Ultimamente
mi capita sempre più spesso di sentire persone entusiaste di diete
quantomeno strampalate, rimedi naturali misteriosi, pozioni
miracolose e chi più ne ha, più ne metta. Capirete dunque che
quando mi è capitato fra le mani Le mie amiche streghe di Silvia
Bencivelli (Einaudi, 17 euro, ebook disponibile) non potevo certo
lasciarmelo sfuggire: la protagonista, Alice, è un medico e
giornalista scientifica le cui amiche, giovani donne assolutamente
razionali, ad un certo punto cominciano a credere ai piani astrali e
alla medicina orientale e si interrogano sull'utilità dei vaccini.
Valeria, per esempio, è incinta di un figlio molto desiderato e
quando, in prossimità del parto, scopre che il bambino è podalico,
prova tutti - ma proprio tutti - i rimedi che riesce a scovare su
internet per far girare il nascituro, nonostante le perplessità
crescenti dell'amica. Arianna invece è un'anestesista che a volte dà
ai figli delle cure omeopatiche, anche se Alice si incaponisce a
spiegarle che un preparato omeopatico è talmente diluito da essere
quasi esclusivamente acqua fresca. Alice non riesce più a capire le
amiche di una vita e più si ostina a spiegare l'infondatezza delle
loro nuove panacee, con ricerche e dati alla mano, meno loro le danno
retta. Eppure, dopo un semplice intervento chirurgico, Alice
comincerà a guardare con occhi nuovi la virata irrazionale delle
persone a lei più care. Dobbiamo affidarci solo alla medicina
tradizionale o forse, con cautela, possiamo cercare di capire perché
a volte troviamo conforto in rimedi da sciamani? Alice non ha una
risposta definitiva, ma ci invita a non smettere mai di porci
domande.
Girando
in libreria mi sono imbattuta in Scrivere è un mestiere pericoloso
di Alice Basso (Garzanti, 9,90 euro, ebook disponibile), che in
realtà è il secondo di una serie. Sarebbe stato più logico leggere
anzi il volume precedente, ma non c'era, per cui ho preso questo e
devo dire che non è stato un problema, perché ci sono alcuni
riferimenti a ciò che è stato raccontato prima, ma niente che possa
compromettere la lettura di questo romanzo. Vani è una dark
antisociale simpaticissima (soprattutto se apprezzate l'humor nero)
che di lavoro fa la ghostwriter per una casa editrice torinese: in
pratica, dai racconti sgangherati di personaggi vari tira fuori dei
libri assolutamente rispettabili. È ovvio che il suo nome non
compare mai e il suo
capo,
per renderla ancora più invisibile, la fa passare dalle scale di
servizio. Grazie all'empatia che le permette di entrare in sintonia
con gli aspiranti scrittori, però, Vani si è guadagnata anche un
altro lavoro, quello di consulente per il commissario Berganza, una
specie di Philip Marlowe taciturno e amante della buona cucina.
Quando le viene commissionato di scrivere un ricettario-libro di
memorie basato sui racconti dell'anziana cuoca di una ricca famiglia
di Torino, Vani non è proprio entusiasta, dato che non ha la benché
minima confidenza con pentole, torte e soffritti. Per fortuna può
farsi aiutare da Berganza, e a rendere tutto più interessante ci
sono la simpatia di Irma, la cuoca, che è un po' svanita ma racconta
in modo brillante, e il fatto che ad un certo punto la vispa
vecchietta si autoaccusa di un assassinio il cui colpevole ufficiale
si trova già in galera. Vani chiede l'aiuto del commissario e
insieme cercano di capire se ci sono degli elementi concreti per
riaprire il caso. La
trama del giallo secondo me non è proprio solidissima, ma ho letto
con piacere questo romanzo grazie alle interazioni fra i personaggi,
ognuno con le proprie peculiarità caratteriali
e
la propria storia da raccontare.
L'ultimo
libro di questo mese è Una vita da libraio di Shaun Bythell
(Einaudi, 19 euro, traduzione di Carla Palmieri, ebook disponibile). Credo che sia uno dei libri
che ho comprato più velocemente: ero appena entrata in libreria,
l'ho visto sullo scaffale delle novità a meno di un metro dalla
porta, l'ho sfogliato e ho deciso di prenderlo. E non me ne sono
pentita. Una vita da libraio è il diario di Shaun, che a trentun
anni senza grandi aspettative diventa proprietario di una libreria
dell'usato e tredici anni dopo continua a tenere aperto il negozio,
nonostante i clienti bizzarri, l'aiuto di una
dipendente piuttosto strampalata e la guerra continua con Amazon. Ma
se qualcuno gli chiedesse cosa vorrebbe cambiare, la risposta sarebbe
“Niente”. Shaun vive nel Galloway, una località piuttosto remota
della Scozia, a Wigtown, una piccola comunità i cui residenti si
conoscono tutti fra loro e se necessario sono pronti a darsi una
mano. Shaun racconta tanti aspetti che non conoscevo della vita quotidiana in una
libreria e introduce ogni mese con una citazione da
“Ricordi di libreria” di Orwell (l'autore di “1984” lavorò
part time in una libreria di Londra fra il 1934 e il 1936 e dalle
citazioni non sembra che avesse apprezzato granché l'esperienza).
Confesso che non ero consapevole di tanti aspetti della lotta dei
piccoli commercianti contro i colossi del mercato e in particolare
contro Amazon. Mi
sono sentita un po' in colpa per tutte le volte in cui ho comprato
libri online, senza riflettere sul fatto che dietro al mio acquisto
poteva esserci una persona costretta a vendere a un prezzo troppo
basso per guadagnare qualcosa. Spesso mi sono lasciata ammaliare
dalla comodità di Amazon: cerchi su internet comodamente dal divano
di casa, in due clic ordini e paghi e il giorno dopo il corriere
suona al campanello con il tuo pacco. Non è facile abbandonare
questa modalità di acquisto, però vorrei provare a utilizzarla un
po' meno.
Shaun Bythell e la sua libreria
Riflessione
random a chiusura del post: vi risulta che esistano uova di Pasqua
con i libri come sorpresa? Non sarebbero una bella idea per chi ama
leggere? Certo, c'è il rischio di trovarsi in mano un volume già
letto, ma secondo me sarebbe comunque meglio dei classici
portachiavi.
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