Titolo:
Miss Julia dice la sua
Autrice:
Ann B. Ross
Traduzione:
Valentina Ricci
Casa editrice:
Astoria
Pagine: 252
Prezzo: 17 euro
Se vi interessano i romanzi con protagoniste femminili e trame scorrevoli e divertenti ma non stupide, tenete d’occhio la casa editrice Astoria. Pubblica, fra l’altro, Georgette Heyer, Marina Morpurgo, M.C. Beaton e Ann B. Ross (per ora credo che sia uscito solo il primo volume della serie dedicata a Miss Julia). Dunque, chi è questa Miss Julia? È una signora non più giovanissima che si ritrova vedova e scopre che il patrimonio del marito, adesso suo, è molto più considerevole di quello che credeva. Siamo nel sud degli Stati Uniti e la nostra protagonista ha sempre cercato di essere una moglie impeccabile: riservata, ottima padrona di casa, donna devota. Non ama i pettegolezzi e prima di formulare un’opinione su qualsiasi argomento ha sempre consultato il marito. Il caro estinto, un banchiere, è stato uno stimato membro della comunità. Miss Julia, per quanto ovviamente dispiaciuta per la dipartita del consorte, ora è libera di organizzare le proprie giornate come meglio crede - sempre entro certi limiti - e di spendere il proprio denaro senza dover rendere conto a nessuno (a parte il pastore, che sostiene che il defunto gli aveva promesso delle donazioni). La tranquillità della routine di Miss Julia viene però sconvolta quando alla sua porta bussa una giovane donna dall’aspetto vistoso che le chiede di prendersi cura per un po’ di un ragazzetto bruttino e incline al pianto, il quale altri non è che il frutto di una relazione extraconiugale del compianto marito di Julia. La donna si rende conto ben presto che molte persone sapevano del tradimento, ma per vari motivi nessuno l’ha mai avvisata. D’altronde, la moglie perfetta non deve forse chiudere un occhio sugli scivoloni del coniuge? Coniuge che si rivela peraltro un grandissimo ipocrita, dato che per tutta la vita non ha fatto altro che predicare bene e razzolare male. Ormai, comunque, quel che è stato non si può cambiare e Miss Julia decide di affrontare la situazione a testa alta, senza mentire e sbugiardando così davanti a tutti quel sepolcro imbiancato del marito. La bizzarra convivenza con il figlio illegittimo del defunto, però, da subito adito ai pettegolezzi e soprattutto innesca una serie di situazioni difficili e talvolta anche pericolose. Julia dovrà imparare a non fidarsi di nessuno e non sarà facile distinguere i veri amici dai profittatori.
L’atmosfera di
questo romanzo mi ha ricordato un po’ quella di The Help di Kathryn Stockett, soprattutto per il personaggio di
Lillian, la cuoca di Miss Julia, una donna di colore con scarsa istruzione ma
con grande buonsenso e coraggio.
Titolo:
Una principessa in fuga
Autrice:
Elizabeth von Arnim
Traduzione:
Simona Garavelli
Casa editrice:
Bollati Boringhieri
Pagine: 253
Prezzo: 16.50 euro
Priscilla è una
giovane e bella principessa (mi piacerebbe, prima o poi, leggere un romanzo in
cui le principesse sono brutte) all’apparenza docile e mansueta, che però
nasconde un segreto: detesta la vita di corte. Si sente soffocare dai rituali,
dagli sprechi, dall’ipocrisia. Questo argomento, che credo fosse caro anche a
lady Diana, nei comuni mortali che devono lavorare per vivere suscita spesso la
risposta “Bisognerebbe mandare quei mangiapane a ufo in fabbrica per una
settimana, poi vediamo se si lamentano ancora”. Quale deplorevole mancanza di
sensibilità! Priscilla, aiutata da Fritzing, il bibliotecario di corte,
concepisce dunque un piano per fuggire e poter vivere in santa pace, senza
essere riconosciuta da tutti e senza obblighi. Vuole dedicarsi alla meditazione
e alla carità: un’esistenza pura, semplice, priva di fronzoli. Detto fatto, i
due cospiratori arruolano una cameriera, Annalise, e scappano in Inghilterra.
Si stabiliscono in un villaggio tranquillo e cercano di non dare nell’occhio.
Sembrerebbe facile, ma Priscilla ha un piccolo problema: non ha la minima idea
di come condurre una vita normale. Tratta le persone in modo altezzoso, non è
in grado di preparare una tazza di tè, sperpera il denaro per iniziative
assurde e in breve tempo riesce a farsi odiare sia dalla moglie del parroco sia
dalla nobildonna locale. Come se non bastasse, Annalise non ha intenzione di
collaborare - d’altronde, nessuno si è preso la briga di spiegarle le
intenzioni di Sua Altezza - e decide di ricattare la principessa. Anche
Fritzing non dimostra alcuna attitudine per la gestione delle difficoltà
quotidiane e in breve i due si ritrovano nei guai.
Priscilla per me
è profondamente irritante; può darsi che l’autrice intendesse proprio suscitare
questa reazione nel lettore. Avrei voluto scuoterla e dirle che, se davvero
avesse voluto vivere un’esistenza normale, avrebbe dovuto rimboccarsi le
maniche e imparare alcuni semplici concetti come il valore del denaro, l’organizzazione
delle faccende domestiche, i rapporti di buon vicinato. Invece no, è scappata
da palazzo ma continua a comportarsi come una gran dama e si meraviglia delle
reazioni altrui. Pure Fritzing, sarà anche un conoscitore di Eschilo e della
letteratura inglese, ma non riesce proprio a capire che a volte la sua cara
principessa meriterebbe una sgridata.
Ho trovato questo
romanzo interessante per la descrizione della psicologia dei personaggi per i
tocchi di ironia dell’autrice. In alcuni punti, però, forse tende un po’ alla prolissità;
d’altronde, come dice la stessa von Arnim, se il lettore non è interessato può
semplicemente voltare pagina.
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