venerdì 30 agosto 2019

Non solo libri - Il Museo della Follia


Oggi vi propongo un post un po' diverso dal solito per raccontarvi la mia esperienza al Museo della Follia, una mostra itinerante curata da Vittorio Sgarbi, che si può visitare a Lucca fino al 22 settembre 2019. Ho usato non a caso la parola “esperienza” perché il tracciato di questa esposizione invita i visitatori a dimenticare sé stessi per esplorare la realtà di chi convive con la follia o cerca di rappresentarla, addentrandosi in un mondo privo di coordinate riconoscibili, nella consapevolezza, come recita la frase all'ingresso, che non è possibile trovare il filo di Arianna: “Entrate, ma non cercate un percorso, l'unica via è lo smarrimento”. Proprio lo sgomento, infatti, si impadronisce di chi si incammina nelle sale con le pareti scure, nelle quali l'illuminazione è concentrata unicamente sulle opere, quasi a creare un parallelo con una mente ottenebrata dalla pazzia. La mostra segue due binari: da una parte, la rassegna di quadri e sculture di artisti che hanno vissuto sulla propria pelle l'esperienza della follia, come Antonio Ligabue e Gino Sandri, insieme alle opere di coloro che l'hanno raffigurata, come il monumentale e visionario In questo bar non si fa credito di Enrico Robusti e le installazioni di Cesare Inzerillo. Tutto questo è posto a colloquio con reperti provenienti da manicomi italiani, che, è bene ricordarlo, non erano spazi di cura, ma luoghi di contenzione, che avevano l'unica funzione di isolare i pazienti dal resto della società, carceri nelle quali uomini e donne venivano sottoposti a trattamenti brutali e inumani. La voce di Alda Merini dialoga con oggetti di uso comune - indumenti, suppellettili, toccanti lettere dei ricoverati scritte ai loro cari e mai spedite -, un rubinetto che gocciola in eterno sembra raccontare di giornate tutte uguali, scandite solo dai divieti delle infermiere, in un filmato Paolo Crepet regala il suo ricordo di Franco Basaglia. È difficile, forse impossibile, mettersi davvero nei panni di chi ha vissuto l'esperienza del manicomio, ma non si può non provare compassione per queste persone private della dignità. In un'enorme griglia illuminata dai neon ci osservano alcune fotografie di pazienti, molti con lo sguardo assente, e la mente corre alle immagini dei prigionieri dei lager. Il Museo della Follia costituisce una vera immersione in un universo complesso ma affascinante, nel quale tutti noi potremmo trovarci nostro malgrado. Consiglio a tutti di visitarlo, anche se non credo che sia adatto per i bambini. Se avete la possibilità di trascorrere la giornata a Lucca, potete arrivare in treno, raggiungere il museo con una piacevole passeggiata sulle mura e dopo la visita pranzare in uno dei tanti locali del centro storico, visitare il Duomo o la Torre del Guinigi e guardare le vetrine o mangiare un gelato in via Fillungo.

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