giovedì 23 gennaio 2014

Cosa vuoi fare da grande - Ivan Baio, Angelo O. Meloni



Titolo: Cosa vuoi fare da grande. Un romanzo tragicomico sul futuro dell’istruzione italiana

Autori: Ivan Baio, Angelo O. Meloni

Casa editrice: Del Vecchio

Pagine: 184

Prezzo: 12 euro

Ebook disponibile


Un po’ di tempo fa, gli autori di questo romanzo mi hanno scritto chiedendomi se fossi interessata a recensire il loro libro. Ho dato un’occhiata alla trama, che mi è sembrata promettente, ho risposto all’email e in brevissimo tempo mi hanno inviato l’ebook. In realtà, il tema del romanzo non mi era proprio chiarissimo e non sapevo con precisione cosa aspettarmi. “Cosa vuoi fare da grande” inizia con la presentazione di Guido e Gianni, due bambini che frequentano - con scarso interesse - la terza elementare della scuola Attilio Regolo di Milano. Entrambi orfani, crescono alla bell’e meglio fra l’indifferenza delle maestre, emarginati da compagni spocchiosi e viziati. Il ritmo sonnolento della vita all’Attilio Regolo viene sconvolto quando la scuola viene scelta per la presentazione del futurometro, una macchina in grado di predire il futuro delle persone. Il suo inventore, il turco Bayraktar, l’ha realizzata quasi per sbaglio, ma il congegno l’ha reso ricco e famoso. All’Attilio Regolo, quindi, tutti si preparano ad accoglierlo con una cerimonia fastosa, alla presenza del Presidente del Consiglio, di vari ministri e sottosegretari, di tutto il personale della scuola e, ovviamente, degli alunni e dei loro genitori. Ma le cose non andranno come previsto…

Ad una prima impressione, sono rimasta molto colpita dall’inventività linguistica degli autori. Titoli come “Sottosegretario allo Sviluppo delle Politiche gestionali per il Rimpatrio degli italiani all’estero” e “Sottosegretario all’Incentivazione dell’Espatrio a Scopi psicoattitudinali” sono quasi geniali, come è ottima la descrizione del comportamento di questi individui, nel quale il cittadino italiano non fatica a riconoscere il ritratto di tanti politici reali. Molti personaggi, sebbene forse un po’ privi di sfumature, rappresentano dei tipi che affollano la nostra società: per esempio, l’austera direttrice della scuola, Gemma Tuttacani, che ha fatto carriera nello stesso modo in cui, sostengono i pettegoli, la Carfagna è diventata ministro, o Onofrio Ora, che ha impiegato dieci anni per laurearsi, ha conseguito un master in argomenti quanto mai fumosi e adesso fa uno stage non retribuito (en passant, vorrei aggiungere che anche molti giovani che si laureano presto e in discipline più tradizionali spesso si ritrovano a lavorare gratis).
Credo di aver colto alcuni rimandi interessanti nel libro - in particolare, a Steve Jobs e ad Anonymous -, ma “Cosa vuoi fare da grande” mi ha fatto pensare soprattutto a “Lettera a una professoressa” dei ragazzi di Barbiana. Non so se gli autori avessero davvero in mente questo testo e il tono, peraltro, è molto diverso, ma anche la scuola Attilio Regolo “cura i sani e respinge i malati”: i figli dei ricchi hanno un percorso semplice, mentre Guido e Gianni, che provengono da situazioni difficili, vengono emarginati sempre di più. Ogni forma di creatività è scoraggiata e i temi dei bambini sono valutati secondo griglie molto rigide che non lasciano spazio alla riflessione personale. Queste critiche, sacrosante nei primi anni Sessanta, secondo me oggi sono un po’ superate: nella scuola italiana è tutto sommato abbastanza diffusa l’idea della personalizzazione dell’insegnamento e dell’importanza del capire le necessità individuali degli studenti. Non è sempre facile metterla in pratica, soprattutto con classi sovraffollate, ma il principio esiste, come testimoniano varie leggi e note del Ministero dell’Istruzione, oltre all’operato di tanti insegnanti che non si limitano a trasmettere la loro materia in modo sterile.  Avrei preferito che fosse approfondito di più il tema del futurometro: cosa succederebbe se esistesse un macchinario in grado di dirci cosa diventeremo? Smetteremmo di preoccuparci o di sognare? Ci rassegneremmo al nostro destino o cercheremmo comunque di cambiarlo?