Traduzione:
Lydia Origlia
Casa editrice:
Beat
Pagine: 652
Prezzo: 13.50 euro
Ebook disponibile
Le quattro
casalinghe del titolo (che in originale è Out)
in realtà sono quattro donne che fanno amicizia allo stabilimento di colazioni
in scatola in cui lavorano. Si ritrovano per il turno di notte, che è pagato un
po’ meglio di quello diurno, ma è faticoso e alienante. Le loro vite private
non sono più soddisfacenti: Yayoi, la più giovane e bella delle quattro, ha un
marito ubriacone e due figli piccoli, Yoshie è vedova e vive con la figlia
adolescente e una suocera invalida e cattiva. Masako ha un marito che amava, ma
che con il tempo si è trasformato in un estraneo e Kuniko è strangolata dai
debiti contratti per comprare abiti costosi e un’auto straniera. In una soffocante
sera d’estate, il marito di Yayoi torna a casa e le confessa di aver perso
tutti i risparmi di famiglia al baccarat. La donna perde la testa e lo
strangola con la cintura dei pantaloni, poi chiama Masako e le chiede di aiutarla
a far sparire il cadavere. L’amica accetta e coinvolge anche Yoshie e Kuniko
promettendo loro del denaro. Da qui parte una serie di eventi che, nel bene o
nel male, cambia per sempre le loro vite.
Le quattro casalinghe di Tokyo non è un romanzo facile. Le uniche
frequentazioni letterarie che avevo sul Giappone mi derivavano da alcuni
romanzi di Banana Yoshimoto letti anni fa, che mi avevano lasciato dei vaghi
ricordi di tè, ciliegi in fiore e sentimenti delicati. Il romanzo della Kirino,
invece, potrebbe essere un film di Tarantino per le immagini crude e il sangue
che in alcuni punti schizza dappertutto. Ma non c’è solo la violenza: gli altri
protagonisti del libro sono la solitudine e il senso di oppressione di queste
donne che si sono ritrovate intrappolate in delle vite infelici, in cui ci sono
solo lavori da svolgere e incombenze da sbrigare. Nessun personaggio ha dei
legami significativi con i propri familiari, i vicini di casa sono presenze
pronte a sbirciare e a giudicare le vite degli altri, ognuno è solo. Le quattro
donne si ritrovano unite da un segreto gravoso e tutte cercano una via d’uscita
dalla propria esistenza, quell’out
del titolo originale che spesso sembra impossibile raggiungere. È un romanzo
avvincente, ma ho preferito leggerlo con lentezza per prendere un po’ le
distanze dalla sofferenza e dall’angoscia delle protagoniste. Quasi tutti i
rapporti umani sono superficiali, non c’è amore, non ci sono eroi, ognuno va
avanti come può e i soldi non bastano mai. A me è piaciuto perché mi ha aperto
una finestra su un mondo che non conoscevo, che forse è quello che i buoni
romanzi dovrebbero fare.