domenica 9 giugno 2013

Suggerimenti al volo


Dunque, poche righe per consigliare qualche libro che ho letto di recente.

1) 'Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare' di Paola Mastrocola (Guanda, 12 euro, 280 pagine). La Mastrocola, classe 1956, è docente di lettere in un liceo scientifico di Torino, quindi conosce bene la realtà dell'insegnamento. Il libro è rivolto ai professori, ai genitori e soprattutto ai ragazzi: in particolar modo ai molti che frequentano il liceo perché la famiglia ha deciso così ma che non hanno voglia di studiare. Non che sia tutta colpa loro: alle elementari e alle medie non si studia quasi più, si cerca di divertire i bambini, come se far capire loro che lo studio è fatto anche di sacrificio fosse un crimine immondo. Non c'è quindi da stupirsi se molti adolescenti sono svogliati, anche perché sanno che i genitori possono permettersi di mandarli a lezione (fra il corso di karatè e quello di pittura). Insomma, pensano di potersela cavare in qualche modo. Se però poi si iscrivono all'università, nessuno è più in grado di proteggerli e le lacune diventano evidenti. Perché, dunque, sprecare tanti anni?, si chiede giustamente la Mastrocola. Non sarebbe meglio se questi ragazzi potessero scegliere una scuola più adatta a loro, dove possano imparare un mestiere? A prima vista può sembrare una riflessione un po' classista, ma io credo che l'autrice sia nel giusto. In Italia è ancora diffuso il luogo comune secondo il quale gli istituti tecnici sono inferiori ai licei. Un bravo cuoco (o cameriere, idraulico, parrucchiere...), però, ha molte più opportunità lavorative di un qualsiasi diplomato di liceo o laureato in Giurisprudenza, tanto per citare una delle facoltà che vanno per la maggiore. Saper fare bene il proprio lavoro viene sempre riconosciuto, mentre ritrovarsi con un diploma strappato con il minimo dei voti di solito è di scarsa utilità. Nel libro la Mastrocola parla anche di molte altre cose, se volete farvi un'idea della scuola italiana attuale ve lo consiglio caldamente.

2) 'Calore e polvere' di Ruth Prawer Jhabvala (titolo originale: Heat and Dust, traduzione di Anna Lopez Nunes, Neri Pozza, 15.50 euro, 192 pagine). Il romanzo alterna alcuni capitoli ambientati nel 1923 ad altri che si svolgono negli anni Settanta. Siamo in India, che nel '23 faceva ancora parte dell'Impero Britannico, mentre negli anni Settanta era diventata un luogo di culto per i giovani occidentali, che si recavano là per studiare le filosofie orientali, meditare e allontanarsi dal consumismo. Nel 1923, la giovane inglese Olivia, frivola e un po' petulante, si trasferisce in India per seguire il marito Douglas, funzionario dell'Impero. Frequentano altri inglesi, ma presto Olivia si rende conto che la routine quotidiana è noiosissima: il marito esce al mattino presto e torna stanco la sera tardi e a lei non resta - in una casa piena di servitori - che suonare il piano e fare visite di cortesia alle altre signore, con le quali non ha molto in comune. C'è solo una persona che la attira: il Nawab, un principe indiano dalla condotta ambigua, affascinante e misterioso al tempo stesso, o forse affascinante proprio perché misterioso. Sebbene il marito e gli amici non approvino questa frequentazione, il rapporto che lega Olivia al Nawab si farà sempre più intenso... Cinquant'anni dopo, una nipote di Olivia ripercorrerà le sue tracce cercando di comprendere la storia dell'antenata e rivivrà in prima persona le medesime esperienze. 'Calore e polvere' parla d'amore, ma secondo me questo è in parte un pretesto per porre al lettore l'interrogativo che fa da filo rosso del romanzo: è davvero possibile comprendere una cultura radicalmente diversa dalla propria? Può esistere una comunicazione autentica fra persone provenienti da paesi molto differenti?




3) 'Ragazze di campagna' di Edna O'Brien (titolo originale: The Country Girls, traduzione di Vincenzo Mantovani, Feltrinelli, 288 pagine, 7.23 euro. Al momento non è disponibile, io l'ho comprato usato). In questo romanzo - il primo di una trilogia - si raccontano l'infanzia e l'adolescenza di Caithleen e Baba (diminutivo di Bridget), cresciute nella campagna irlandese e educate da suore severissime - solo per tre anni, perché poi riescono a farsi espellere dal collegio e a fuggire da una vita fatta di preghiere, freddo e cavoli bolliti. Caithleen è figlia di un proprietario terriero alcolizzato e violento, mentre il padre di Baba è un mite veterinario e sua madre è una bella donna 'molto libera'. Caithleen è tranquilla e romantica, mentre Baba è impertinente e sfacciata fino al limite della maleducazione. Pur essendo così diverse, le due ragazzine stringono un'amicizia che durerà nel tempo. Sono rimasta particolarmente colpita dal tono della narrazione: è semplice e schietto anche nel descrivere i momenti più difficili, ma non risulta mai lamentoso. È la voce di una donna che sa che la vita non è facile e cerca di migliorare la situazione come può. Forse è la voce dell'Irlanda, un paese che per molto tempo ha vissuto all'ombra di grandi potenze, che è stato attraversato da conflitti sanguinosi ma non si arrende e vuole mostrare la propria forza e la propria bellezza.
Qui potete trovare un'intervista realizzata dal Guardian a Edna O'Brien, nella quale si può anche vedere che la signora porta benissimo i suoi ottanta e passa anni.


 





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