Titolo:
'La
donna perfetta' (è uscito anche con il titolo 'La fabbrica delle
mogli', ed. Garzanti)
Autore:
Ira Levin
Titolo
originale:
The
Stepford Wives
Casa
editrice:
Superbeat
Traduttrice:
Mariapaola Ricci Dèttore
Pagine: 183
Prezzo:
12 euro
Ho aperto questo romanzo oggi pomeriggio verso le cinque e mezza e l'ho chiuso, solo dopo averlo finito, circa due ore dopo. Non lo scrivo per vantarmi della mia velocità di lettura, anche perché 183 pagine non sono tante, ma per far capire che si tratta di un libro molto avvincente. La trama: Joanna e Walter, una coppia affiatata con due figli piccoli, decidono di lasciare una grande città, piena di vita ma anche pericolosa e inquinata (probabilmente New York), per trasferirsi nell'idilliaco sobborgo di Stepford. Acquistano una bella casa grande con tanto terreno e cercano di inserirsi nella comunità. Walter, avvocato, trova presto dei nuovi amici e si iscrive al locale Club degli Uomini, una curiosa istituzione il cui ingresso è vietato alle donne. Joanna, femminista - il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1972 - e fotografa semiprofessionista, incontra invece un po' di difficoltà: la maggior parte delle signore di Stepford, infatti, sono casalinghe belle e perfette con le quali è difficile sostenere una conversazione che vada oltre i pregi di questa o quella marca di detersivo per il pavimento. Attraenti, sempre curate e ben vestite, trascorrono la giornata cucinando manicaretti, pulendo la casa fino ai minimi dettagli e facendo la spesa. Joanna riesce a trovare due amiche, Bobbie, disordinata e allegra madre di tre figli, e Charmaine, moglie annoiata e un po' svitata ma simpatica di un uomo ricco. Qualunque tentativo di coinvolgere le altre donne in attività differenti dalle faccende domestiche fallisce e Bobbie comincia addirittura a sospettare che le signore siano vittime di qualche esperimento finalizzato a renderle estremamente docili e sottomesse. A questo punto accadono due eventi molto importanti: innanzitutto, Joanna si imbatte in un ritaglio di giornale dal quale si evince che fino ad alcuni anni prima molte delle donne di Stepford facevano parte di un Circolo femminile. Adesso, però, non ce n'è traccia e nessuna ne parla: cosa è successo? Inoltre, fatto ancora più grave, dopo un fine settimana con il marito Charmaine è totalmente cambiata: è diventata anche lei una bella zombie dedita alla cucina e alle pulizie. Dopo poco tempo, lo stesso accade a Bobbie. Joanna, temendo di fare la stessa fine, comincia a indagare sui mariti di Stepford e tenta di scoprire cosa avviene dietro le porte ben chiuse del Club degli uomini...
Questa
edizione è arricchita da un'introduzione scritta da Chuck Palahniuk
che sottolinea come nel 1972 il femminismo americano attraversasse un
momento di grande fioritura: erano gli anni dei reggiseni bruciati,
dell'esplorazione del proprio corpo – 'Il corpo è mio e me lo
gestisco io' -, del rifiuto di diventare conigliette di Playboy. Il
romanzo di Ira Levin è la risposta degli uomini a tutto questo: un
universo in cui le donne vengono (ri?)condotte all'obbedienza, alla
remissività e a una bellezza omologata a criteri ben precisi. Il
termine Stepford wife è entrato nell'uso corrente in inglese
per indicare una donna che si adegua ciecamente alla sottomissione
nei confronti del marito, come Laura Bush e Katie Holmes. Ma sono
passati degli anni, si dirà, il mondo non è più lo stesso. Eppure,
mette in guardia Palahniuk, 'E' strano che gli scaffali delle
librerie si stiano riempiendo di graziose bamboline'. Romanzi che
hanno come protagoniste giovani donne carine, vestite e truccate in
modo impeccabile, che fanno di tutto per trovare un marito,
preferibilmente ricco. Ragazze che fanno shopping in modo compulsivo
e che sognano scarpe firmate (credo che Nina Power sarebbe
d'accordo). Donne il cui nemico sono le altre donne, magari più
mature ed esperte, o semplicemente dotate di un guardaroba più alla
moda.
Disegno di Alberto Vargas (1896-1982)
D'altronde, l'uso del corpo femminile nei media e negli spot è, soprattutto in Italia, ancora fortemente legato ad una visione secondo la quale 'Mostrare una bella donna fa vendere'. E' sufficiente cercare su Google immagini 'pubblicità donne' per trovare molto materiale a dir poco sconfortante.
Forse non siamo mai usciti da Stepford.