Titolo:
Ragazze mancine
Autrice:
Stefania Bertola
Casa editrice:
Einaudi
Pagine: 277
Prezzo: 12 euro
Ebook disponibile
Qualche mese fa avevo letto Romanzo rosa della Bertola e mi era piaciuto. Racconta le vicende di un piccolo gruppo di persone che frequentano un corso per imparare a scrivere, appunto, romanzi rosa. L’avevo trovato molto gradevole: divertente ma non fatuo, a tratti vagamente perfido ma mai cinico. Non un capolavoro imprescindibile, ma di certo un romanzo di intrattenimento ben scritto. Dunque, quando ho visto su uno scaffale della libreria Ragazze mancine, mi sono detta “Perché no?”. Non sono rimasta delusa, anzi, Ragazze mancine mi è piaciuto anche più di Romanzo rosa. Come in Romanzo rosa, lo sfondo è la città di Torino, dove la Bertola ha vissuto per diversi anni. Le ragazze del titolo sono Adele ed Eva, che si conoscono per caso e non potrebbero essere più diverse. All’inizio, Adele mi è stata un po’ antipatica: ama leggere, visitare musei e viaggiare - e fin qui, ha tutta la mia comprensione -, ma per potersi dedicare ai propri hobby ha sposato un uomo ricco che non amava ma che la manteneva. Se non altro, è molto onesta: dichiara con sincerità che il suo è stato un matrimonio di puro interesse. Purtroppo, un mattino si sveglia e scopre che il marito ha fatto fallire l’azienda ed è scappato all’estero con un’amante bielorussa, per giunta lasciando il cane della bielorussa suddetta proprio a Adele, che detesta i cani. Adele deve quindi lasciare la casa dove abitava, che è stata venduta ai vicini, e ricominciare una nuova vita. Poco dopo, incontra Eva, una ragazza madre squattrinata che fa mille lavoretti per mantenere la figlia e vive in una casa lasciatale provvisoriamente da una zia che ha deciso di farsi suora (ma, come precisa Eva, già una volta aveva vissuto per un po’ in un ashram e poi era tornata a casa, quindi anche ora potrebbe cambiare idea). Eva vive all’insegna della precarietà, ma ha senso pratico, prende le cose come vengono e non si lamenta. Offre ospitalità a Adele, che lì per lì rimane scandalizzata scoprendo che Eva fa la spesa al discount e non ha una connessione a internet, ma poi si adatta. Entrano poi in gioco gli altri personaggi: Clotilde Castelli, un’esperta di poetesse serbe molto facile all’ira, i suoi figli, l’avvocato Marta Biancone, divorzista inflessibile e terrore dei mariti che, incredibilmente, è sposata da tempo con un conte stupidissimo che la riempie di corna… Il romanzo è ricco di citazioni più o meno colte che rendono la lettura molto intrigante e fanno risuonare nel lettore echi di tutti i tipi. Apprezzo i personaggi della Bertola perché risultano molto realistici, mi verrebbe voglia di fare un giro con loro, fermarci in una delle tante pasticcerie di Torino e ascoltare il racconto dei loro problemi quotidiani.