Simon
and Hiroko è
una coinvolgente storia d'amore ambientata a Tokio all'inizio degli
anni Novanta. La città stessa diventa uno dei personaggi del
romanzo: è descritta accuratamente attraverso molti dettagli: la
metropolitana affollata, i parchi, gli appartamenti piccoli, il cibo
giapponese... L'alterità culturale dei giapponesi, con la loro
cortesia e gentilezza, si impone subito agli occhi del lettore. Simon
è un giovane fotografo americano che si è trasferito in Giappone
per lavoro. In rotta con il padre che sognava per lui un futuro nella
finanza, con una madre egocentrica e distaccata, per Simon Tokio
rappresenta la libertà. Appena arrivato all'aeroporto di Narita,
incontra una ragazza di pochi anni più giovane di lui, Hiroko, che
lo aiuta a fare il biglietto del treno. Alta per essere giapponese,
snella e gentile, ma anche molto schiva, Hiroko evita cortesemente di
dire il proprio nome a Simon - lui lo legge in una targhetta
attaccata alla borsa di lei. Simon è subito affascinato dalla
ragazza misteriosa e cerca di ritrovarla. Non sa che Hiroko proviene
da una famiglia complessa: i genitori non vivono insieme, ha una
sorella un po' sgradevole e, soprattutto, suo padre fa parte della
Yakuza, la potente organizzazione criminale giapponese simile alla
mafia. I tentativi di Simon vanno a buon fine: riesce a rivedere
Hiroko ed è chiaro che lei ricambia il suo interesse. E' un amore
delicato come i fiori di ciliegio: passeggiate, cene, piccole gite.
La passione non manca, ma l'autore non si dilunga in descrizioni
inutili. Il padre di Hiroko, Kazuhiro Yuasa, però, ha scoperto che
lei frequenta un americano ed è deciso a ostacolare i giovani in
tutti i modi. Kazuhiro è un personaggio negativo ma interessante:
trascorre la maggior parte del suo tempo in una sorta di bunker
sotterraneo, non ha amici (ma ha un fedele pastore tedesco che ha
chiamato Tora Tora), cerca di controllare la vita delle figlie e,
soprattutto, vive nel passato ('he … is surrounded by ghosts
past', dice la madre di Hiroko). E' come se per lui la Seconda Guerra
Mondiale non fosse mai finita: gli americani sono il male e tutto ciò
che riguarda la loro cultura e il loro stile di vita deve essere
rifiutato. Ha una relazione conflittuale con la figlia e le
rimprovera di essere troppo moderna e di aver dimenticato le antiche
tradizioni giapponesi. Hiroko fa la danzatrice, conosce i balli
tradizionali ma preferisce quelli più moderni. Sa cosa significa
essere una geisha e non vuole diventarlo. E' chiaro che Kazuhiro non
può approvare il rapporto fra Hiroko e Simon. Anche il padre del
ragazzo, però, ha delle vecchie ferite non guarite: il nonno di
Simon era morto nel 1945, quando un kamikaze aveva attaccato la nave
su cui lavorava come ufficiale.
Simon
and Hiroko è
la storia di un amore contrastato, sullo sfondo di un Giappone
moderno ma al tempo stesso fortemente legato alle proprie radici. E'
anche il ritratto di una giovane donna che lotta per affermare la
propria individualità in una società ancora dominata dagli uomini
che vorrebbero negarle il diritto di scegliere chi amare.
Intervista
Amaranta:
Perché hai deciso di scrivere una storia d'amore?
Marius
Hancu:
Innanzitutto vorrei ringraziarti per l'intervista. Mi piace molto
Gabriel García
Márquez
e adoro 'Cent'anni di solitudine', pensa che in passato cercavo di
corteggiare le ragazze leggendo al telefono dei brani di quel
romanzo. Quindi sono piacevolmente sorpreso nell'essere intervistato
da una persona che si fa chiamare Amaranta.
Per
tornare alla domanda, potrei rispondere: perché non
scrivere una storia d'amore? C'è qualcosa di più importante
dell'amore? Innanzitutto, ci trascina fuori dalla nostra vita banale.
E' stimolante perfino quando non è corrisposto, ma quando è
corrisposto secondo me non esiste nulla di meglio. E' così
profondamente inserito nel nostro essere che se cercassimo di farne a
meno tutto sembrerebbe morto.
A:
In Simon
and Hiroko ci
sono degli elementi che ricordano Shakespeare.
MH:
C'è un po' di Shakespeare in tutti noi :-)
A:
Perché hai scelto di ambientare il romanzo in Giappone?
MH:
Potrei rispondere 'Perché mi andava'. Scherzi a parte, ho vissuto in
Giappone per due anni, proprio a Tokyo, che è al centro della
storia. La bellezza naturale del paese e il contrasto fra vecchio e
nuovo sono onnipresenti, affascinanti e potentissimi, non li
dimentichi più. Vedo ancora gli alberi di bambù che si trovavano
nel giardino di casa mia, i templi che a Tokyo sono dappertutto,
Nara, l'antica capitale - i cervi nei vialetti davanti ai templi -
Kamakura e Kyoto, che ho visitato. Soprattutto ho scelto di
ambientare il romanzo in Giappone perché sono rimasto molto colpito
dai giapponesi, che vivono in modo estremamente diverso dagli
occidentali, hanno più pazienza e rispettano di più il passato.
