Titolo:
Rebecca
Autrice:
Daphne du Maurier
Casa
editrice:
Avon Books
Pagine: 380
Prezzo:
5.42 euro
(Edizione italiana: 'Rebecca la prima moglie', ed. il Saggiatore, traduzione di Marina Morpurgo, 383 pagine, 10 euro)
Last night I dreamt I went to Manderley again. La notte scorsa ho sognato che ritornavo a Manderley.
Così
si apre Rebecca,
il celebre romanzo di Daphne du Maurier, reso ancora più famoso
dalla trasposizione filmica diretta da Alfred Hitchcock. Questa
semplice frase introduce due elementi fondamentali del libro: il
ritorno e Manderley, la casa di famiglia del marito della
protagonista. Inoltre, quel 'ho sognato', anzi che 'ho pensato' o 'ho
immaginato', suggerisce subito al lettore un'atmosfera irreale. La
voce narrante è quella della seconda moglie di Maxim de Winter, una
ragazza un po' scialba della quale non sapremo mai il nome. Orfana,
si mantiene facendo la dama di compagnia di una signora americana
ricca e volgare. È
rassegnata al proprio destino di creatura insignificante, ma un
giorno, nell'hotel di Monte Carlo dove la signora sta trascorrendo le
vacanze, arriva Maxim: 'È
… il proprietario di Manderley' le spiega la vecchia pettegola, 'Ne
avrete sentito parlare, naturalmente. Ha un'aria sofferente, non
trovate? Dicono che non riesca a riprendersi dalla morte della
moglie...' La prima moglie è appunto Rebecca, morta in un incidente
in barca alcuni mesi prima. Rebecca è l'opposto della protagonista:
era bella, sofisticata, vivace, di compagnia. Tutti la adoravano e il
marito era pazzo di lei. Desta quindi parecchio stupore la proposta
di sposarlo che Maxim fa alla ragazza dopo poche settimane di
frequentazione. Le sta anche offrendo una vita migliore: anzi che
essere relegata ad un ruolo marginale, sarebbe la padrona di una
splendida villa, comanderebbe i domestici e non dovrebbe preoccuparsi
di lavorare. Il matrimonio viene celebrato rapidamente e la coppia va
a Manderley: 'Il viale [d'accesso] era tutto curve, come un serpente,
in certi punti era poco più largo di un sentiero e sopra le nostre
teste c'era un colonnato di alberi, i cui rami si intrecciavano
formando un passaggio, simile alla volta di una chiesa. … Era tutto
così silenzioso, così immobile'. Max è felice di tornare a casa,
anche se non parla mai della moglie defunta. La nuova signora di
Manderley, però, non si trova molto bene: si smarrisce nei corridoi,
non ha idea di come funzioni l'economia domestica e non è in grado
di stabilire un buon rapporto con la servitù, che adorava Rebecca.
In particolare, la governante, Miss Danvers, aveva un'ammirazione
fanatica per lei e fa di tutto per mettere in difficoltà la
protagonista e farle capire quanto la ritiene inferiore. Facciamo un
passo indietro e torniamo alle parole con cui il romanzo inizia: 'La
notte scorsa ho sognato che ritornavo a Manderley'. I primi due
capitoli, infatti, costituiscono più un epilogo che un prologo e
fanno capire che la coppia ora vive all'estero, pur desiderando un
ritorno - chiaramente impossibile - in patria. Perché conducono una
vita da esiliati? Cosa è accaduto?
Rebecca è
l'analisi impietosa della relazione fra un uomo e una donna e il
racconto delle maschere che molti di noi usano, o hanno usato, nella
vita. È
un buon libro perché si può leggere secondo vari livelli: come una
storia d'amore, come un thriller, come un romanzo gotico moderno.
Parla d'amore, di morte, di devianze, delle differenze sociali e di
molto altro ancora.
Daphne du Maurier da giovane
Autrice: Daphne du Maurier
Casa editrice: Virago
Pagine: 192
Prezzo: 8 euro
Se
siete rimasti affascinati da Rebecca,
vi suggerisco di leggere anche The
Rebecca Notebook,
il taccuino in cui Daphne du Maurier aveva annotato i propri appunti
per la stesura del romanzo. Sembra di sbirciare da sopra la spalla
dell'autrice ed è un'ottima occasione per capire meglio come
funziona il processo creativo. C'è
anche un capitolo intitolato Epilogue,
che sarà poi trasformato nei capitoli iniziali, che presenta alcuni
elementi differenti da quelli scelti effettivamente dalla du Maurier.
Inoltre potete trovare alcune pagine in cui la scrittrice racconta
come, da ragazza, scoprì per caso una villa in Cornovaglia e se ne
innamorò follemente. La casa apparteneva a una famiglia che abitava
altrove e la giovane Daphne durante le vacanze andava spesso a
esplorare il parco (prima entrando di soppiatto, poi scrisse ai
proprietari per avere il permesso). Molti anni dopo, ormai sposata e
madre di famiglia, riuscirà a prenderla in affitto e Menabilly -
questo il nome della dimora - sarà fonte di ispirazione per creare
Manderley.
Una
curiosità: poco dopo la pubblicazione di Rebecca,
la du Maurier fu accusata di plagio da una certa Elizabeth von Arnim,
che aveva scritto un romanzo intitolato Vera.
La du Maurier si difese in tribunale e il taccuino fu portato come
prova del fatto che non conosceva il libro della von Arnim (infatti
fu assolta).
Cornovaglia
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