Titolo:
Cosa vuoi fare da grande. Un romanzo
tragicomico sul futuro dell’istruzione italiana
Autori:
Ivan Baio, Angelo O. Meloni
Casa editrice:
Del Vecchio
Pagine: 184
Prezzo: 12 euro
Ebook disponibile
Un po’ di tempo
fa, gli autori di questo romanzo mi hanno scritto chiedendomi se fossi
interessata a recensire il loro libro. Ho dato un’occhiata alla trama, che mi è
sembrata promettente, ho risposto all’email e in brevissimo tempo mi hanno
inviato l’ebook. In realtà, il tema del romanzo non mi era proprio chiarissimo
e non sapevo con precisione cosa aspettarmi. “Cosa vuoi fare da grande” inizia
con la presentazione di Guido e Gianni, due bambini che frequentano - con scarso
interesse - la terza elementare della scuola Attilio Regolo di Milano. Entrambi
orfani, crescono alla bell’e meglio fra l’indifferenza delle maestre,
emarginati da compagni spocchiosi e viziati. Il ritmo sonnolento della vita all’Attilio
Regolo viene sconvolto quando la scuola viene scelta per la presentazione del
futurometro, una macchina in grado di predire il futuro delle persone. Il suo
inventore, il turco Bayraktar, l’ha realizzata quasi per sbaglio, ma il
congegno l’ha reso ricco e famoso. All’Attilio Regolo, quindi, tutti si
preparano ad accoglierlo con una cerimonia fastosa, alla presenza del
Presidente del Consiglio, di vari ministri e sottosegretari, di tutto il
personale della scuola e, ovviamente, degli alunni e dei loro genitori. Ma le
cose non andranno come previsto…
Ad una prima
impressione, sono rimasta molto colpita dall’inventività linguistica degli
autori. Titoli come “Sottosegretario allo Sviluppo delle Politiche gestionali
per il Rimpatrio degli italiani all’estero” e “Sottosegretario all’Incentivazione
dell’Espatrio a Scopi psicoattitudinali” sono quasi geniali, come è ottima la
descrizione del comportamento di questi individui, nel quale il cittadino
italiano non fatica a riconoscere il ritratto di tanti politici reali. Molti
personaggi, sebbene forse un po’ privi di sfumature, rappresentano dei tipi che
affollano la nostra società: per esempio, l’austera direttrice della scuola,
Gemma Tuttacani, che ha fatto carriera nello stesso modo in cui, sostengono i
pettegoli, la Carfagna è diventata ministro, o Onofrio Ora, che ha impiegato
dieci anni per laurearsi, ha conseguito un master in argomenti quanto mai
fumosi e adesso fa uno stage non retribuito (en passant, vorrei aggiungere che anche molti giovani che si
laureano presto e in discipline più tradizionali spesso si ritrovano a lavorare
gratis).
Credo
di aver colto alcuni rimandi interessanti nel libro - in particolare, a Steve
Jobs e ad Anonymous -, ma “Cosa vuoi fare da grande” mi ha fatto pensare
soprattutto a “Lettera a una professoressa” dei ragazzi di Barbiana. Non so se
gli autori avessero davvero in mente questo testo e il tono, peraltro, è molto
diverso, ma anche la scuola Attilio Regolo “cura i sani e respinge i malati”: i
figli dei ricchi hanno un percorso semplice, mentre Guido e Gianni, che
provengono da situazioni difficili, vengono emarginati sempre di più. Ogni
forma di creatività è scoraggiata e i temi dei bambini sono valutati secondo
griglie molto rigide che non lasciano spazio alla riflessione personale. Queste
critiche, sacrosante nei primi anni Sessanta, secondo me oggi sono un po’
superate: nella scuola italiana è tutto sommato abbastanza diffusa l’idea della
personalizzazione dell’insegnamento e dell’importanza del capire
le necessità individuali degli studenti. Non è sempre facile metterla in
pratica, soprattutto con classi sovraffollate, ma il principio esiste, come
testimoniano varie leggi e note del Ministero dell’Istruzione, oltre all’operato
di tanti insegnanti che non si limitano a trasmettere la loro materia in modo
sterile. Avrei preferito che fosse
approfondito di più il tema del futurometro: cosa succederebbe se esistesse un
macchinario in grado di dirci cosa diventeremo? Smetteremmo di preoccuparci o
di sognare? Ci rassegneremmo al nostro destino o cercheremmo comunque di
cambiarlo?
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