Infine, sono stato affascinato dai modi di fare, dagli abiti e dalla
bellezza delle donne giapponesi.
A:
Hiroko ha un rapporto difficile con il padre. Credi che nella società
giapponese contemporanea gli uomini abbiano ancora un ruolo
dominante?
MH:
Hiroko ha problemi con il padre soprattutto perché sono molto
diversi. Nella loro famiglia bontà e cattiveria sono distribuite in
modo irregolare, come accade in molte famiglie. Kazuhiro è un
idealista che è diventato malvagio. Quando era un ragazzo, voleva
salvare l'onore della sua famiglia, macchiato trecento anni prima, ma
quando si rende conto che non può farci molto entra nella Yakuza.
Hiroko è ancora un'idealista.
Per
quanto riguarda la società giapponese, è bene tenere presente che
la storia si svolge negli anni Novanta. Le cose stavano cambiando,
negli anni Ottanta era arrivata la prima generazione di donne che
lavoravano come ingegneri in grandi aziende: non andavano a lavorare
semplicemente per trovare degli scapoli da sposare, come avveniva in
passato. E la situazione ha continuato ad evolversi.
Inoltre,
da sempre le donne giapponesi sanno come imporsi in casa, quindi
questa è una sorta di compensazione nel braccio di ferro fra i
sessi.
A:
Hiroko cerca di lottare per il proprio diritto di amare l'uomo che ha
scelto. Sua sorella, invece, sembra accettare il ruolo che le viene
imposto dal padre. In che modo hai creato il suo personaggio?
MH:
Volevo creare un alleato per Kazuhiro nella famiglia Yuasa, una
persona con meno principi di Hiroko, qualcuno che potesse capirlo un
po' di più. Mi piace inserire personaggi diversi, promuove il
conflitto e permette allo scrittore di esaminare le situazioni da
vari punti di vista. E mi sembrava interessante mostrare che, proprio
come nella vita reale, gli stessi genitori possono avere figli tanto
diversi l'uno dall'altro.
A:
Il padre di Simon non apprezza il lavoro del figlio, sembra che
ritenga inutile la creatività. Credi che questo modo di pensare sia
diffuso nell'America contemporanea?
MH:
Il padre di Simon è bravissimo a fare soldi. Arricchirsi speculando
in Borsa è tutto quello che conosce e che capisce, è l'unica cosa
che sa fare (ed è un maestro). Quindi non si interessa alla
predisposizione per l'arte del figlio. Però non vorrei
generalizzare. Il padre di Simon è fatto così, ha i suoi difetti,
ma credo che, al contrario, molti altri padri americani aiuterebbero
i figli a raggiungere l'indipendenza e ad esprimere la propria
creatività.
A:
Cosa ne pensi del contrasto fra genitori e figli nella nostra
società?
MH:
Innanzitutto, il contrasto può essere molto più acuto di quanto
avveniva in passato, perché ora i figli hanno dei modelli di
riferimento lontanissimi da quelli dei genitori, modelli che
provengono dalla tv, dai film e dai social
media.
Suppongo che oggi i genitori incontrino molte più difficoltà che in
passato. In qualsiasi momento può capitare che tuo figlio prenda per
oro colato qualcosa che è stato detto in una chat. I figli tendono
ad allontanarsi molto presto, ma questo può portare a conseguenze
estreme, come il massacro della Columbine High School.
A:
Chi sono i tuoi romanzieri preferiti (sia contemporanei che del
passato)?
MH:
Ovviamente Gabriel García
Márquez,
a cui aggiungo, in ordine sparso, William Faulkner, Thomas Pynchon,
Don DeLillo, Toni
Morrison, John Fowles, Marcel Proust, George Eliot, Haruki Murakami,
Julian Barnes, Anthony Burgess, Robert Penn-Warren, James Dickey,
Evelyn Waugh, Ian McEwan, Virginia Woolf.
A:
Mentre scrivevi Simon
and Hiroko,
ti sei ispirato a qualche scrittore contemporaneo?
MH:
Vedere Haruki Murakami che parlava di Tokyo (al giorno d'oggi è una
cosa probabilmente inevitabile per uno scrittore giapponese) mi ha
incoraggiato a usare questa metropoli come sfondo per il mio romanzo.
Però la Tokyo e il Giappone del mio romanzo sono farina del mio
sacco e per molti versi sono immaginari, anche se si può trovare un
riflesso di alcuni eventi reali, accaduti trecento anni fa e negli
anni Novanta.
A:
Hai deciso di vendere il romanzo su Amazon solo per il Kindle.
Ritieni che internet stia cambiando le abitudini dei lettori?
MH:
Assolutamente sì. E non solo internet, ma anche i vari lettori di
e-book, come il Kindle o l'Ipad. Io scrivo moltissime note a quello
che leggo, quindi preferisco leggere al computer, così posso copiare
e incollare da Google Books o altri siti commenti di critica testuale
o linguistica ai vari brani. Resto però favorevole ai libri
stampati: li amo e so che molte persone la pensano come me.
Cervi a Nara
Tokyo