, non soffriranno il freddo e non rischieranno di ammalarsi. All'inizio le donne sono titubanti e alcune suore spargono la voce che in realtà i bambini verranno mandati a lavorare in Russia, ma Antonietta, consapevole di quanto sia dura la vita a Napoli, decide di far partire il figlio. A Modena Amerigo trova tre “fratelli” (Rivo, Luzio e Nario), una casa accogliente, una scuola stimolante e scopre di avere talento per la musica. Impara a suonare il violino, assaggia cibi mai provati, va al mare e alle feste. Al termine dell'anno scolastico torna a Napoli, è desideroso di riabbracciare sua madre e di raccontarle tutte le bellissime esperienze che ha vissuto, ma Antonietta non condivide il suo entusiasmo. A Napoli nulla è cambiato, Amerigo deve dimenticare la scuola e lo studio del violino per andare a bottega da un calzolaio e portare a casa qualche soldo. Inizia così l'allontanamento fra madre e figlio, diventati ormai mondi lontanissimi che non sono più in grado di comunicare. Antonietta vuole bene a Amerigo, ma non glielo ha mai dimostrato con una carezza, una parola gentile, un gesto affettuoso, forse perché, quando il tuo obiettivo principale è la sopravvivenza, non riesci a immaginare il superfluo. Prima dei mesi trascorsi a Modena, per Amerigo i modi bruschi della madre e la vita nel quartiere misero e soffocante erano la normalità, ma dopo aver conosciuto una realtà diversa non riesce più a adattarsi al pane secco a colazione, al lavoro, a un'esistenza senza prospettive. Il treno dei bambini è una storia avvincente di amore e sofferenza, di perdita e ritorno. Un romanzo che racconta che a volte, per scoprire chi siamo davvero, dobbiamo allontanarci dalle nostre radici, ma il dolore della separazione resterà con noi per sempre.

Einaudi, 233 pagine, 17.50 euro, ebook disponibile.



venerdì 3 gennaio 2020

Sorry We Missed You: la moderna schiavitù del lavoro precario


Regia di Ken Loach, nelle sale italiane dal 2 gennaio 2020, trailer

Ricky e Abby vivono a Newcastle con il figlio adolescente Sebastian e l'undicenne Liza Jane. Si vogliono bene, ma Ricky, dopo aver perso il lavoro nell'edilizia, convince la moglie a vendere l'unica automobile di famiglia per acquistare un furgone con il quale diventare un corriere. All'inizio del film, Ricky si trova al colloquio con il suo futuro capo, Maloney, che gli spiega subito che in realtà non lavorerà per lui, ma con lui, che sarà padrone del proprio destino, insomma, un lavoratore autonomo. L'uomo, quasi strangolato dai pagamenti e dai debiti e incantato dal miraggio di grandi guadagni, comincia così la nuova carriera. Abby, che fa l'assistente domiciliare ad anziani e disabili e utilizzava l'auto per spostarsi da una casa all'altra, si ritrova a dipendere dagli orari degli autobus e, poiché è pagata a visite, lavora dalla mattina presto a sera inoltrata. Il lavoro di corriere si rivela più faticoso e difficile del previsto: Ricky deve correre come un matto fra le consegne da fare, controllato a vista dal dispositivo elettronico della ditta e sotto la minaccia costante di sanzioni in denaro se ritarda di qualche minuto, o Dio ne scampi, un giorno ha un imprevisto e non può lavorare. Non è difficile immaginare che in questo vortice la famiglia vada nel caos: Seb accumula assenze a scuola, è intrattabile, Liza perde il sonno, i genitori non riescono a occuparsi di loro come vorrebbero. Abby ha una sola regola sul lavoro, che è trattare i propri assistiti come tratterebbe la propria madre, quindi è una brava persona, ma è difficile reggere i ritmi che le vengono richiesti. Anche Ricky diventa sempre più nervoso, fra i clienti maleducati, la stanchezza dopo quattordici ore al giorno al volante e i grattacapi causati dal figlio. Ken Loach racconta in modo asciutto e quasi documentaristico, senza mai cedere al patetico, la vita quotidiana di una famiglia come tante, stretta nella morsa di un lavoro che richiede sempre maggiore flessibilità e impegno, erode tutti gli spazi, ma in cambio non offre uno stipendio dignitoso né garantisce sicurezze per il futuro. Il film non propone soluzioni (non è questo il compito di registi e attori), ma fotografa una situazione che si potrebbe trasporre senza difficoltà a Milano, a Bari, in una qualsiasi provincia italiana. Elemento essenziale per la sopravvivenza e la serenità della famiglia Turner, infatti, è un lavoro sicuro, che permetta di arrivare a un salario decoroso, consenta orari ragionevoli e tuteli le persone in caso di imprevisti o problemi di salute. La precarietà senza regole e i “lavori autonomi” che sono a tutti gli effetti schiavitù senza nessun diritto non permettono di vivere in condizioni accettabili. Non sta al cinema risolvere questioni di questa complessità, ma Ken Loach ci invita a riflettere e a non restare indifferenti.