venerdì 9 maggio 2014

Uomini e topi - John Steinbeck



Titolo: Of Mice and Men

Autore: John Steinbeck

Casa editrice: Penguin

Pagine: 107

Prezzo: 10 euro

 

(Edizione italiana: Uomini e topi, ed. Bompiani, 200 pagine, 9 euro. Traduzione di Cesare Pavese. Ebook disponibile)


Uomini e topi è uno dei libri più toccanti che ho letto negli ultimi mesi, forse anche di più. Tipo Il ritorno del soldato, ecco. Dunque, siamo in California durante la Grande Depressione e George e Lennie lavorano come braccianti spostandosi da un ranch all’altro. George è un piccoletto sveglio, mentre Lennie è grande e grosso ma ha la mente di un bambino e non riesce a controllare la propria forza fisica. Sognano di mettere da parte abbastanza denaro per comprarsi una casa con un pezzo di terra, qualcosa che permetta loro di vivere tranquillamente: una casa con due camere da letto, un pollaio, dei conigli e un piccolo orto per le verdure e l’erba medica di cui i conigli sono ghiotti. Mentre girano da un ranch all’altro, uomini soli in mezzo ad altri uomini soli, è l’immagine di questa casetta che li fa andare avanti. Lennie chiede a George di descrivergli la casa sempre con le stesse parole, un po’ come i bambini piccoli chiedono ai genitori sempre la stessa fiaba della buonanotte. Quando inizia la storia, George e Lennie sono appena arrivati al ranch di Curley, un piccoletto attaccabrighe e manesco sposato con una giovane donna sensuale di cui non ci viene mai detto il nome. Conoscono Candy, un tuttofare anziano che teme di essere cacciato quando non potrà più lavorare, Crooks, un uomo di colore che si occupa dei cavalli, emarginato da tutti, Slim, un lavoratore esperto e carismatico.  Mi viene difficile proseguire con la trama perché temo che finirei per dare delle anticipazioni, visto anche che il romanzo è breve e gli eventi si susseguono rapidamente.


Credo che uno dei motivi per cui Uomini e topi mi ha colpito sia che conoscevo già il finale, quindi mentre leggevo interpretavo quello che succedeva alla luce delle ultime pagine. Inoltre, il personaggio di Lennie, con il suo deficit mentale che lo rende incapace di concepire il male, mi ha posto un sacco di domande. È bisognoso di protezione e gli altri spesso non lo capiscono e lo temono o lo prendono in giro. Forse bisognerebbe innanzitutto proteggerlo da se stesso, ma come? Oggi magari vivrebbe in una struttura psichiatrica, ma sarebbe felice rinchiuso fra quattro mura, lontano dagli animali che ama tanto? Poi c’è l’amicizia fra George e Lennie, con George che sa benissimo che vivrebbe molto meglio se non dovesse occuparsi di Lennie, ma si è preso la responsabilità di quell’omone con la testa vuota e in fondo sa anche che senza di lui si sentirebbe molto solo.
 
 

Uomini e topi è un romanzo molto attuale e per alcuni versi mi ha fatto pensare a Una notte ho sognato che parlavi di Gianluca Nicoletti, in cui il padre di un ragazzo autistico racconta com’è vivere con un figlio che praticamente non parla, è ben piazzato e a volte cade preda di crisi di rabbia sempre più difficili da fronteggiare.

Non so se in queste poche righe sono riuscita a far capire quanto è bello questo romanzo. Bello in modo triste, senza dubbio, però bello.