Titolo: Of
Mice and Men
Autore: John
Steinbeck
Casa editrice:
Penguin
Pagine: 107
Prezzo: 10 euro
(Edizione
italiana: Uomini e topi, ed. Bompiani, 200 pagine, 9 euro. Traduzione di
Cesare Pavese. Ebook disponibile)
Uomini e topi è
uno dei libri più toccanti che ho letto negli ultimi mesi, forse anche di più. Tipo
Il ritorno del soldato, ecco. Dunque, siamo in California durante la Grande
Depressione e George e Lennie lavorano come braccianti spostandosi da un ranch
all’altro. George è un piccoletto sveglio, mentre Lennie è grande e grosso ma
ha la mente di un bambino e non riesce a controllare la propria forza fisica. Sognano
di mettere da parte abbastanza denaro per comprarsi una casa con un pezzo di
terra, qualcosa che permetta loro di vivere tranquillamente: una casa con due
camere da letto, un pollaio, dei conigli e un piccolo orto per le verdure e l’erba
medica di cui i conigli sono ghiotti. Mentre girano da un ranch all’altro,
uomini soli in mezzo ad altri uomini soli, è l’immagine di questa casetta che
li fa andare avanti. Lennie chiede a George di descrivergli la casa sempre con
le stesse parole, un po’ come i bambini piccoli chiedono ai genitori sempre la
stessa fiaba della buonanotte. Quando inizia la storia, George e Lennie sono
appena arrivati al ranch di Curley, un piccoletto attaccabrighe e manesco
sposato con una giovane donna sensuale di cui non ci viene mai detto il nome. Conoscono
Candy, un tuttofare anziano che teme di essere cacciato quando non potrà più
lavorare, Crooks, un uomo di colore che si occupa dei cavalli, emarginato da
tutti, Slim, un lavoratore esperto e carismatico. Mi viene difficile proseguire con la trama
perché temo che finirei per dare delle anticipazioni, visto anche che il
romanzo è breve e gli eventi si susseguono rapidamente.
Credo che uno dei
motivi per cui Uomini e topi mi ha colpito sia che conoscevo già il finale,
quindi mentre leggevo interpretavo quello che succedeva alla luce delle ultime
pagine. Inoltre, il personaggio di Lennie, con il suo deficit mentale che lo
rende incapace di concepire il male, mi ha posto un sacco di domande. È
bisognoso di protezione e gli altri spesso non lo capiscono e lo temono o lo
prendono in giro. Forse bisognerebbe innanzitutto proteggerlo da se stesso, ma
come? Oggi magari vivrebbe in una struttura psichiatrica, ma sarebbe felice rinchiuso
fra quattro mura, lontano dagli animali che ama tanto? Poi c’è l’amicizia fra
George e Lennie, con George che sa benissimo che vivrebbe molto meglio se non
dovesse occuparsi di Lennie, ma si è preso la responsabilità di quell’omone con
la testa vuota e in fondo sa anche che senza di lui si sentirebbe molto solo.
Uomini e topi è
un romanzo molto attuale e per alcuni versi mi ha fatto pensare a Una notte ho
sognato che parlavi di Gianluca Nicoletti, in cui il padre di un ragazzo
autistico racconta com’è vivere con un figlio che praticamente non parla, è ben
piazzato e a volte cade preda di crisi di rabbia sempre più difficili da
fronteggiare.
Non so se in
queste poche righe sono riuscita a far capire quanto è bello questo romanzo. Bello
in modo triste, senza dubbio, però bello.